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In Calabria 43 discariche tra le più pericolose d'Italia

Se c’è da conquistare un primato negativo, la Calabria non delude mai. Che sia la disoccupazione giovanile o la dispersione della rete idrica, sul podio ci finisce sempre. A volte la si vede sgomitare fino all’ultimo, ostinata e caparbia come i suoi abitanti, pur di raggiungere il traguardo. Ci sono i casi, rari, in cui la supremazia spetta ad altri. Ma sono eventi unici. Se la Calabria non riesce ad aggiudicarsi il primo posto in una classifica negativa, vuol dire che l’avversario ha, veramente una marcia in più. E’ un po’ quello che è successo con la “speciale” graduatoria di siti inquinanti abbandonati redatta dal Dipartimento ambiente della Commissione europea. Si tratta del documento, sulla base del quale, il 2 dicembre scorso, l’Italia, nella causa C 196/13, è stata condannata dalla Corte di giustizia europea a pagare una somma forfettaria di 40 milioni di euro oltre a 42.800.000 euro per ogni semestre di ritardo nella realizzazione degl’interventi di bonifica. La mappa dei siti inquinanti che ogni giorno mettono a rischio la salute dei cittadini si articola in 198 siti distribuiti in tutta la Penisola, tranne il Trentino alto Adige e la Valle d’Aosta. Le altre regioni ci sono tutte, a cominciare dalla Campania che, con 48 siti, è la regione con il maggior numero di siti pericolosi in assoluto. Un primato conteso fino all’ultimo. La Calabria, infatti, per nulla scoraggiata dal fatto che la Campania sia la “terra dei fuochi” ed abbia il triplo dei suoi abitanti, fino all’ultimo ha cercato di contenderle il primato. Fosse riuscita a fare una manciata di discariche in più avrebbe pure vinto. Si è dovuta fermare, però, a quota 43. Molto più attardate le altre regioni, Abruzzo (28), Lazio (21), Puglia e Sicilia (12). Campania e Calabria “ospitano”, quindi, quasi la metà dei siti inquinati presenti su tutto il territorio nazionale. Un dato che va ben oltre l’emergenza. Giusto per non farsi mancare nulla, la Calabria è una delle poche regioni che annovera un sito inquinante anche in una città capoluogo di provincia, Reggio. La distribuzione delle 43 discariche sul territorio regionale è molto disomogenea. Venti si trovano, infatti, in provincia di Cosenza, 14 in quella di Catanzaro, 7 in quella di Vibo Valentia ed 1 ciascuna in quelle di Reggio Calabria e Crotone. In teoria, per non incorrere in una nuova sanzione, le bonifiche dovrebbero essere completate entro il prossimo 2 giugno; ma la scadenza non verrà rispettata. Una certezza fondata sul lungo iter che ha segnato l’intera vicenda, iniziata nel 2002, con il “Primo rapporto sul 3° censimento le discariche abusive” redatto dal Corpo Forestale. Sulla base del documento, la Commissione europea apre una procedura d’infrazione, la 2003/2077, che il 27 aprile 2007 porta, la Corte di Giustizia europea a condannare l’Italia “per violazione strutturale e generalizzata della normativa sui rifiuti”. Non succede niente fino al 2009, quando con il DGR n. 454, la Regione Calabria identifica i siti oggetto della procedura d’infrazione. Sono dovuti trascorre, quindi, 2 anni perché venisse identificato ciò che era talmente palese da essere stato oggetto di una sentenza e di una relazione del Corpo Forestale dello Stato. Solo nel 2012, però, la Regione approva gli studi di fattibilità su 31, delle 43, discariche oggetto della procedura d’infrazione. Finalmente, ad aprile 2012, arrivano anche i soldi, tanti soldi. Con la delibera 60 il Cipe stanzia a favore della Regione Calabria 42.918.620,34 euro da impiegare nei “settori ambientali della depurazione delle acque e delle bonifiche”. Il 4 dicembre 2012, con il Decreto 17204, del Dirigente generale del Dipartimento politiche dell’ambiente, viene approvato lo schema di convenzione che “Regolamenta i rapporti tra la Regione Calabria ed i Comuni” che devono effettuare le bonifiche delle discariche ubicate nei loro territori. Il “piano di programmazione per gli interventi di bonifica dei siti inquinati” viene presentato il 21 dicembre dall’allora Presidente della Giunta regionale, Giuseppe Scopelliti e dall’Assessore all’ambiente Francesco Pugliano. “L’interesse prioritario – affermano - è stato rivolto verso i siti oggetto di procedura di infrazione, n.2003/2077 causa C-135/05”. Gli interventi che avrebbero dovuto essere attivati dai comuni, però, a causa di lungaggini, ricorsi ed intoppi burocratici non vengono attuati. Si arriva, così, alla sentenza C196/13 innescata dalla decisione della Commissione europea di censurare, in prima battuta, l’utilizzo di discariche illegali, tra le quali spicca quella di “Malderiti” a Reggio Calabria. La seconda contestazione riguarda, invece, la mancata bonifica delle discariche illegali. Da qui il passo è stato breve ed ha condotto alla sentenza del 2 dicembre. 

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