Operazione "U Patri Nostru": duro colpo alla 'ndrangheta, sequestrati beni per 28 milioni di euro

Con il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, militari del Comando provinciale della guardia di finanza di Reggio Calabria, del Nucleo speciale polizia valutaria e del Servizio centrale investigazione sulla criminalità organizzata hanno eseguito nelle Province di Vibo Valentia, Reggio Calabria e Roma un provvedimento emesso dalla Sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro nei confronti di un imprenditore edile ritenuto contiguo alle cosche di ‘ndrangheta“ Mancuso” e “Piromalli”.

L’operazione denominata “ U Patri Nostru” ha permesso di sottoporre a sequestro un ingente patrimonio, del valore di circa 28 milioni di euro. Nel corso delle attività i militari hanno eseguito diverse perquisizioni domiciliari e locali.

I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11 di oggi, presso il Comando provinciale della guardia di finanza di Reggio Calabria, alla presenza del Procuratore capo della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho e del Procuratore aggiunto, Calogero Gaetano Paci.

Opere d'arte confiscate al re dei videopoker amico delle cosche

Un altare con una fontana da chiesa composto da sei pezzi; due statue raffiguranti un personaggio maschile e uno femminile ed una cornice-porticina di tabernacolo. È quanto è stato confiscato a Gioacchino Campolo, il “re dei video-poker” considerato contiguo alle cosche di 'ndrangheta "Audino", "Zindato", "Libri", e ""De Stefano".

Le opere, in marmo bianco e policromo risalenti al XVII e XVIII secolo, hanno un valore stimato in circa 150 mila euro.

Il provvedimento, eseguito dai militari del Comando provinciale della guardia di finanza e del Comando tutela patrimonio culturale dei carabinieri – Nucleo di Cosenza,  sotto la direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, giunge in seguito alla sentenza con la quale Campolo è stato condannato, in via definitiva, a 16 anni di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

La confisca definitiva costituisce la prosecuzione delle indagini relative all’operazione “Geremia”, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e condotte dalle fiamme gialle del Gico. Conclusa nel 2009, l'attività investigativa portò all’esecuzione di cinque provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, tra gli altri, dei reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e di trasferimento fraudolento di valori.

La Dda aveva incaricato la guardia di finanza di eseguire altre indagini patrimoniali per individuare beni mobili ed immobili riconducibili all’imprenditore.

I finanzieri hanno, quindi, ricostruito e analizzato ogni singola transazione economica e finanziaria operata da Campolo, dalle società a lui riconducibili e dal suo nucleo familiare, individuando un enorme patrimonio, del quale risultava disporre direttamente o indirettamente, il cui valore complessivo è apparso sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati ufficialmente e che è stato ritenuto derivato dall’illiceità del denaro accumulato negli anni grazie alla presunta vicinanza alla criminalità organizzata.

Già nel 2010, nell’ambito dell’operazione “Les Diables” l’imprenditore si ero visto sequestrare - e successivamente confiscare – quattro imprese, oltre 250 immobili, 14 veicoli, e 125 dipinti: quest’ultimi, periziati dalla Soprintendenza ai Beni Storici ed Artistici della Calabria, vennero definiti di pregio artistico del valore stimato di  327 mila euro.

Nel 2014, poi, gli vennero sequestrate altre 96 opere d’arte, per un valore di 105 mila euro, tra quadri, dipinti e mobili custoditi all’interno degli appartamenti sequestrati. Anche in questo caso si ritenne le stesse frutto del reimpiego di introiti illeciti. Trentadue di queste vennero poi confiscate nel 2015.

Le opere oggi confiscate erano state ritrovate e sequestrate nel 2016, in una cassa di legno custodita in un garage.

Grazie alla sinergia tra il tribunale di Reggio Calabria, la Direzione distrettuale antimafia, la guardia di finanza e il Nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri della Calabria, le opere d'arte sono state affidate all’Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, e sono attualmente in esposizione al pubblico in una sala del Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi” del capoluogo dello Stretto insieme ad altri 125 dipinti d’autore già confiscati nella stessa procedura.

La mostra, permanente, intitolata “A tenebris ad lucem - L’arte ritrovata torna bene comune” offre ai visitatori la possibilità di ammirare una parte del patrimonio artistico sequestrato alla mafia.

