Regione Calabria, misure cautelari per sette dipendenti accusati di truffa aggravata

I finanzieri del Comando provinciale di Cosenza, nell’ambito delle indagini condotte dalla locale Procura della Repubblica, hanno notificato 7 misure cautelari personali nei confronti di altrettanti dipendenti della Regione Calabria, indagati per truffa aggravata ai danni di ente pubblico.

In particolare, i militari del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, attraverso una minuziosa attività di appostamento, osservazione e controllo del personale dipendente della Regione Calabria impiegato alla sede di Cosenza, hanno accertato le condotte illecite di alcuni dipendenti pubblici consistenti sia nel far attestare falsamente la propria presenza in servizio, sia nell’allontanarsi dal posto di lavoro senza autorizzazione.

L’attività investigativa, condotta anche attraverso l’installazione di microtelecamere opportunamente occultate poste a presidio degli ingressi della struttura e del locale adibito a timbratura dei “badge” nonché pedinamenti ed osservazioni occulte, ha consentito di rilevare gli effettivi comportamenti dei dipendenti infedeli che, o omettendo la timbratura o cedendo il proprio “badge” ad altri colleghi riuscivano a risultare presenti al posto di lavoro mentre in realtà si allontanavano illegittimamente.

Gli impiegati, attraverso ingressi tardivi ed arbitrari allontanamenti a piedi od in auto, si assentavano durante l’orario di lavoro, senza autorizzazione, per dedicarsi ad attività di carattere privato quali soste prolungate al bar o a casa, oppure per fare acquisti presso vari esercizi commerciali.

Le condotte illecite accertate dai finanzieri, oltre al danno economico cagionato, rappresentano un grave nocumento all’efficienza del servizio offerto all’utenza nonché al buon andamento della pubblica amministrazione, compromettendo il legittimo affidamento e la fiducia che la collettività ripone in chi svolge funzione pubbliche.

Per i sette dipendenti indagati, il giudice per le Indagini preliminari di Cosenza ha disposto l’applicazione della misura dell’obbligo di presentazione presso le forze di polizia.

 

 

 

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Il Governo non li stabilizza, i lavoratori Lsu-Lpu scendono in piazza

Riceviamo e pubblichiamo

"Niente risposte dalla politica nazionale per la stabilizzazione in merito ai lavoratori Lsu-Lpu, non resta che la lotta in piazza. Infatti i lavoratori LSU LPU il 30 Novembre alle ore 10 presidieranno il Consiglio Regionale per sollecitare il governo centrale al fine di evitare questa questua annuale per mantenere sia vivi i servizi di tutti i comuni calabresi e sia per discutere e superare i vincoli imposti dal decreto Madia, per chiedere alla politica regionale e nazionale un intervento da parte del Governo Nazionale per l’inserimento delle deroghe necessarie alla definitiva stabilizzazione di tutti i lavoratori ex Lsu/Lpu della Calabria così come previsto per i contratti a tempo determinato.

I lavoratori sono invitati a partecipare per chiedere definitivamente la stabilizzazione di tutti gli Lsu-Lpu, quale risorsa preziosa, che con le loro prestazioni sono il caposaldo dei  servizi alla cittadinanza nei vari comuni e ed enti calabresi.

Non possiamo più attendere anno per anno la scadenza del 31 dicembre per sapere dove e quando lavorare!  a macchina ammnistrativa dei comuni ormai si regge solo sugli ex lavoratori Lsu-Lpu, per questo il 30 novembre chiederemo la stabilizzazione in modo definitivo".

Antonio Jiritano - Confederazione Regionale USB

 

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Riunione sulla sanità calabrese, Tassone: "Importante la partecipazione dei sindaci della provincia di Vibo"

È in programma per domani, 29 novembre, alle 10.30, nella sala verde della Cittadella regionale, a Catanzaro, un incontro con il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, durante il quale verrà fatto il punto sulle problematiche che attanagliano la sanità calabrese e, di conseguenza, anche quelle della provincia di Vibo Valentia.

Vista l’importanza dell’appuntamento, il primo cittadino di Serra San Bruno Luigi Tassone, in qualità di presidente del Comitato di rappresentanza dei sindaci dell’Asp di Vibo Valentia,  ha invitato i rappresentanti delle amministrazioni locali ad essere presenti all'incontro di domani, considerato «molto importante» dallo stesso Tassone, viste le «gravi criticità in cui versa la sanità calabrese e, in particolar modo, quella del Vibonese. È fondamentale il dialogo e il confronto tra l’amministrazione regionale e gli enti locali, per cercare di capire quale strada intraprendere in modo da uscire definitivamente da quella che costituisce una vera e propria emergenza sanitaria. Pertanto – conclude Tassone – invito i colleghi sindaci della provincia di Vibo a partecipare a questo significato momento di consultazione istituzionale».

