'Ndrangheta. Sequestrati beni per un milione di euro a due presunti affiliati

La Guardia di Finanza sta eseguendo una misura di prevenzione disposta dal Tribunale su richiesta del Procuratore Capo della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro nei confronti di un esponente di spicco di un clan di Cosenza e di un consociato. Il provvedimento (previsto dal Codice Antimafia, ex D. Lgs. 159/2011) è finalizzato al sequestro per la successiva confisca, di immobili, quote sociali, una società ed un’autovettura per un controvalore pari a circa un milione di euro. Maggiori particolari dell’attività saranno divulgati al termine delle operazioni di servizio.

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Operazione "Santa Fè": sequestrati beni per 2,5 milioni di euro

Su proposta della Procura della Repubblica, sezione misure di prevenzione, il Tribunale di Reggio Calabria ha emesso cinque provvedimenti di sequestro eseguiti da parte del Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro e dallo Scico della Guardia di Finanza di Roma. Destinatari della misura patrimoniale sono cinque trafficanti internazionali della Locride che lo scorso giugno erano stati tratti in arresto nell’ambito della maxi operazione antidroga denominata "Santa Fè". Condotta dalla sezione G.o.a. del Gico di Catanzaro e dallo Scico di Roma in sinergia con la Dea americana e con la Guardia Civil spagnola, aveva consentito di sgominare un’organizzazione internazionale di narcotrafficanti e di sequestrare oltre quattro tonnellate di cocaina purissima. In particolare, il filone italiano dell’inchiesta, diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, aveva evidenziato contatti, alleanze e collaborazioni tra gruppi criminali della Locride e quelli dell’area tirrenica. Le indagini condotte dagli investigatori del Gico di Catanzaro e dello Scico di Roma, prodromiche all’emanazione dei provvedimenti di sequestro, hanno consentito di ricostruire in capo agli indagati un notevole complesso patrimoniale, costituito da immobili, autovetture e aziende, detenute sia direttamente che attraverso prestanome, il cui valore è risultato, secondo la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria sproporzionato rispetto alle capacità economico-reddituali dei rispettivi titolari. I beni complessivamente sequestrati comprendono 4 aziende, di cui una ad Ardea in provincia di Latina, 6 autovetture, quote societarie, un terreno, 12 fabbricati, di cui una villa sita nella zona Infernetto di Roma, 21 rapporti bancari, il tutto per un valore di oltre 2,5 milioni di euro.

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Sequestrati beni a presunto boss della 'ndrangheta

Un patrimonio,  il cui valore complessivo ammonta ad una somma pari a 200 mila euro, è stato posto sotto sequestro dai  Carabinieri. Destinatario del provvedimento firmato dai magistrati della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale il 66enne Giuseppe Varacalli, di Ardore. Ritenuto affiliato alla 'ndrangheta, gli è stata inflitta una condanna in primo grado a 14 anni di carcere. La misura giudiziaria è stata adottata, nell'ambito dell'inchiesta ribattezzata "Saggezza" su istanza formulata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Nel corso dell'attività investigativa gli inquirenti avrebbero verificato una sproporzione fra le cifre contenute nelle dichiarazioni dei redditi presentate da Varacalli e dalla sua famiglia e le spese che erano soliti sostenere. Sequestrati,  automobili, buoni fruttiferi, conti correnti, dossier titoli, libretti di deposito, polizze di investimento.  E' stato giudicato appartenente al clan Corona di cui sarebbe "Consigliere della Corona", nonché vertice apicale della "locale" di Ardore.

