Pretende denaro da un commerciante: catturato dalla Squadra Mobile

Agenti della Squadra Mobile hanno sottoposto a fermo un giovane di 26 anni su cui gravano le accuse di associazione per delinquere di stampo mafioso e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il provvedimento restrittivo è stato eseguito su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Sulla scorta di quanto ipotizzato dagli inquirenti, G.F. si sarebbe reso responsabile di aver intimato ad un commerciante lametino la consegna di soldi. L'esercizio commerciale della vittima si trova nel quartiere Capizzaglie, in cui è egemone il clan  Torcasio-Cerra-Gualtieri. La vicenda oggetto delle indagini è stata denunciata dallo stesso commerciante che ha subito diverse intimidazioni. Gli investigatori, inoltre, hanno utilizzato le riprese filmate ricavate dalle telecamere di sorveglianza che hanno permesso di individuare il presunto estorsore. 

 

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Un arresto per scippo

Stamattina è stata data esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 38enne ritenuto responsabile dello scippo commesso a fine febbraio ai danni di una cinquantenne cosentina, in pieno centro cittadino. L.G.. già sottoposto alla misura degli arresti domiciliari per analogo reato per il quale aveva proceduto la stessa Squadra Mobile, è stato associato presso la Casa Circondariale di Cosenza. L'attività investigativa condotta da personale della Squadra Mobile, immediatamente intervenuta sul luogo del delitto, ha consentito di raccogliere gli indizi nei confronti dell'uomo che aveva avuto anche una colluttazione con il marito della vittima, presente al momento dello scippo. 

Sbarco di 734 migranti ieri in Calabria: la Polizia cattura due sospetti scafisti

A conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica-Direzione Distrettuale Antimafia, nella tarda serata di mercoledì 30 marzo, la Squadra Mobile,collaborata dai militari della Guardia Costiera, ha sottoposto, d’iniziativa, a fermo di indiziato di delitto 2 cittadini extracomunitari di origine senegalese, gravemente indiziati di essere stati al comando di un natante di fortuna sul quale viaggiavano parte dei migranti sbarcati poi al porto di Reggio Calabria nella stessa giornata di ieri, dopo essere stati soccorsi in mare dalla nave "Diciotti" al largo delle coste libiche, in acque internazionali. Ai cittadini senegalesi fermati, Alioune Ndiyae, 22 anni e Moustapha Khouma, 19 anni, sono stati contestati i delitti di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, essendosi associati, secondo gli inquirenti, tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, al fine di commettere una serie indeterminata di delitti volti a procurare l’ingresso illegale nel territorio dello Stato Italiano, avvalendosi di mezzi di trasporto terreste e navale, con ripartizione di ruoli e compiti, allo scopo di: reclutare soggetti interessati ad entrare illegalmente, via mare, in Italia, dietro pagamento di somme di denaro (corrispettivo del prezzo del viaggio); organizzare ed eseguire, unitamente ad altri soggetti, in tutte le fasi, il successivo trasferimento verso l’Italia, attraverso una rete organizzativa costituita da uomini e mezzi di trasporto terrestri, per raggiungere le località di mare di partenza (nord-africane) e navali per effettuare la traversata del Mar Mediterraneo in direzione delle coste italiane; assumere - i soggetti stranieri sottoposti a fermo di indiziato di delitto - il ruolo di scafista e/o addetto al governo dell’imbarcazione utilizzata per il trasferimento in Italia degli immigrati clandestini. Ai due soggetti fermati, sono stati, altresì, contestati i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, perché, in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, avrebbero condotto dalle coste libiche verso il territorio dello Stato italiano un natante di fortuna, privo di bandiera, a bordo del quale viaggiavano parte dei 774 migranti giunti al porto di Reggio Calabria dopo essere stati tratti in salvo dalla nave della Guardia Costiera italiana "Diciotti", procurando in tal modo l’ingresso illegale di stranieri nel territorio dello Stato, privi di cittadinanza italiana e di titolo per risiedere permanentemente sul territorio nazionale. Con le aggravanti, per i soggetti accusati, di aver consentito l’ingresso in Italia di più di cinque persone; di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l’incolumità; di aver sottoposto le persone a trattamento inumano o degradante; di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto, anche indiretto. Nello specifico, dalla ricostruzione dei fatti operata dagli investigatori della Squadra Mobile è emerso che i migranti che erano a bordo del natante di fortuna condotto dai soggetti fermati, dopo aver pagato una somma di denaro in valuta libica agli organizzatori dei viaggi illegali verso le coste italiane, sono partiti da Sabratah, località sita sulla costa del Paese nord africano, nella notte tra il 28 ed il 29 marzo., viaggiando per diverse ore, sino alle prime luci del giorno, stipati su un natante di fortuna, senza alcuna dotazione di bordo per l’emergenza ed a tutela dell’incolumità personale. Agli stessi profughi, inoltre, durante tutta la navigazione e prima di essere soccorsi dall’unità navale della Guardia Costiera italiana, non è mai stato fornito cibo, né acqua, né altri generi di conforto. Proseguono, pertanto, le indagini per l’identificazione degli organizzatori, dei finanziatori e degli altri complici del traffico di esseri umani.

