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Tragedia in Calabria: casa va a fuoco, muore un pensionato

Tragedia a Motta Santa Lucia (Cz), dove un pensionato di 87 anni è morto in seguito all'incendio della sua abitazione.
 
Il corpo senza vita dell'anziano e stato rinvenuto in cucina.
 
A trovarlo sono stati i vigili del fuoco del distaccamento di Lamezia Terme, che hanno domato il rogo.
 
Allo stato non è ancora chiara l'origine dell'incendio, anche se la causa accidentale sembra essere quella più accreditata.
 
Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Stazione di Conflenti, il medico legale e la polizia locale.

Teatro, a Lamezia “Rune di sangue” della compagnia Torre del Drago

Decimo appuntamento con la V edizione del Gran premio del teatro amatoriale italiano che ha portato in scena, al Teatro comunale "Grandinetti" di Lamezia Terme la compagnia Torre del Drago, con lo spettacolo "Rune di sangue", scritto e diretto a Luigi Facchino.

Il Gran premio del teatro amatoriale italiano, organizzato dalla Federazione italiana teatro amatori (Fita) e ospitato per la prima volta in Calabria, è inserito nella rassegna teatrale "Vacantiandu 2019-2020".

"Rune di sangue" è un fantasy dalle tinte noir ispirato alla mitologia norrena, scritto da Luigi Facchino dopo un viaggio in Scozia.

Il décor firmato da Riccardo Mastrapasqua, essenziale ma evocativo, ricrea con pochi elementi scenici un suggestivo e misterioso ambiente naturale illuminato dalle sapienti luci di Vito Facchino e popolato da 18 interpreti.

In una atmosfera avvolta da ampi volumi di buio vive un mondo “fuori dal mondo” – il piccolo villaggio di Kabur - in cui l’umano e il soprannaturale si scontrano nella perenne lotta tra il bene e il male.

E il male è magistralmente rappresentato da Lugi Facchino nel ruolo del perfido Ozur, Dio del Caos che tiene prigionieri gli abitanti di Kabur strappando alle madri tutti i figli maschi appena nati per evitare che si avveri una profezia per lui funesta.

Facchino è un “cattivo” sublime in cui la suprema crudeltà si addiziona ad una dose di perfida ironia ma è anche il perno drammatico attorno a cui si sviluppa l’intera narrazione e lo specchio rivelatore delle identità di Nàdar e di Jordin.

Perché le “rune di sangue” impresse sui loro corpi sono in realtà simboli dei loro legami indissolubili. Nàdar, interpretato da un vibrante Francesco Latorre, è l’eroe positivo, colui che vuole sconfiggere quel male che lo ha generato. Ignaro però, egli crede di essere figlio degli alberi e della Madre Terra nel cui grembo cerca rifugio e conforto. È a Kabur “in cerca della verità” e, guidato da Shuìl, il vecchio saggio non vedente, di cui Marco de Letteriis ne offre un ritratto di grande sensibilità e verità scenica, riesce a liberare gli abitanti del villaggio dall’odioso Ozur il quale, trafitto dalle spade filiali, cede il campo e il comando terreno all’eroe da lui stesso profetizzato.

Così le lacrime di sangue delle madri deprivate dai loro figli si trasformano in lacrime di gioia.

Jordin, l’amazzone ribelle e coraggiosa, felicemente delineata da Annalisa Intrieri, è una figura di donna moderna e libera percorsa da una furia carsica che in realtà è dolore per l’amore perduto che ritroverà sotto altre spoglie.

Il regno della magia è abitato da figure fascinose: la sciamana Kajsa che sa decifrare le rune, interpretata da una brava Enrica Milella, le tre inquietanti Norne: Uldr (Francesca Cattedra), Verdandi (Rossella Viesti) e Skur (Gilda Pischetola) che, come le Parche della mitologia classica, tessono il destino degli uomini e l’Oracolo di Ozur di cui Teresa Clemente, fasciata in una tutina glitterata, offre una superba interpretazione diventando, alternativamente, ombra e specchio del crudele Dio. La limpida e rigorosa regia di Luigi Facchino ha saputo creare uno spettacolo corale e non convenzionale, sorretto da una buon impianto drammaturgico con inserti in gaelico scozzese, bei costumi di scena e trucco accuratissimo e un plauso va a tutti gli altri interpreti che hanno dato vita e credibilità scenica ai loro personaggi: Francesco De Pinto, Pierpaolo Scelsi, Antonio Passaro, Giuseppe Pasquale, Cristina Pepe, Antonella Maffei, Valeria Navarra, Elisabetta Sivo, Patrizia Guida.