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'Ndrangheta. Sequestrati beni per 5 milioni di euro ad imprenditore e alla sua famiglia

Nella mattinata odierna i Carabinieri, in esecuzione di provvedimento emesso dalla I Sezione della Corte di Appello, su proposta avanzata dalla locale Procura Generale, hanno proceduto al sequestro beni ai fini della confisca, per un valore stimato di circa 5.000.000 di euro riconducibili al patrimonio di Giovanni Franco, 69enne di Reggio Calabria, e del nucleo familiare, tra cui il figlio 37enne Paolo, in atto entrambi detenuti e ritenuti appartenenti alla "locale di ‘ndrangheta" operante nella frazione Pellaro di Reggio Calabria. Entrambi tratti in arresto il 16 gennaio 2007 per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti nell’ambito dell’operazione cosiddetta "Chalonero", Giovanni Franco, con sentenza di condanna definitiva emessa dalla Corte di Appello di Reggio Calabria nel maggio 2010 divenuta irrevocabile il 16 febbraio 2012, è stato condannato alla pena di 11 anni e 4 mesi di reclusione per il reato associativo di cui all’art. 74 l del D.P.R. 309/90; Paolo Franco è stato invece sottoposto, il 25 gennaio scorso  nell’ambito dell’operazione denominata "Antibes", a fermo di indiziato del delitto di associazione di tipo mafioso, con contestazione della gestione di pregresso stato di latitanza del padre Giovanni. L’odierno provvedimento, scaturito dalle risultanze investigative patrimoniali del Reparto Operativo dei Carabinieri reggini, che hanno consentito di accertare illecite accumulazioni patrimoniali, riguarda beni consistenti in: quote della società "Lido Sogno – s.a.s. di Paolo Franco" (bar, ristorante, pizzeria) con sede a Motta San Giovanni, frazione Lazzaro, via Vecchia Provinciale n.88; quote della società "Fratelli Franco Group – società cooperativa agricola" (colture miste viticole, olivicole e frutticole) con sede a Reggio Calabria frazione Pellaro, via torrente Perara n.2; l'impresa individuale "Franco Demetrio" (bar) con sede a Reggio Calabria, frazione Pellaro, Strada Statale 106; prodotti finanziari riconducibili ai patrimoni aziendali.

 

'Ndrangheta. Sequestrati beni per 27 milioni di euro a 5 presunti affiliati

Gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica, hanno eseguito un provvedimento di sequestro nonché di confisca, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, che ha riguardato un ingente patrimonio riconducibile a 5 soggetti appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta Fontana di Reggio Calabria. Trattasi, in particolare, dell’imprenditore reggino capo dell’omonima cosca e dei suoi 4 figli, tutti attualmente reclusi per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso e trasferimento fraudolento di valori aggravato dalle finalità mafiose. A seguito di una mirata attività di indagine e di analisi economico-finanziarie, gli uomini della Guardia di Finanza hanno accertato, a ,loro parere, una palese sproporzione tra l’ingente patrimonio individuato e i redditi dichiarati dal soggetto investigato, tale da non giustificarne la legittima provenienza. Complessivamente sono stati sequestrati e confiscati 5 imprese, 14 fabbricati,  20 terreni, 43 automezzi e diversi rapporti finanziari, il tutto per un valore stimato pari a circa 27 milioni di euro. Irrogata anche la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale nei confronti dei citati soggetti.

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Sequestrati beni per un milione di euro ad un trafficante internazionale calabrese

Beni per un valore di oltre un milione di euro sono stati sequestrati dal Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro e dallo Scico della Guardia di Finanza di Roma, in esecuzione di un provvedimento richiesto dalla Dda di Reggio Calabria e disposto dal Gip reggino. Destinatario della misura patrimoniale è un trafficante internazionale della Locride che lo scorso giugno era stato tratto in arresto, unitamente ad altre 33 persone, nell’ambito della maxi operazione antidroga denominata Santa Fè. L’operazione Santa Fè, condotta dalla sezione Goa del Gico di Catanzaro e dallo Scico di Roma in sinergia con la Dea americana e con la Guardia Civil spagnola, aveva consentito di sgominare un’organizzazione internazionale di narcotrafficanti e di sequestrare oltre 4 tonnellate di cocaina purissima. In particolare, il filone italiano dell’inchiesta, diretta dalla Dda di Reggio Calabria, aveva evidenziato contatti, alleanze e collaborazioni tra gruppi criminali della Locride e quelli dell’area tirrenica. Le indagini condotte dagli investigatori del Gico e dello Scico, prodromiche all’emanazione del provvedimento di sequestro, hanno consentito di ricostruire in capo all’indagato un notevole complesso patrimoniale, costituito da immobili, autovetture e aziende, detenute sia direttamente che attraverso prestanome, il cui valore è risultato sproporzionato rispetto alle capacità economico-reddituali dei rispettivi titolari. I beni complessivamente sequestrati comprendono 9 fabbricati e 5 terreni ubicati in Gioiosa Jonica, 3 autovetture e un’azienda agricola di Gioiosa Jonica, il tutto per un valore di oltre un milione di euro.

