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Processo "San Michele": delineata la struttura della 'ndrangheta

Delineare in modo preciso la forma assunta dalla 'ndrangheta. E' questo il tentativo compiuto dal giudice Francesco Maria Abenavoli che è partito dall'evoluzione del processo scaturito dall'operazione denominata "San Michele". Rito conclusosi sei mesi fa con la condanna di undici imputati. Al centro dell'inchiesta le attività criminali di cui sarebbero protagonisti nell'area di Torino gli affiliati del clan Greco, originario di San Mauro Marchesato, in provincia di Crotone. Al vertice della piramide si staglia "la mamma", così come è definita la "locale" di San Luca, alle pendici dell'Aspromonte. Dalla vetta si dipanano le propaggini tentacolari che si estendono nel resto della Penisola fino a raggiungere la Liguria, la Lombardia, il Piemonte. Interessi illeciti perseguiti anche all'estero, con cosche pervasive in particolare in Australia, Canada e Germania. Le conclusioni cui i magistrati torinesi sono arrivati al termine del dibattimento prendono spunto dalle rivelazioni di Francesco Oliverio, collaboratore di giustizia che ha "consentito di delineare con maggiore precisione rispetto ad altri collaboratori" le "linee costitutive dell'ordinamento 'ndranghetistico". "La 'ndrangheta - secondo lo stesso penitito - è una struttura verticistica" in cui la 'provincia' più importante, quella atta a coordinare le diverse "locali" dislocate nel mondo, ha sede a Reggio Calabria. 

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