Operazione Dandi: i dettagli dell'arresto per le rapine a mano armata in esercizi commerciali

Alle prime luci dell’alba di oggi, i Carabinieri hanno tratto in arresto un giovane di 19 anni, indiziato di aver commesso due distinte rapine, travisato e con armi, ai danni della tabaccheria Pedullà e del supermercato Mersì  di Siderno, rispettivamente il 9 febbraio e il 30 marzo 2015. L’odierna operazione di Polizia Giudiziaria, convenzionalmente denominata Dandi (dal nome del protagonista del libro “Romanzo Criminale” di cui P.A.G. custodiva diverse foto sul proprio telefono cellulare) ha permesso di valorizzare una lunga e complessa attività di indagine nel corso della quale si è operata una intensa ed efficace osmosi info-operativa tra le diverse componenti dell’Arma territoriale, le quali hanno attuato per settimane lunghi e mirati servizi di perlustrazione, sostenuti, altresì, da una efficace attività di tipo tecnico-investigativo svolta dai Reparti Specializzati dell’Arma. Gli eventi criminosi addebitati al 19enne all’epoca dei fatti, avevano ingenerato un vero e proprio clima di tensione e di paura nella cittadinanza locale particolarmente allarmata dalla sfrontatezza di un rapinatore che per mesi ha ingenerato grande preoccupazione in tutte le potenziali vittime di rapine (ossia titolari e/o lavoratori di piccole ditte/imprese o esercizi commerciali anche a conduzione familiare). Solo l’assidua e costante presenza dell’Arma -tramite i servizi di controllo del territorio svolti dalle pattuglie automontate del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Locri e della locale Stazione Carabinieri- ha nuovamente riportato la situazione alla normalità. In particolare, il 26 maggio 2015, grazie all’intuito investigativo dei militari della Stazione Carabinieri di Siderno, impegnati durante un predisposto servizio finalizzato al contrasto dei reati predatori, i Carabinieri sono riusciti ad identificare il rapinatore che, notato in circostanze di tempo e di luogo sospette nei pressi di un esercizio commerciale del luogo, ha attirato l’attenzione dei Carabinieri che lo hanno fermato e perquisito rinvenendo, sulla sua persona, abiti occultati al di sotto di quelli indossati, nonché un passamontagna tipo mefisto con visiera, una pistola "scacciacani" priva del tappo rosso e una busta in plastica di colore bianco, solitamente utilizzata nelle rapine. Nell’ambito della medesima attività i militari dell’Arma sono riusciti altresì ad individuare l’abitazione utilizzata dal sospetto malvivente quale "punto d’appoggio per organizzare "il colpo". Si trattava dell’abitazione, intestata ed in uso ad un anziano familiare di P.A.G., all’interno della quale è stato rinvenuto materiale vario, abilmente occultato, riconducibile al giovane. P.G.G.,a seguito delle risultanze investigative è stato ritenuto responsabile delle suddette rapine per la comprovata sussistenza di gravi, precisi e concordanti indizi desunti dall’attività d’indagine di tipo tecnico, suffragata dagli accertamenti svolti dalla Sezione "Grafica e Fonica"  del R.I.S. (Reparto Investigazioni Scientifiche) di Messina, nonché dalle perizie dei CTU designati dall’Autorità Giudiziaria di Locri. Da tale attività tecnica, in particolare, è emersa, secondo gli inquirenti, la compatibilità tra il paio di scarpe usato dal malvivente durante le rapine con quello rinvenuto presso la sua abitazione in occasione della perquisizione domiciliare effettuata dai Carabinieri (la presenza di una goccia di vernice bianca sulla scarpa sinistra da lui indossata durante le rapine, presente anche nelle scarpe rinvenute nella sua abitazione in occasione della perquisizione domiciliare è stata particolarmente utile agli investigatori). Ulteriori e successivi accertamenti tecnici svolti sulle tracce audio estrapolate dall’apparato telefonico sequestrato - che sono state comparate con la voce registrata in occasione della rapina alla tabaccheria Pedullà - nonché l’esame dei dati antropometrici di P.G.G. confrontati con la sagoma del rapinatore, immortalata dai sistemi di videosorveglianza degli esercizi commerciali rapinati, hanno costituito il corposo materiale indiziario, grazie al quale sono state ampiamente confermate, a parere dei titolari dell’indagine, le ipotesi investigative avanzate dagli inquirenti del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Locri. In particolare sono stati estrapolati i filmati acquisiti dai sistemi di videosorveglianza degli esercizi commerciali rapinati, controllate e comparate le tracce audio dell’apparato telefonico sequestrato, nonché sono state eseguite perizie antropometriche e fisiche che hanno costituito il corposo materiale indiziario, grazie al quale sono state ampiamente confermate le ipotesi investigative avanzate dagli investigatori in ordine alla precisa responsabilità di P.A.G. quale responsabile della rapina verificatasi il 10 febbraio 2015, ai danni della tabaccheria Pedullà, consistita nell’essersi impossessato, travisato in volto e mediante la minaccia di una pistola, della somma di 1.500 euro, attesa la schiacciante corrispondenza con il giubbotto, la pistola e le scarpe indossate dal rapinatore con quelli sequestrati all’interessato e, soprattutto, la perfetta identità del tono vocale; responsabile della rapina verificatasi il 30 marzo 2015, ai danni del market  Mersì, consistita nell’essersi impossessato, travisato in volto e mediante la minaccia di una pistola, della somma di 200 euro, attesa la corrispondenza con la pistola e le scarpe indossate dal rapinatore con quelli sequestrati all’interessato e soprattutto, così come documentato dalle risultanze degli ultimi accertamenti antropometrici del R.I.S. dei Carabinieri di Messina, anche della statura reale del rapinatore; responsabile delle violazioni in materia di armi e disciplinate dagli artt. numeri 10,12,14 L. n. 497/1974. L’arrestato, così come disposto dal Tribunale di Locri – Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari, dopo le formalità di rito, è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari presso la propria abitazione, prescrivendo contestualmente il divieto di non allontanarsi senza autorizzazione del Giudice e di non comunicare (nemmeno per telefono o con altri mezzi informatici e/o telematici) con persone diverse dai familiari conviventi.    

 

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