Finanziamenti agricoltura: due indagati per truffa

I Carabinieri del Nucleo Antifrode, a conclusione dell’attività investigativa sugli illeciti percepimenti di erogazioni comunitarie, in esecuzione all’ordine emesso dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Palmi, in provincia di Reggio Calabria, hanno sottoposto a sequestro preventivo conti correnti, depositi, titoli, beni immobili ubicati Polistena e Cinquefrondi, per un valore complessivo di circa 265.000 euro, nonché 12 titoli Ag.e.a del valore di circa 23.000 euro, in capo agli indagati C.L., 77enne di Polistena, e P.R., 54enne di Cinquefrondi, responsabili, in concorso tra loro, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, poiché responsabili di aver presentato nel quadriennio 1999/2002, ad Ag.e.a. (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), domande uniche di pagamento su superfici in realtà condotte da un'altra persona ed abbinando tali terreni a titoli Ag.e.a ottenuti fraudolentemente attraverso una fittizia ed inesistente produzione di olio dichiarata nel periodo di riferimento.

'Ndrangheta. Sequestrato patrimonio che supera un milione di euro

Dopo le misure di prevenzione a carattere personale della sorveglianza speciale, già espiata nel tempo, arriva ora anche il provvedimento a carattere patrimoniale attraverso il sequestro di tutti i beni riconducibili a M.S., di 55 anni, emesso dal Tribunale di Crotone – Sezione Misure di Prevenzione Antimafia, su richiesta della Procura della Repubblica Distrettuale di Catanzaro, eseguito dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Crotone. Il provvedimento trova il presupposto nella pericolosità pregressa dell'uomo, il quale, gravato da numerosissimi precedenti penali, risulta tra l’altro condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso. Il Collegio giudicante infatti si è trovato in presenza di un’evidente ingiustizia a mantenere la disponibilità di un ingente patrimonio in capo ad un soggetto a suo tempo pericoloso il cui arricchimento è frutto degli illeciti traffici criminali e che attualmente lucra di tali operazioni. Il meticoloso lavoro dei finanzieri, attraverso un’approfondita attività investigativa, ha evidenziato, secondo gli inquirenti, che M.S. e i suoi famigliari hanno sempre dichiarato redditi esigui, ricostruendo l’insieme dei beni di cui questi hanno potuto disporre nell’arco temporale intercorrente tra il 2002 e il 2013; accertando così, è la tesi investigativa, la netta sproporzione esistente tra i redditi dichiarati e le attività economiche intraprese e svolte, con una progressiva accumulazione patrimoniale personale e famigliare. Le misure ablative hanno riguardato: 2 ville di circa 400 e 200 mq, intestate al figlio e alla figlia; un opificio di oltre 300 mq, adibito ad attività commerciale, intestato al figlio; una ditta individuale, intestata al figlio; quota societaria, in capo al figlio, di una società di capitale; 9 autoveicoli; 3 rapporti finanziari. Il Tribunale di Crotone nel decretare il sequestro dei beni il cui valore è stimato per oltre 1 milione di euro, ha fissato la prossima udienza al 26 gennaio 2017 per il prosieguo, ai fini delle autonome valutazioni delle autorità competenti, circa la confisca, quale epilogo finale dell’illecito arricchimento.

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