Vagava in stato confusionale nel centro di Soriano, 53nne soccorso ed arrestato per evasione

I carabinieri della Stazione di Soriano Calabro, durante un normale servizio di controllo del territorio, dopo essere stati allertati per il rinvenimento di due autovetture, poi risultate rubate a Fago Savini di Sorianello ed a Sant'Angelo di Gerocarne, sono stati informati, in seguito ad una chiamata al 112, della presenza, nel pieno centro del borgo di san Domenico, di una persona che vagava in stato confusionale.

Giunti sul posto, i militari hanno individuato l'uomo che, in stato di shock e con lividi e ferite sul corpo, non riusciva a pronunciare bene le sue generalità.

I carabinieri hanno chiesto, quindi, l'intervento dei sanitari del 118, che hanno trasferito il malcapitato al pronto soccorso dell'ospedale di Vibo Valentia.

Una volta avviate le indagini sull'identità dell'uomo, i militari hanno scoperto che si trattava di un cinquantatreenne, Roberto Elia, originario di Castrovillari, detenuto ai domiciliari nella sua abitazione di Scigliano (Cs).

Dopo essere stato arrestato con l’accusa d'evasione, Elia è stato posto, nuovamente, ai domiciliari, in attesa del processo.

Allo stato gli uomini dell'Arma stanno raccogliendo elementi utili per cercare di capire il motivo per il quale il cinquantatreenne si trovasse a Soriano Calabro.

Due pistole e una carabina nascoste sotto un cumulo di cenere, arrestato 48enne

I carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Rende, coadiuvati dalle unità cinofile di Vibo Valentia, hanno tratto in arresto, con l’accusa di ricettazione e detenzione illegale di armi clandestine e munizionamento, un quarantottenne di Cosenza, già noto alle forze dell’ordine.

In particolare, durante una perquisizione nella casa rendese dell’arrestato, grazie all’aiuto del cane “Hank”, un pastore tedesco addestrato per la ricerca di armi ed esplosivi, i militari hanno rinvenuto, occultate in un borsone sotterrato tra i cumuli di cenere di un forno a legna: una pistola calibro 22 con matricola abrasa, una pistola calibro 380 automatico con matricola abrasa ed una carabina ad aria compressa risultata, dai successivi accertamenti, rubata durante una rapina in abitazione, avvenuta a Rende nel 2014.

Insieme alla armi, i carabinieri hanno trovato oltre cento cartucce per pistola.

Una volta sequestrate le armi e le munizionamento, gli uomini della Benemerita hanno proceduto all’arresto del quarantottenne il quale, al termine delle formalità di rito, è stato tradotto presso la casa circondariale di Cosenza.

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Sorpreso con una pianta di marijuana e un distintivo dei carabinieri, 49enne denunciato a Dinami

Un quarantanovenne, M.V., di Dinami è stato denunciato perchè trovato in posseso di una pianta di marijuana e di un distintivo dei carabinieri. 

A fare la scoperta sono i militari della locale Stazione guidati dal maresciallo Gianluca Perrotta che, durante una perquisizione a casa dell'uomo, hanno rinvenuto una placca con il distintivo dell’Arma ed una paletta della polizia municipale del comune di Dinami, scomparsa da più di 10 anni.

Inoltre, nel giardino antistante l’abitazione, i carabinieri hanno scoperto, in mezzo ad ortaggi, un vaso con una pianta di marijuana di circa 1 metro d'altezza.

Infine, in un magazzino posto nelle adiacenze della coltivazione, sono state individuate tracce di canapa indiana.

Dopo aver sequestrato il materiale rinvenuto, gli uomini dell'Arma hanno denunciato M.V.

 

I carabinieri alla conquista dell'Aspromonte

Probabilmente non sbaglia chi crede che per comunicare con i criminali sia necessario adottare le loro forme comunicative, certo non sempre è opportuno e di sicuro non è mai facile farlo, ma alle volte non esiste altro mezzo che l’imposizione fisica della presenza dell’Arma sul territorio per riaffermarvi la giustizia e la forza delle istituzioni democratiche.

In tante parti d’Italia è successo così, con la presenza silenziosa e disponibile dei carabinieri delle Stazioni.