 

'Ndrangheta: sequestrati beni per oltre 150 mila euro

La guardia di finanza del Gruppo di Gioia Tauro ha sottoposto a sequestro beni per un valore superiore a 150 mila euro. Destinatario del provvedimeno è un pregiudicato ritenuto vicino ai clan Piromalli/Molè, coinvolto a suo tempo nell'operazione "Asmara".  

La misura é stata disposta dal Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palmi, Ottavio Sferlazza.

Il provvedimento giunge a seguito di indagini patrimoniali, svolte dai militari nei confronti del pregiudicato e del suo nucleo familiare, dalle quali sarebbe emersa la netta sproporzione tra il tenore di vita e le ricchezze accumulate.

In particolare, l’analisi delle movimentazioni bancarie e postali e delle proprietà, avrebbe evidenziato che l'uomo avrebbe dichiarato, negli anni, entrate reddituali non compatibili con le disponibilità economiche e finanziarie a lui riconducibili.

Per tale motivo è stato ipotizzato che tali ricchezze fossero frutto del reimpiego di risorse accumulate illecitamente, ipotesi accolta dal tribunale di Palmi con l’emissione del provvedimento ablativo.

 Al termine dell'operazione, le fiamme gialle hanno quindi posto sotto sequestro, ai fini della successiva confisca, beni il cui valore supera i 150 mila euro.

 

Blitz della guardia di finanza in un negozio gestito da cinesi, sequestrati 118 mila prodotti pericolosi

Quasi 118 mila prodotti privi di etichetta informativa sulla potenziale pericolosità di alcuni materiali, con mancata indicazione della provenienza e delle indicazioni in lingua italiana e senza  apposizione della marcatura o con marcatura non conforme.

E’ quello che le fiamme gialle di Paola hanno trovato durante un controllo effettuato in un negozio della città, gestito da commercianti di nazionalità cinese.

Tra i prodotti sequestrati figurano, anche, numerosi articoli elettrici ed elettronici non a norma, giocattoli privi di marcatura ovvero non conforme, senza istruzioni ed informazioni sulla sicurezza e correlate avvertenze in lingua italiana, sull’uso e sull’età minima degli utilizzatori, sulla eventuale nocività del prodotto e sui materiali utilizzati per il  loro confezionamento, nonché dispositivi di protezione individuale non conformi alla specifica normativa e cosmetici privi delle normali informazioni sulla sicurezza.

Il mancato rispetto degli obblighi imposti dalle leggi avrebbe potuto provocare effetti nocivi per i potenziali acquirenti, ignari delle informazioni minime che l’etichettatura di qualsiasi bene di consumo dovrebbe contenere. Complessivamente i finanzieri hanno sottoposto a sequestro circa 118 mila prodotti.

Il titolare del negozio rischia, ora, una pesante sanzione amministrativa, oltre alla confisca dei beni non conformi alle regole di sicurezza a tutela del consumatore.

  • Published in Cronaca

Vibo, nove persone in manette per i lavori sulla SA - RC

A partire dalle prime ore di questa mattina, i militari del Comando provinciale della guardia di finanza di Vibo Valentia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di nove persone indagate, a vario titolo, per i reati di frode in pubbliche forniture, truffa aggravata ai danni di ente pubblico, attentato alla sicurezza dei trasporti, abuso d’ufficio e falso ideologico in atto pubblico.

Il provvedimento, destinato a imprenditori e funzionari pubblici, è scaturito in seguito alle indagini avviate per fare luce sulle irregolarità emerse nella gestione di lavori di ammodernamento di un tratto dell’autostrada Salerno - Reggio Calabria.

Nel corso del’operazione, denominata “Chaos”, i finanzieri hanno, inoltre, disposto il sequestro preventivo di beni per un valore di 12.756.281,29 euro, a carico di imprese e relativi rappresentanti legali coinvolti nelle indagini. Per le aziende interessate dall’indagine il gip ha disposto, anche, la misura interdittiva che vieta, per la durata di un anno, di stipulare contratti con qualsiasi pubblica amministrazione.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà, alle ore 11 di oggi, presso la Procura della Repubblica di Vibo Valentia.