 

Tentata estorsione a commerciante: un arresto della Polizia

Nel pomeriggio la Squadra Mobile ha eseguito una misura cautelare in carcere emessa dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica della Direzione Distrettuale Antimafia Pierpaolo Bruni. L'arrestato, Candido Perri, 50 anni, considerato vicino alla cosca "Rango-Zingari", si sarebbe presentato, secondo la versione fornita dagli inquirenti, presso un esercizio commerciale di Cosenza richiedendo, con metodi mafiosi, il pagamento di una somma di 9000 euro. L'episodio, verificatosi alcuni mesi addietro, è stato ricostruito dalla Squadra Mobile che, al termine dell'indagine, ha identificato e denunciato Perri che attualmente si trova recluso presso la casa di reclusione di Cosenza. 

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Scoperta piantagione di canapa indiana in un appartamento estivo del Vibonese

La Squadra Mobile di Vibo Valentia ha svolto un servizio finalizzato alla repressione dei reati e del consumo di sostanze stupefacenti a Briatico in località Punta Safò, nei pressi del residence "Baia Safò", in quanto era stato accertato che all'interno di una delle abitazioni, normalmente utilizzate nel periodo estivo, era stato installato un impianto di luci ed irrigazione per la coltivazione "indoor" di cannabis indica. Il personale della Squadra Mobile, fatta irruzione all'interno dell'abitazione, ha rinvenuto 287 piante di cannabis alte circa 1,20 metri ed un sistema di luci collegato abusivamente alla rete elettrica, motivo per il quale è stato richiesto l'intervento di una squadra dell'Enel per procedere al distacco. L'irrigazione era stata concepita con un sistema a "trasudamento", mediante l'apposizione di stracci in prossimità delle fessure delle porte ed allagamento del pavimento dell'appartamento dal cui bagno erano stati asportati i sanitari per creare un sistema di scolo. Quanto rinvenuto è stato sottoposto a sequestro. In particolare, come disposto dal pubblico ministero di turno della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, la piantagione è stata distrutta sul posto, ad eccezione di un campione che è stato prelevato per le analisi di rito. L'appartamento, notevolmente danneggiato, su indicazione  del proprietario, abitante in un'altra località e risultato del tutto estraneo ai fatti, è stato affidato a persona di fiducia da lui stesso indicata. Sono in corso indagini della Squadra Mobile finalizzate all'individuazione dei responsabili dell'illecita coltivazione. 

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Condannato nel processo "Rinascita": arrestato dalla Squadra Mobile

Agenti della Squadra Mobile, eseguendo una disposizione firmata dalla Procura della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno tratto in arresto il quarantunenne Franco Bevilacqua, condannato, con sentenza passata in giudicato, a 6 anni di carcere. Una pena comminatagli in relazione al suo coinvolgimento nell'inchiesta ribattezzata "Rinascita", portata avanti nel 2010 dalla stessa Squadra Mobile del capoluogo. E' stato ritenuto responsabile di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Sulla scorta di quanto emerso nel corso delle indagini e del processo che ne è scaturito, avrebbe gestito lo smercio di droga nella zona della periferia meridionale di Catanzaro.  

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Si ustiona con un ordigno e lo trasportano all’ospedale, poi viene arrestato per droga

Personale della Squadra Mobile e della Squadra Volante ha tratto in arresto un 21enne, sottoposto agli obblighi della Sorveglianza speciale, domiciliato a Cosenza, poiché a seguito di perquisizione domiciliare sono stati rinvenuti e posti sotto sequestro: circa un chilogrammo di marjuana, una stecca di hashish, 4 dosi di cocaina, 15 grammi di mannite, un fucile doppietta calibro 12 marca Zoli, provento di furto, un bilancino di precisione, nonché oltre 1.500 euro, in contanti. Il soggetto, alle ore 16circa di ieri, si era ferito, a seguito dell’esplosione di un ordigno, nei pressi della propria abitazione, sita nel centro storico cittadino, ed era stato trasportato presso il locale Ospedale civile e ricoverato per gravi ustioni riportate su tutto il corpo. In considerazione dei precedenti specifici in materia di esplosivi dell’arrestato, il personale operante ha espletato d’iniziativa perquisizione presso il domicilio dell’arrestato, alla ricerca di armi ed esplosivi, che ha consentito il rinvenimento del suddetto materiale sequestrato.

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'Ndrangheta, estorsione ai danni di un noto imprenditore edile: arrestate tre persone

Tre persone sono state arrestate con l'accusa di estorsione aggravata dalle modalità mafiose e finalizzata all'agevolazione dei clan della 'ndrangheta di Archi, quartiere della periferia nord di Reggio Calabria. Vittima delle vessazioni sarebbe stato un famoso imprenditore della città dello Stretto. In manette. grazie agli agenti della Squadra Mobile, sono finiti il 25enne Fortunato Caracciolo, il 37enne Sebastiano Musarella,  ed il 35enne Domenico Neri. In tre circostanze avrebbero avvicinato il costruttore mentre si trovava nell'area dei lavori di un cantiere allestito per ristrutturare un edificio sul Corso Garibaldi acquistato durante un'asta giudiziaria.  La vicenda al centro dell'indagine si è snodata attraverso due intervalli temporali, fra 2 e 23 settembre, fra 16 e 20 ottobre. "Qui non si lavora più" ed "il titolare dovrebbe sapere a chi rivolgersi" furono le minacce rivolte nel primo episodio ai lavoratori presenti; "di’ al tuo principale di andare dove lui sa e mettersi in regola", gli avvertimenti ripetuti in un secondo caso. Musarella e Neri, infine, in una terza circostanza avrebbero intimato: "Digli a Ignazio Ferro (capocantiere) di andare a parlare ad Archi, perché se oggi stesso non va a parlare, da domani non lavora più nessuno qua, anzi anche voi operai non vi azzardate a presentarvi in cantiere". 

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