Processo "Black Money" contro la cosca Mancuso: 8 condanne, 10 assoluzioni

Sono stati complessivamente 41 anni e 7 mesi dai magistrati della Corte d'Appello di Catanzaro che hanno emesso il verdetto di condanna a carico di otto imputati al termine del processo che costituisce l'appendice giudiziaria dell'inchiesta ribattezzata "Black Money". Dieci le assoluzioni. Al centro del dibattimento le attività criminali del clan Mancuso, di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. Sono stati riconosciuti colpevoli Orazio Cicerone, Antonio Cuturello e Francesco Tavella; 8 anni e sei mesi è la pena comminata a Giovanni D'Aloi, mentre nei confronti dei fratelli Giuseppe e Fabio Costantino i giudici hanno deciso di infliggere rispettivamente 6 e 5 anni. Il Collegio Giudicante ha disposto l'assoluzione per Nunzio Manuel Callà, ritenuto dagli investigatori persona vicina al boss Pantaleone Mancuso, meglio noto come "Scarpuni", per l'imprenditore Domenico De Lorenzo, per Mario De Rito, per il commercialista di Catanzaro Giuseppe Ierace, per Antonio Maccarone, genero del "mammasantissima" deceduto Pantaleone Mancuso, soprannominato "Vetrinetta", per Giuseppe Raguseo, genero del boss Cosmo Mancuso. 

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'Ndrangheta: il presunto boss Giovanni Mancuso arrestato per evasione dai domiciliari

E' accusato di evasione dai domiciliari il settantaquattrenne Giovanni Mancuso, tratto in arresto oggi dai Carabinieri. Considerato personaggio di spicco dell'omonima cosca di Limbadi, era sottoposto al regime della detenzione domiciliare per il reato d associazione mafiosa addebitatogli nell'ambito dell'inchiesta "Black Monkey". Secondo sostenuto dai militari dell'Arma, si è allontanato da casa per andare Vibo Valentia. Quando gli uomini in divisa lo hanno visto, ha detto loro di aver lasciato il proprio domicilio per essere presente ad un'udienza processuale. Una risposta che non corrispondeva a verità in quanto il prossimo appuntamento in aula presso il Tribunale vibonese è fissato per lunedì. E' stato così ristretto di nuovo ai domiciliari.  Col fratello Antonio, secondo la tesi degli inquirenti che lo hanno coinvolto nel processo "Black money" ha gestito un "organismo centrale gerarchicamente sovraordinato rispetto a più rami operativi autonomi" del potente clan di Limbadi, assumendo i due Mancuso le qualità di "organizzatori, capi e promotori dell'intera organizzazione criminale".

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