Uno spettacolo insolito e coraggioso per una compagnia filodrammatica, che si discosta decisamente dal repertorio di routine a cui gli amatori generalmente attingono e che ha piacevolmente sorpreso il pubblico del Teatro "Grandinetti" per l’originalità del tema e della messinscena.

Presente in teatro anche il Consiglio della Fita con tutti i presidenti regionali della Federazione che hanno scelto la città di Lamezia Terme per la riunione del Consiglio direttivo in vista del congresso per il rinnovo delle cariche sociali e l’organizzazione di un nuovo evento nazionale denominato “I Cantieri del Teatro”.

La compagnia "Torre del Drago" con "Rune di sangue" rappresenta la Puglia, decima tra le 14 regioni italiane selezionate a partecipare alla 5° edizione del Gran premio del teatro amatoriale italiano.

Nata nel 2005 a Bitritto, in provincia di Bari, la compagnia "Torre del Drago" ha all’attivo molti allestimenti con i quali ha ricevuto premi e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.

Lo spettacolo è stato valutato da una giuria composta da sette giurati con competenze specifiche a diverso titolo nel settore i quali, nel Gran Galà finale del 29 marzo 2020, assegneranno 8 premi: Miglior spettacolo, Miglior attore/attrice protagonista, Miglior attore/attrice non protagonista, Miglior allestimento, Miglior testo e Miglior regia.

Al termine della rappresentazione, dopo il saluto del presidente del direttivo nazionale Fita Carmelo Pace, il consueto omaggio della tradizionale maschera, simbolo della rassegna "Vacantiandu", ideata dal graphic designer Alessandro Cavaliere e realizzata dal maestro Raffaele Fresca, che il direttore artistico Nico Morelli e il direttore amministrativo Walter Vasta hanno consegnato a Luigi Facchino.

Valle dell’Angitola, una nuova cartellonistica segnalerà gli itinerari turistici

La Consulta delle associazioni Valle dell’Angitola, la cui sede è a Monterosso Calabro, che vede raggruppati i sodalizi culturali di 9 comuni, comincia a portare a casa i primi risultati.

Dopo il convegno dello scorso mese di agosto sulle infrastrutture borboniche organizzato nel centro Angitolano, oggi un altro tassello sta per essere inserito al mosaico per la promozione del territorio.

Negli uffici del Parco regionale delle Serre, il presidente Antonio Parisi e il vice Bruno Congiustì hanno, infatti, presentato al commissario Pino Pellegrino un progetto per segnalare i monumenti e gli itinerari turistici attraverso una cartellonistica che riguarderà i 9 comuni che fanno parte del comprensorio.

Un’idea che il commissario del Parco delle Serre ha sposato fin da quando era stata proposta, in occasione del convegno di agosto.

Il Parco delle Serre si assumerà l’onere della stampa e della messa in opera di 5 cartelli madre che racconteranno la Valle dell’Angitola e suoi tesori e saranno posti in punti strategici, come le usciti autostradali e le vie di accesso alla valle.

Il pannello descrittivo sarà stampato sia italiano che in inglese, mentre alle varie diramazioni stradali saranno istallati i 9 itinerari turistici, di vario interesse.

Si partirà con l’itinerario naturalistico di Polia per visitare gli antichi mulini ad acqua e la felce preistorica Woodwardia radicans.

L’itinerario Bizantino – Medievale di Francavilla Angitola sarà da apripista per quello illuministico e archeologico di Filadelfia – Castelmonardo.

