Sbarco migranti: fermati due scafisti

La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica, hanno posto in stato di fermo di indiziato di delitto due scafisti per le ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ed hanno eseguito un ordine di carcerazione nei confronti di un magrebino già sottrattosi in Italia a pena detentiva per furto e rapina. Ciò a seguito dello sbarco avvenuto, lo scorso 30 ottobre, presso il locale porto del pattugliatore norvegese "Siem Pilot" con a bordo 824 migranti provenienti dall'area sub-sahariana e mediorientale. I suddetti cittadini extracomunitari erano stati soccorsi a largo delle coste libiche nel corso di cinque distinte operazioni di salvataggio condotte da altrettante unità navali nazionali ed estere e successivamente trasferiti a bordo del citato pattugliatore norvegese, impegnato nel Mar Mediterraneo nell'ambito del dispositivo "Triton 2015", su cui è imbarcato anche un militare della Guardia di Finanza, in qualità di "liason officer Frontex" e con funzioni di collegamento. Successivamente alle operazioni di sbarco, personale della Squadra Mobile e del Nucleo PT - G.I.C.O. di Reggio Calabria, d’intesa con la competente Procura, ha avviato approfondite e serrate indagini finalizzate all’individuazione di eventuali soggetti responsabili del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. In particolare, le indagini hanno consentito di accertare che i due "scafisti" Ben Ali Ali, 22 anni, e Faye Ablaye, 37 anni, rispettivamente, di origine tunisina e senegalese, farebbero parte di un’organizzazione criminale - integrata da altri soggetti allo stato non identificati - operante sia in diversi Stati dell’Africa sub-sahariana (ove assume i contatti con i migranti interessati all’espatrio), sia in Libia (ove organizza i viaggi, attraverso il Mediterraneo, alla volta dei Paesi europei) che in Italia (punto di approdo o di ulteriore smistamento degli immigrati clandestini). Inoltre, i migranti sentiti in atti hanno riferito di avere corrisposto, per espatriare, all'organizzazione criminale fino a 9.000 dollari, ciascuno, e di avere affrontato il viaggio in condizioni di estremo pericolo per la propria vita e incolumità subendo un trattamento inumano e degradante. Infatti - durante la traversata a bordo di imbarcazioni di fortuna - gli immigrati sono stati stipati in luoghi angusti, hanno avuto a disposizione viveri assolutamente insufficienti e, in diversi casi, hanno riportato fratture e gravi infezioni subendo anche aborti. L’individuazione dei due "scafisti" è stata resa possibile sia attraverso il loro riconoscimento fotografico da parte degli altri soggetti imbarcati, sia in quanto sono stati rinvenuti in loro possesso telefoni cellulari che gli altri migranti - secondo le dichiarazioni raccolte - erano stati, invece, costretti a consegnare ai membri dell’organizzazione criminale prima della partenza. Alla luce di ciò, pertanto la Squadra Mobile di Reggio Calabria ed il Nucleo di Polizia Tributaria – G.I.C.O. di questo capoluogo hanno sottoposto d’iniziativa a fermo di indiziato di delitto, ex art, 384 c.p.p., i suddetti cittadini tunisini e senegalesi per il reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nel territorio dello Stato italiano, con le aggravanti di aver consentito l’ingresso di più di cinque persone; di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l’incolumità; di aver sottoposto le persone a trattamento inumano o degradante; di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto, anche indiretto. All’esito del giudizio, avvenuto nella giornata di ieri 2 novembre 2015, il G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria ha convalidato il fermo a carico dei soggetti fermati ed ha emesso nei loro confronti la misura della custodia cautelare in carcere. Inoltre, grazie a ulteriori controlli di polizia, è stato individuato - tra gli immigrati sbarcati dal natante norvegese - un soggetto di nazionalità tunisina, Khedhir Ismail, 35 anni, destinatario di un ordine di carcerazione a seguito di una sentenza di condanna definitiva, emessa dal Tribunale di Como, per furto e rapina. Nello specifico, il magrebino - privo di documenti - stava tentando di rientrare clandestinamente in Italia ove si era sottratto alla pena detentiva rendendosi sin da subito irreperibile. Pertanto, è stato eseguito nei suoi confronti il citato ordine di carcerazione a suo tempo emesso e rimasto inevaso.

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