Calabria: Sequestrata una tonnellata di novellame di sarda

I finanzieri della Tenenza di Montegiordano nell’ambito dei controlli finalizzati ad assicurare il rispetto della normativa di settore che impone il divieto di cattura di specie ittiche vietate o sottomisura, nonché, il rispetto delle normative igienico sanitarie a tutela dei consumatori, hanno sequestrato sulla S.S.106 Jonica, nel territorio di Roseto Capo Spulico (CS), una tonnellata di novellame di Sarda.

Il pesce è stato rinvenuto in un furgone adibito al trasporto di generi alimentari con annessa cella frigorifera diretto nel coriglianese.

Stipato all’interno della cella di refrigerazione e dell’abitacolo, in casse di polistirolo e secchi di plastica, oltre ad essere al di sotto della taglia minima consentitia, il novellame non era accompagnato dai documenti obbligatori per la tracciabilità.  Sul posto è intervenuto, inoltre, il servizio veterinario del distretto sanitario di Rossano che ha rilevato la non idoneità al consumo umano del pescato, disponendone, la distruzione attraverso il riversamento in mare.

La pesca del novellame è vietata da una norma comunitaria perché considerata dannosa per la fauna marittima in quanto incide negativamente sul ripopolamento dei mari.

L’automezzo, sul quale era trasportato il pescato, condotto da un cittadino di nazionalità rumena, è risultato essere di proprietà di un imprenditore di Corigliano Calabro, titolare di una ditta individuale che commercializza prodotti ittici.

Nei confronti del conducente e del proprietario dell’automezzo sono state quindi contestate sanzioni amministrative per un importo pari ad euro 28.000. I verbali di contestazione amministrativa sono stati inviati alla Regione Calabria – dipartimento Tutela salute politiche sanitarie, quale organo competente all’accertamento.

Centinaia di alberi di Cerro rubate in un bosco comunale

Un’area boschiva di 135 ettari di proprietà del Comune di Rossano, in provincia di Cosenza, è stata posta sotto sequestro in località “Cozzo del Pesco”.

Posto all’interno del sito di interesse comunitario denominato “Foreste Rossanesi”, il bosco è stato oggetto di una serie di tagli furtivi effettuati anche recentemente.

Per tale ragione, i carabinieri forestali della Stazione di Rossano hanno effettuato il sequestro dell’area.

In particolare, i militari hanno accertato la presenza di 2960 ceppaie provenienti da tagli furtivi perpetrati in epoche diverse.

Molti degli alberi tagliati, tronchi già sezionati e pronti per essere commercializzati, per un totale di circa 2800 quintali, sono stati rinvenuti nel bosco. Il taglio furtivo ha determinato la completa denudazione del suolo. In alcuni casi il danno ambientale e paesaggistico è irreparabile.

Notevole anche il danno economico, quantificato in 740 mila euro, cagionato al Comune di Rossano. Il furto ha interessato esclusivamente piante adulte di cerro.

I carabinieri forestali sequestrano un impianto di depurazione nel cosentino

I carabinieri ed i forestali della Stazione di San Sosti, in provincia di Cosenza, hanno posto sotto sequestro preventivo il depuratore, ubicato in località “Ierisi”, del Comune di  Mottafollone.

Durante il  controllo, finalizzato a verificare le condizioni della struttura, i militari hanno accertato il mancato funzionamento dell’impianto.  Gli scarichi provenienti dalla fognatura pubblica, pur non subendo alcun processo di trattamento depurativo,  venivano riversati nel torrente “Occido”, mentre i fanghi presenti all’interno del depuratore erano depositati sul suolo.

Nel corso delle verifiche sarebbe stato constatato, inoltre che, non sarebbe mai stata eseguita alcuna operazioni di smaltimento dei fanghi. All’interno dell’area in cui sorge il depuratore, sono state rinvenute, anche, alcune lastre deteriorate di eternit depositate in modo incontrollato sul suolo.

Il personale intervenuto ha, quindi, provveduto al sequestro dell’impianto ed al deferimento all’Autorità giudiziaria di amministratori e tecnici comunali per gestione illecita di rifiuti, getto pericoloso di cose, deturpamento e danneggiamento.

  • Published in Cronaca
Subscribe to this RSS feed