Questa la ragione che ha mosso circa 150 tra allievi ed istruttori della Scuola allievi carabinieri di Reggio Calabria che sabato scorso hanno deciso di celebrare la fine del Corso e l’ormai prossimo invio ai Reparti con un’inedita escursione di “riconquista” dell’Aspromonte.

Quei monti che incombono sulla città e sullo Stretto, luogo il cui solo nome sottende inaccessibilità e inospitalità alla vita e che forse troppo spesso ha evocato nella mente di chi lo ascolta memorie esclusivamente negative, di un’enclave criminale all’interno dello Stato, irraggiungibile e perciò impunibile. Proprio per queste ragioni l’Aspromonte -ed Africo in particolare- con il suo portato di storia criminale, è sembrato il luogo ideale per fare da scenario al saluto di tutta la Scuola ai suoi allievi.

Dopo una prima serie di conferenze che ha anticipato agli Allievi le singolarità dell’ambiente aspromontano, per unicità e resilienza delle forme (tanto di vita che criminali), è giunto perciò il momento di mettersi in cammino. Partiti di buon mattino e guidati dalle esperte gambe delle guide del Parco dell’ Aspromonte, gli Allievi hanno compiuto un percorso di circa 20 chilometri in un continuo saliscendi, attraversando i ruderi dei paesi di Casalinuovo ed Africo, dove il Cappellano della Scuola ha officiato la Santa Messa, e scoprendo le radici antropologiche di un fenomeno che prima che criminale è anzitutto figlio del disagio e dell’abitudine alla violenza di un popolo scacciato dai propri monti da una natura matrigna. 

Non esiste miglior modo di conoscere anche le difficoltà del mestiere di Carabiniere in un territorio ostile, non solo sotto il profilo orografico; attività che gli allievi hanno accolto con l’entusiasmo e la gioia della loro età, ma anche consci della storicità di un evento come questo: un’invasione realmente boots on the ground che, pur pacifica, stravolge il rapporto di una città con le sue montagne, che vede per la prima volta giovani uniformi che dal mare ripopolano di entusiasmo i paesi fantasma che hanno dato i natali ad alcuni tra i criminali più efferati d’Italia, ma dove sono ancora vividi nella memoria delle guide del Parco i racconti di come nel tragico momento delle alluvioni l’unico punto di riferimento e primo soccorso sia stata la locale Stazione dei Carabinieri.

Immancabile, dopo l’impegnativo sforzo un momento di una convivialità che ha riunito “attorno al tavolo” e letteralmente sotto stessa ombra dell’albero che offrì riparo alla prima riunione documentata della ‘ndrangheta, gli allievi e i loro istruttori, i volontari dell’Afor, i militari dei Reparti territoriali e quelli dell’Organizzazione per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare hanno condiviso il pasto gentilmente preparato dai volontari.

Con gli zaini vuoti, ma l’animo riempito dallo scenario del tramonto del sole sul mar Tirreno, gli allievi hanno quindi fatto ritorno alla Scuola, che si preparano a salutare per ricevere, speriamo arricchiti soprattutto da giorni come questi, l’abbraccio dell’Arma che li accoglierà nei suoi reparti.

'Ndrangheta, finisce la latitanza del reggente della cosca "Gallico"

Aveva trovato rifugio a Roma dove è stato arrestato dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dell’Arma romana e del Ros.

L'operazione condotta dai militari ha posto fine alla latitanza di Filippo Morgante, ritenuto personaggio di spicco della cosca "Gallico" di Palmi.

Il quarantatreenne, pluripregiudicato per associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione e illecita detenzione di armi, è stato individiamo e tratto in arresto nelle vicinanze di un bar, nella zona del Forte Tiburtina dove aveva trovato rifugio.   

Al momento dell’arresto, l'uomo, che non ha opposto alcuna resistenza, è stato trovato in possesso di documenti, di cui era stato denunciato lo smarrimento, e di un telefono cellulare con sim straniera.