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Consorzi di bonifica, Ferrara (M5S): "I calabresi continueranno a pagare tributi ingiusti"          

"Le dichiarazioni apparse sulla stampa del Consigliere regionale Giuseppe Neri con cui si afferma l’eliminazione delle tasse ingiuste dei Consorzi di bonifica sono sconcertanti e distorsive della realtà dei fatti. A maggio 2017 – dichiara Laura Ferrara, Deputata europea del M5S – con la contestuale modifica della L.R. n. 11/2003 e l’approvazione dei piani di classifica, il Consiglio regionale ha consentito ai Consorzi di continuare a mettere le mani in tasca a quelle migliaia di cittadini calabresi che, a causa di tributi consortili ingiusti, ricevono cartelle di pagamento, fermi amministrativi e presentano ricorsi alle Commissioni tributarie. Questi cittadini  riceveranno ancora analoghi tributi  per il solo fatto che i loro terreni ricadono in un comprensorio consortile, a prescindere da specifici e diretti vantaggi o benefici  derivanti da opere ed attività di bonifica”.  

Per correggere il sistema di imposizione  ei Consorzi erano state presentate due proposte di legge di iniziativa popolare, una delle  quali sostenuta da 8000 firme. Le proposte di iniziativa popolare sono state sostituite, nonostante la ferma opposizione dei Comitati civici promotori, da un testo normativo di Mauro D’Acri, diventato L.R. n. 13/2017, approvato contestualmente ai piani di classifica nel mese di maggio 2017.

“Ciò che con la proposta di legge di Mauro D'Acri – continua Laura Ferrara – è stato eliminato o modificato nella L.R. 11/2003, compresi i riferimenti ai benefici indiretti, potenziali e alla lett. a), art. 23 della L.R. 11/2003, con cui sono stati motivati per anni avvisi di pagamento illegittimi, continua a rimanere in vita nei piani di classifica del 2014, approvati contestualmente alla predetta proposta di legge regionale. I piani, oltre a risultare in molte parti un copia e incolla di piani di altre regioni, nei paragrafi 8.2 e 8.3 prevedono sia un beneficio generale, consistente “nella presenza del Consorzio”,  sia i medesimi criteri di imposizione che erano presenti nel vecchio testo dell’art. 23, L.R. 11/2003. L’operazione del Consiglio regionale è servita solo a dare una parvenza di legalità e di  cambiamento all'imposizione dei tributi consortili, in modo da permettere ai consorzi di battere cassa indistintamente su tutti i consorziati e contrastare l’accoglimento dei ricorsi. Un’autentica presa in giro nei confronti dei cittadini. La cosa più giusta da fare sarebbe stata quella di modificare prima la L.R. 11/2003 e successivamente riscrivere i piani di classifica del 2014 per adeguarli alle modifiche, individuando le aree che non traggono uno specifico e diretto beneficio dalla bonifica per escluderle dalla contribuenza. Abbiamo chiesto da mesi –conclude Laura Ferrara - l’istituzione di un tavolo tecnico  per discutere di questa e di altre proposte ma non abbiamo ancora ricevuto risposta”

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La depurazione calabrese al vaglio della Commissione europea

«È ufficiale: la Commissione per le Petizioni ha ritenuto ricevibile la petizione diretta a sollecitare urgenti misure per eliminare le problematiche che riguardano il sistema depurativo in Calabria, al fine di garantire che le acque reflue urbane siano raccolte e sottoposte a trattamento appropriato in conformità alla Direttiva 91/271/CEE».

È quanto annuncia in una nota Laura Ferrara, eurodeputata del MoVimento 5 Stelle che da tempo denuncia la cattiva gestione del comparto depurativo calabrese e l’immobilismo dannoso e costoso dell’attuale governo regionale in materia.

Tra le iniziative sulla questione depurazione promosse dall' europarlamentare calabrese, il progetto di analisi Punto Zero, le interrogazioni parlamentari sulla gestione dei fondi presentate alla commissione europea, il costante monitoraggio sull’uso dei fondi europei destinati al comparto depurativo, il decalogo della buona depurazione e la proposta di istituire un tavolo tecnico interistituzionale.

