Tirocini bando scuola, Laura Ferrara (M5S): “Ritardi inaccettabili ed inspiegabili”

«Il pesante ritardo con cui procede il bando riservato a 600 disoccupati calabresi per l’attivazione di tirocini formativi nelle scuole della Regione è assurdo ed inaccettabile».

Così Laura Ferrara, parlamentare europea del MoVimento 5 stelle, commenta la kafkiana vicenda che coinvolge 600 disoccupati calabresi che da quasi un anno e mezzo sono in attesa di dare inizio al loro percorso “formativo”. Un iter avviato i primi di settembre del 2016 con l’emanazione da parte della Regione Calabria di uno specifico bando del quale però poi si è persa ogni traccia.

«Non è la prima volta che la Regione Calabria ci regala performances di questo tipo, dal bando per giovani imprenditori mai realizzato alle lungaggini burocratiche per alcune misure per asili nido, sono decine gli esempi di bandi ed avvisi pubblici che regolarmente si caratterizzano per le più disparate criticità. La Regione Calabria – continua la Ferrara - negli anni sta abituando i suoi cittadini ad una sorta di “regolare inefficienza”, trend che va interrotto immediatamente.È assolutamente impensabile che l’iter per l’avvio dei tirocini nelle scuole rischi di diventare due o tre volte più lungo della durata stessa del tirocinio che è quella di 10 mesi con una retribuzione paria 500/600 euro lordi per mensilità. Un bando bloccato, non si sa su quale scrivania della Cittadella regionale, del quale l'assessore Roccisano nello scorso anno faceva grande pubblicità e che, ad oggi, continua a tenere sospesi centinaia di cittadini che aspettano ancora risposte e date certe.

La Regione Calabria, quindi, diventi efficiente adempiendo ai suoi obblighi di servizio pubblico e dando risposte chiare ai 600 disoccupati ed alle loro famiglie che da oltre un anno permangono in una sorta di limbo rimbalzati di mese in mese dagli uffici regionali calabresi senza alcuna motivazione. Il Presidente Oliverio – conclude l’europarlamentare calabrese- metta da parte gli slogan e le conferenze autoreferenziali e si metta a lavoro per risolvere i problemi della gente, dando, quindi, immediata attuazione a tali percorsi formativi/lavorativi che, per quanto si configurino come misure minime di politica occupazionale, costituiscono comunque un piccolo sostegno al reddito delle famiglie ed un'opportunità di crescita professionale».

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