Morte&Misteri: lo strano suicidio della bella Maria

A Fabrizia, un lembo di terra sulle Serre vibonesi alle cui genti il crudele Allaro toglie sempre il sonno, il 10 luglio del 1983 è domenica. In casa della diciassettenne Maria Maiolo c’è una strana confusione. In quell’abitazione di via Monte Pindo si organizzano i preparativi per l’arrivo del fidanzato, un uomo molto più grande di lei, forse di 30 anni, a cui la ragazza è legata da una “promessa” fatta dalla madre. Il padre Antonio, prima di morire stroncato da un tumore, faceva il carbonaio e la moglie Rosina, rimasta vedova e con due figli a carico, aveva deciso di “sistemare” la figlia con un buon partito. Si tratta del fratello di un parente, è emigrato a Brescia, fa il muratore e può garantire a Maria un futuro lontano da quel paese ancora stravolto dall’alluvione. Maria è una ragazza di rara bellezza, bruna e riccia, piena di vita e di voglia di godersi la sua adolescenza e non certo di sposarsi. Per due volte, il fidanzato, da quando le era stata promessa all’età di quindici anni, le fa visita nella casa materna e per due volte Maria recita la parte della fidanzata. L’ambiente della scuola, le amiche e le compagne dei paesi vicini, il contatto con una dimensione diversa, l’avevano aiutata ad andare avanti ma, il 10 luglio, si sente perduta perché tra due giorni ci saranno le pubblicazioni e ad agosto il matrimonio con l’autorizzazione del giudice che l’hanno convinta a chiedere perché minorenne. Ma, soprattutto, c’é l’insistenza di quella povera madre che non si sente di deludere. Maria non conosce esattamente la data delle nozze, sa solo che la scuola è finita e con essa sta per andare via anche l’adolescenza. Passa le giornate chiusa in casa, libera di uscire solo per andare a fare la spesa e sempre in compagnia di qualche familiare. Ora l’arrivo del fidanzato, pronto a recarsi con lei in municipio e in chiesa per annunciare ufficialmente la loro unione. Stavolta si sente perduta, non ha vie di uscita, verrà inchiodata ad una vita cui non si sente di appartenere seppellendo la sua giovinezza per sempre. E’ domenica e travolta da un’angoscia insostenibile sceglie l’unica via di fuga. Per la partenza sceglie tutto meticolosamente. Indossa i suoi jeans preferiti, quelli attillati che vanno tanto di moda e una maglietta blu che esalta la bellezza delle sue forme, colora le unghie e pettina i suoi splendidi ricci. Ora è davvero pronta. Prima tenta con un coltello, ma sulle vene la lama fa molto male, poi si ricorda di quel vecchio fucile con il quale suo padre andava a caccia. La via che conduce alla salvezza è quella. Occhi chiusi, canne al ventre, un colpo secco e conquista la sua libertà. Il responso medico legale tranquillizza tutti i paesani: Maria è morta vergine.

2 comments

  • Rosalba Minniti
    Rosalba Minniti Sabato, 18 Luglio 2015 14:35 Comment Link Report

    Ma che articolo è mai questo, quali sarebbero stati i paesani da tranquillizzare? Perché strumentalizzare oggi una tragedia di oltre trent'anni fa che lasciò un'intera comunità scioccata? È vero il contesto ricostruito, ma i sentimenti quelli non possono certo essere ipotizzati a posteriori. Così come non si può addebitare ai paesani la tranquillità di una verginità confermata. Fabrizia era già oltre quel tipo di bigottismo in quegli anni, con le debite eccezioni, ovvio, che proprio perché tali non possono costituire la regola del sentire di una comunità. Detto ciò resta il dolore per la fine tragica della vita di una ragazzina che non ebbe il coraggio di ribellarsi diversamente ad una scelta non sua.

  • Elisabetta
    Elisabetta Sabato, 11 Luglio 2015 16:51 Comment Link Report

    una vita stroncata dalla poverta, in tutte le sue forme, un grande tributo Brunello..per non dimenticare

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