Morgante si era reso irreperibile nell’ottobre 2017, quando si era sottratto ad un ordine di esecuzione per la carcerazione emesso, dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’appello di Reggio Calabria, in seguito ad una condanna definitiva a 18 anni di reclusione per i reati di associazione di tipo mafioso, minaccia, armi clandestine, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, 

Per gli investigatori, che ne hanno trattatteggiato il profilo criminale nell'ambito dell’indagine “Cosa Mia”, Morgante sarebbe stato: «[…] al costante servizio dell’associazione mafiosa, dando attuazione a tutti gli ordini impartiti dai capi (Gallico Giuseppe, Gallico Domenico cl. ‘58, Gallico Carmelo) e/o dai “reggenti” (Gallico Rocco e Gallico Teresa), specie in materia di estorsioni; inoltre, faceva parte del c.d. “braccio armato” della cosca Gallico e partecipava attivamente alla faida che era in corso con la ‘ndrina Bruzzise; più in generale mettendosi a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo».

In seguito all'arresto dei principali esponenti della consorteria, Morgante avrebbe assunto il ruolo di “reggente”.

Una ruolo cui hanno posto fine gli uomini dell'Arma. 

Nascondeva un arsenale, 46enne finisce in manette

Nascondeva un arsenale in casa. Per questo motivo, i carabinieri della locale Stazione hanno arrestato, ad Agnana Calabra (Rc), il quarantaseienne Nicola Femia.

L'uomo è accusato di detenzione abusiva di armi clandestine, munizioni e ricettazione, poiché, nel corso di una perquisizione domiciliare, è stato trovato in possesso di: un fucile AR-15, una pistola Browning M1922, un revolver Smith&Wesson ed una pistola semiautomatica Beretta.

Inoltre, durante il controllo, gli uomini dell'Arma hanno rinvenuto: munizioni per pistola e per fucile ed uno strumento usato per ricaricare le cartucce.

Dopo aver sequestrato il materiale rinvenuto, i militari hanno tratto in arresto Femia, il quale, al termine delle formalità di rito, è stato posto ai domiciliari.

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Serra, la Compagnia carabinieri intitolata all'eroe Antonio Corapi

Alle ore 9,45 di sabato, 20 ottobre, i carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, nel corso di una breve ma significativa cerimonia, intitoleranno il loro Comando al carabiniere Antonio Corapi, medaglia d’argento al valor militare alla memoria, nativo di Catanzaro, deceduto nel 1937 in terra straniera in nome della Patria lontana.

La cerimonia, patrocinata dal comune di Serra San Bruno, si svolgerà presso la sede della Compagnia carabinieri alla presenza delle massime autorità militari, civili e religiose e dei prossimi congiunti del decorato,  nel corso della quale verrà scoperta la targa commemorativa dell’eroe.

Sempre nello stesso contesto, verrà inaugurata la Stazione dei carabinieri forestali che formalmente entra in possesso dei nuovi locali ubicati all’interno della Compagnia. Un passaggio, importante in un ottica di ottimizzazione e razionalizzazione delle risorse, che serve a sugellare l’incremento in termini di specializzazione e professionalità degli operatori si sicurezza sul territorio serrese.

Domani, invece, presso la chiesa Matrice di Serra san Bruno, si svolgerà un concerto per quartetto d’archi ed uno con soprano e mezzo soprano, in onore del decorato, cui parteciperanno autorità, i parenti dell’eroe e i cittadini che vorranno prendere parte allo storico momento per l’Arma di Serra San Bruno.

Otto chili di marijuana già essiccata rinvenuti in una tenda

Otto chili di marijuana e 15 piante della stessa sostanza in fase d'essiccazione. È quanto hanno rinvenuto i carabinieri della locale Stazione e dello Squadrone eliportato Cacciatori Calabria in località "Napurdà". di San Luca (Rc).

Lo stupefacente è stato trovato in una tenda, adibita ad essiccattoio, posta su un terreno sul quale sono stati trovati residui di canapa indiana.

Il terreno, infatti, aveva ospitato una piantagione, articolata in due piazzole, che era stata precedentemente avvistata dai carabinieri elicotteristi.

Una volta sequestrato lo stupefacente, i militari hanno avviato le indagini per cercare di dare un volto ai responsabili.

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