«La stessa petizione rientra in una serie di azioni portate avanti in questi anni per denunciare, fare chiarezza e presentare proposte per avere un sistema di depurazione efficiente. La Calabria – continua la pentastellata - è la seconda regione per numero di agglomerati non in regola con le direttive europee. L'Unione europea – specifica la Ferrara - ha competenze concorrenti in materia ambientale. Inoltre coerentemente al “principio di precauzione e dell’azione preventiva” (art.191 TFUE) può attivarsi direttamente per la tutela della salute fino a promuovere misure destinate a risolvere i problemi ambientali. Nella lettera inviatami dalla Commissione si rende noto, inoltre, che le criticità del sistema depurativo calabrese saranno sottoposte anche alla Commissione Ambiente ed alla Commissione europea che sta già procedendo all’analisi della petizione. Questo è solo l’inizio di un iter che permetterà, finalmente, di avere risposte certe e si spera anche risolutive rispetto al problema della depurazione nella nostra regione. Una volta caricata la petizione sul portale, sarà possibile aderire on line, avviando così un’azione collettiva che dimostrerà alla decadente classe dirigente calabrese che dal basso, con la forza dei cittadini le cose possono cambiare. Quando verrà calendarizzata la discussione, illustrerò in maniera dettagliata alle Commissioni coinvolte le criticità che hanno contribuito al coinvolgimento di centinaia di Comuni calabresi in due procedure d'infrazione europea. Denuncerò la “politica delle soluzioni tampone”, la poca trasparenza nella spesa dei fondi europei nel settore depurativo, le numerose inchieste giudiziarie che in questi anni hanno portato alla luce cosa si cela dietro le inefficienze del sistema, le cui conseguenze ricadono in maniera diretta sulla salute dei cittadini».

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Rsa, Wanda Ferro (Gruppo misto): "Aprire tavolo tecnico-istituzionale per salvaguardare un servizio di fondamentale"

Riceviamo e pubblichiamo

"Anziché annunciare improbabili incatenamenti per ottenere la nomina a Commissario alla Sanità, il governatore Oliverio si preoccupi innanzitutto di fare bene ciò che è di sua competenza in un settore importante e delicato quale quello dell’assistenza socio-sanitaria. Ha assunto ormai contorni grotteschi la vicenda dei pagamenti della quota sociale delle rette da versare alle Rsa, dopo la nota sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito che tale quota deve essere a carico delle Aziende Sanitarie. Un “falso problema”, come lo hanno definito le associazioni rappresentative delle strutture, poiché è evidente che la spesa continua a gravare sulla Regione, che deve trasferire le risorse necessarie alle aziende sanitarie. Senonché si è venuto a creare, con consueta indisponibilità all’ascolto da parte del governatore Oliverio, un cortocircuito tale per cui la Regione ha messo in moto l’avvocatura per avere restituite dagli erogatori le somme versate, mentre d’altro canto non consente alle Asp di accettare le fatture da parte degli stessi erogatori. Insomma la Regione vuole indietro i soldi versati per i servizi forniti, ma non mette in condizioni le Rsa di riottenere quanto dovuto da parte delle Aziende Sanitarie. Basterebbe soltanto sedersi attorno ad un tavolo per trovare una soluzione condivisa al problema, ma la Regione si ostina in un atteggiamento di chiusura incomprensibile, che rischia di portare al collasso tante strutture che offrono servizi di eccellenza in un settore ad alto valore sociale quale quello dell’assistenza agli anziani. Le Rsa infatti non sono in grado di restituire le somme che hanno incassato, perché quei soldi sono serviti per pagare i servizi e i costi del personale.  E in ogni caso sono somme che dovrebbero riavere indietro sempre dalla Regione attraverso le Asp. Le Rsa, che tra l’altro non ricevono il pagamento della quota sociale da 13 mesi, sono quindi costrette a rivolgersi agli istituti di credito, accollandosi inutilmente interessi e spese di cui, alla fine, chiederanno inevitabilmente il conto alla Regione. A pagare tanta inefficienza e incapacità di confronto saranno sempre i cittadini, sia per l'inutile spreco di risorse pubbliche che per il rischio di vedere compromessa la qualità dei servizi. Non si comprende perché la Regione continui a penalizzare l’assistenza territoriale, e in particolare quelle strutture che offrono una buona assistenza ad anziani e disabili, anche nei paesi dell’entroterra, spesso rappresentando una concreta alternativa ai ricoveri ospedalieri. Spero che non si tratti di questioni meramente contabili, volte ad escludere quei costi dal calderone della spesa sanitaria per migliorare le performance, e che si tenga in dovuto conto il rischio che le Rsa finiscano per gettare la spugna, cedendo magari le attività a realtà imprenditoriali con le spalle più larghe, come quelle del Nord che sembra abbiano già manifestato interesse ad impegnarsi nel campo dell’assistenza socio-sanitaria in Calabria. Poi c’è la questione dell’applicazione del Decreto commissariale 118, che ha ridotto le rette per le Rsa, e che se non sarà seguito dall’attivazione degli ulteriori servizi previsti, come l’assistenza domiciliare, rischia di far perdere centinaia di posti di lavoro a professionisti bravi e qualificati. La Regione, anche attraverso le Aziende Sanitarie, non può applicare le norme soltanto quando e nelle parti che fanno comodo. Spero che possa aprirsi a breve un tavolo tecnico-istituzionale con tutte le parti coinvolte per salvaguardare un servizio di fondamentale importanza per i calabresi". 

