Immigrazione, Greco: "La Calabria può essere scuola europea di solidarietà"

Il 23 settembre, in un Consiglio Europeo convocato in seduta straordinaria, si discuterà di rifugiati e politiche d’immigrazione. L’auspicio è che la questione venga affrontata senza il buonismo di chi intende accogliere senza alcun progetto di sviluppo, né la demagogia di chi, facendo leva sulla grave crisi sociale in atto, intende respingere”.  E’ quanto afferma il capogruppo di “Oliverio Presidente” Orlandino Greco per il quale “bisogna invertire la logica secondo cui gli immigrati sono numeri da sistemare o distribuire mentre c’è da costruire un progetto di sviluppo comune che coinvolga territori e comunità, immigrati e residenti, leggi e solidarietà. Agli immigrati che arrivano nelle nostre terre, in Italia, ma soprattutto in Calabria, non bisogna dare l’ospitalità dei campi chiusi da inferriate, ma campi da coltivare, luoghi da ricostruire e da abitare insieme secondo un modello di sviluppo comune. La Calabria è piena di territori abbandonati a causa di calamità naturali e sociali; bisogna allora occupare l’abbandono unendo solidarietà e sviluppo comune”.  Continua Greco: “Il presidente Oliverio ha già indicato la via da seguire, ci sono esempi in Calabria come Acquaformosa e Riace dove molto si sta facendo nelle dinamiche sociali della solidarietà. Ma in questione c’è soprattutto l’Europa che non può risolvere questioni di confine ‘pagando’ il doganiere. Quest’Europa è una unione senza comunità, senza partecipazione e corre come un treno veloce seguendo il tempo di un orologio senza lancette. E’ una corsa folle in quanto senza misura, senza attenzione ai territori e ai paesaggi, alle esperienze e alle condizioni di diseguaglianza. In questo quadro- rilancia Greco-, la Calabria non vuole essere terra d’asilo, ma d’ascolto. Vuole dire all’Europa che non c'è nulla di equo e solidale nella distribuzione di uomini, donne e bambini secondo una logica separatoria che risponde ad esigenze di contabilità applicate al sociale. La Calabria, quella proposta dal presidente Oliverio e dalla sua squadra di governo, può essere allora la scuola europea della solidarietà attraverso la partecipazione comune, senza buonismi né demagogia, così come Atene fu la culla della democrazia. Ma perché questo sia appena pensabile e perché ci sia un risoluzione senza quote di posti letto, occorre che l’Unione Europea sia una Comunità e non semplicemente un’unità geografica forzata”.

 

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