Lungo l’ex Ss110, già via Regia, si incontreranno gli itinerari: Borbonico, con il Santuario di Mater Domini e Il Balcone delle Calabrie di San Nicola da Crissa; il Faunistico - archeologico con l’oasi dell’Angitola; i ruderi di Rocca Angitola e la Piana degli Scrisi di Maierato; il polo museale di Monterosso Calabro; lo Storico – Artistico con Nicastrello e gli affreschi attribuiti a Renoir, a Capistrano; il Religioso – Paesaggistico di Vallelonga, con i quadri di Andrea Cefali e la Basilica Minore di Monserrato e quello Basiliano e la macchia Mediterranea del bosco Fellà di Filogaso.

Al termine dell’incontro il presidente della Consulta delle associazioni Valle dell’Angitola, Antonio Paris, ha dichiarato:"L’incontro con il Commissario Pino Pellegrino è stato molto produttivo quanto entusiasmante. Le nostre idee sono state ascoltate e spero che da oggi in poi si comincerà a pensare in maniera positiva in questo territorio. I panelli e le indicazioni faranno capire che anche nell’entroterra esistono dei beni culturali che vanno valorizzati. Insieme alle associazioni che hanno preso parte a questa sfida, stiamo stilando un programma che avrà molta visibilità anche all’estero sfruttando le nostre piattaforme. Ringrazio quanti hanno lavorato a questo progetto e ci hanno messo passione come il Commissario Pellegrino che fin da subito ha creduto nell’iniziativa".

Serra, Giovanni Floris e il suo L’invisibile all’Istituto “Einaudi”

Sarà Giovanni Floris, notissimo giornalista televisivo, attualmente impegnato su La7 nel talk show Di Martedì, a inaugurare con il romanzo L’invisibile (Rizzoli, 2019), venerdì 28 febbraio alle ore 8.30, presso l’Aula magna della scuola, gli incontri con gli autori organizzati dall’Istituto di Istruzione Superiore “L. Einaudi” di Serra San Bruno nell’ambito del progetto “Biblioteche scolastiche innovative”.

L’invisibile è un romanzo che trae ispirazione dall’incalzante contemporaneità, al confine tra giornalismo, politica e imprenditoria, in un mondo romano nel quale ciò che appare si rivela connotato dal carattere sfuggente dell’ambiguità e non semplice da comprendere nei suoi controversi risvolti. Non a caso la nota editoriale presenta il romanzo in questo modo: “Antonio e Fausto non potrebbero essere più diversi: il primo, cinquant’anni in jeans e T-shirt, vive di lavoretti in un appartamento in condivisione con tre ragazzi, sempre connesso, in attesa che il mondo riconosca il suo talento di giornalista; il secondo è un imprenditore di successo, molto riservato, con una famiglia perfetta, che dicono stia per candidarsi a sindaco della Capitale. Due rette parallele che non dovrebbero incontrarsi mai. Perciò, quando Antonio riconosce Fausto nella bottega di Oreste, un anonimo barbiere al Nomentano, si convince subito che questa ribellione alle leggi della geometria sociale nasconda qualcosa: che ci fa un uomo ricco e di potere come Fausto Maria Borghese in un posto come quello? E perché, poco dopo, Oreste sparisce nel nulla? Da quel momento, stanare Fausto diventa l’ossessione di Antonio e l’ordinata quotidianità dell’imprenditore comincia a deragliare. Ma cercare la verità di qualcun altro può essere un gioco pericoloso, se non si sono ancora fatti i conti con la propria”.

Floris, conosciutissimo come importante inviato in molti contesti internazionali e come conduttore di trasmissioni giornalistiche di grande successo, affianca, infatti, alla sua produzione saggistica diverse incursioni nella narrativa, dal primo romanzo Il confine di Bonetti sino a questo recentissimo L’invisibile, chiara espressione di una forte passione per la scrittura che si intreccia con l’altra passione per il giornalismo. Di queste “passioni” avranno modo di discutere con il giornalista le studentesse e gli studenti delle ultime classi degli indirizzi tecnici e liceali dell’Istituto “L. Einaudi” di Serra San Bruno.

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