Wanda Ferro, Consigliere regionale della Calabria (Gruppo misto)

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Tirocini bando scuola, Laura Ferrara (M5S): “Ritardi inaccettabili ed inspiegabili”

«Il pesante ritardo con cui procede il bando riservato a 600 disoccupati calabresi per l’attivazione di tirocini formativi nelle scuole della Regione è assurdo ed inaccettabile».

Così Laura Ferrara, parlamentare europea del MoVimento 5 stelle, commenta la kafkiana vicenda che coinvolge 600 disoccupati calabresi che da quasi un anno e mezzo sono in attesa di dare inizio al loro percorso “formativo”. Un iter avviato i primi di settembre del 2016 con l’emanazione da parte della Regione Calabria di uno specifico bando del quale però poi si è persa ogni traccia.

«Non è la prima volta che la Regione Calabria ci regala performances di questo tipo, dal bando per giovani imprenditori mai realizzato alle lungaggini burocratiche per alcune misure per asili nido, sono decine gli esempi di bandi ed avvisi pubblici che regolarmente si caratterizzano per le più disparate criticità. La Regione Calabria – continua la Ferrara - negli anni sta abituando i suoi cittadini ad una sorta di “regolare inefficienza”, trend che va interrotto immediatamente.È assolutamente impensabile che l’iter per l’avvio dei tirocini nelle scuole rischi di diventare due o tre volte più lungo della durata stessa del tirocinio che è quella di 10 mesi con una retribuzione paria 500/600 euro lordi per mensilità. Un bando bloccato, non si sa su quale scrivania della Cittadella regionale, del quale l'assessore Roccisano nello scorso anno faceva grande pubblicità e che, ad oggi, continua a tenere sospesi centinaia di cittadini che aspettano ancora risposte e date certe.

La Regione Calabria, quindi, diventi efficiente adempiendo ai suoi obblighi di servizio pubblico e dando risposte chiare ai 600 disoccupati ed alle loro famiglie che da oltre un anno permangono in una sorta di limbo rimbalzati di mese in mese dagli uffici regionali calabresi senza alcuna motivazione. Il Presidente Oliverio – conclude l’europarlamentare calabrese- metta da parte gli slogan e le conferenze autoreferenziali e si metta a lavoro per risolvere i problemi della gente, dando, quindi, immediata attuazione a tali percorsi formativi/lavorativi che, per quanto si configurino come misure minime di politica occupazionale, costituiscono comunque un piccolo sostegno al reddito delle famiglie ed un'opportunità di crescita professionale».

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Ferro (Gruppo misto): "Il bando per l'autoimpiego agevola solo i progetti nati per intercettare il finanziamento pubblico"

“Se un giovane in Calabria vuole far partire la propria idea imprenditoriale con le proprie forze, senza attendere i tempi biblici della burocrazia regionale,  deve rinunciare alle agevolazioni previste proprio per favorire l’auto-impiego e l’auto-imprenditorialità. Ciò a causa della assurda previsione del bando regionale che ha come obiettivo l’inserimento lavorativo dei disoccupati di lunga durata e dei soggetti con maggiore difficoltà di inserimento lavorativo, delle persone a rischio di disoccupazione di lunga durata e per sostenere l’imprenditoria femminile. Il bando infatti prevede che le spese ammissibili ‘devono essere sostenute e pagate successivamente alla data di ammissione alle agevolazioni’. Ciò significa che un giovane che vuole far partire un’impresa perché ritiene che questa possa avere successo, realizzando una concreta opportunità di sostegno economico, deve scegliere se aspettare per mesi e mesi la risposta della Regione, oppure avviare l’attività rinunciando alle agevolazioni, che consistono in particolare nel finanziamento a fondo perduto del 75 per cento delle spese sostenute. Una previsione così formulata finisce per assegnare le risorse a quei progetti nati con il solo obiettivo di intercettare il finanziamento pubblico, anziché agevolare le iniziative di qualità che hanno maggiore capacità di affrontare il mercato. Inutile dire quanto il sentimento di sfiducia si vada diffondendo tra i tanti giovani e i soggetti svantaggiati che si erano illusi di poter contare su un aiuto pubblico per creare il proprio lavoro realizzando una piccola attività imprenditoriale”.

E' quanto scrive in una nota il consigliere regionale Wanda Ferro (Gruppo misto)

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