Voglio tranquillizzare il signor presidente della Repubblica che si preoccupa dell’ansia da terrorismo; e faccio uso di alcuni esempi storici. Quando Giulio Cesare assediava Alesia e a sua volta venne assediato dai Galli, non solo non si fece prendere dall’ansia, ma, con la massima calma, attese che i Galli esterni finissero i viveri e se ne andassero; e poi prese Alesia e catturò Vercingetorige. Lo stesso gli accadde un paio d’anni dopo ad Alessandria, dove però un po’ d’ansia forse la sentì… per Cleopatra. O pensate che san Pio V e don Giovanni d’Austria nel 1571, o Giovanni Sobieski e l’imperatore Leopoldo nel 1683 abbiano sconfitto il nemico turco perché quella mattina non avevo preso l’ansiolitico? Ma no, combatterono tranquillissimi. L’ansia è dannosa, nella vita in genere, e tanto più in guerra; l’ansia non è uno stato d’animo, è una malattia e si cura – così così – con delle pillole. Io non sono minimamente in ansia per la minaccia dell’ISIS o di chi per esso. Buon conoscitore della storia universale, mi stupiscono moltissimo che l’Europa, terra delle guerre, sia in relativa pace dal 1945; e so che a lunghi periodi di pace seguono, di solito, guerre terribili: dal 1748 al 1792, e poi un massacro continuo fino al 1815; dal 1815, pace fino al 1914: e si sa cosa avvenne dopo. Non dobbiamo perciò farci prendere dall’ansia, ma con molta freddezza decidere il da farsi, e farlo presto e bene. Se c’è un luogo dove sta il califfato, attaccarlo e distruggerlo (nota tecnica: le bombe dall’alto non gli fanno nulla; serve un assalto per terra: ferro ignique vastare); se il califfo ha, come ha, dei seguaci in Europa, considerarli soldati nemici e porli di fronte all’alternativa normale in guerra: o arrendersi o essere feriti e uccisi. In guerra, è banale. Non c’è bisogno di ansia, se mai di una sana e lucida ira, come insegna Platone: thymòs, coraggio furibondo dei guerrieri; però, calma olimpica dei governanti e generali. Ve lo immaginate, a Lipsia nel 1813, lo Schwarzenberg e il Radetzky affrontare Napoleone soffrendo di ansia da prestazione? Invece, mici mici e quatti quatti gli rifilarono uno squasso di legnate; due anni dopo, il generale inglese Thomas Picton non provò nessuna ansia quando, lasciato il ballo a Bruxelles, corse a prendere il comando della sua divisione e ne morì alla testa; provò sicuramente mal di piedi, con gli scarpini eleganti, visto che era in ferie e senza divisa e scarponi. Facciamo dunque questa guerra con la massima tranquillità, possibilmente sbrigandoci e facendo il massimo nel minor tempo possibile. Ne abbiamo le armi e i soldi; e, se saputi selezionare e addestrare, anche i soldati: non ci servono nè ansia né diluvi di parole né arrampicate sugli specchi dell’ideologia. Un corollario. Bastano otto settimane di BAR (Battaglione Addestramento Reclute) come le ho passate io al V Aosta, per trasformare in un valente e spietato soldato anche il più effeminato e molliccio divertaiolo della “generazione Bataclan” e dei gessetti colorati: fidatevi. Se no, riguardatevi il bel film “Ufficiale e gentiluomo”. Vale anche per le signorine.