Viabilità: sequestrato tratto della ex Ss 110 che da bivio Angitola conduce alle Serre

La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha disposto il sequestro preventivo di un tratto della Strada Provinciale 3, ex Statale 110, che collega il bivio Angitola all'entroterra vibonese.

Il provvedimento, firmato dal pm Claudia Colucci, interessa il tratto che ricade in località "Giglioli", nel territorio di Maierato, dove tempo fa si era verificato il crollo parziale della sede stradale. Dopo un periodo di chiusura, la via di comunicazione era stata riaperta al traffico in seguito all'esecuzione di alcuni lavori da parte della Provincia di Vibo Valentia.

Sul registro degli indagati sono finiti: un ex dirigente oggi in pensione e due funzionari della Provincia di Vibo, cui spettava la competenza sulla ex Statale 110.

Secondo la Procura, i lavori realizzati non avrebbero eliminato lo stato di pericolo, con il risultato che il rischio per gli automobilisti sarebbe ancora in essere.

La strada è stata, quindi, interdetta al traffico e il presidente della Provincia, Andrea Niglia, è stato nominato amministratore giudiziario.

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Soldi falsi, droga e migliaia di prodotti contraffati scoperti durante la fiera di San Giuseppe

Controlli a tappeto da parte degli uomini della guardia di finanza che hanno passato al setaccio la tradizionale fiera di San Giuseppe svoltasi, ieri, nella città dei Bruzi. Nel corso dei controlli, le fiamme gialle hanno sequestrato beni contraffatti o pericolosi per la salute dei consumatori, banconote false e sostanze stupefacenti.

Le operazioni, inserite nell’ambito del “Dispositivo permanente di contrasto ai traffici Illeciti”, sono state condotte in stretta collaborazione con le altre forze di polizia e con il coordinamento della Prefettura. Le pattuglie impiegate hanno condotto servizi di appostamento, perlustrazione e osservazione. I controlli sono stati eseguiti a partire dai “punti strategici”, ovvero svincoli autostradali, autostazioni e stazioni. L’attenzione della forze dell’ordine è stata, inoltre, focalizzata sull’area urbana e nelle zone interessate dalla fiera. Complessivamente, sono stati controllati 600 individui e 484 automezzi.  Venti persone sono state denunciate all’autorità giudiziaria per i reati di contraffazione e detenzione di banconote false.

Circa 5 mila i beni sequestrati, prevalentemente contraffatti, costituiti da borse, scarpe ed altri capi d’abbigliamento recanti illegittimamente marchi registrati e griffe di note case produttrici. Realizzati con materiali di scarsa qualità, gli articoli sottoposti a sequestro sono risultati pericolosi per i consumatori che, qualora li avessero indossati, avrebbero potuto contrarre infezioni cutanee. Oltre agli articoli contraffatti, sono stati sequestrati, giocattoli messi in vendita in violazione del Codice del consumo, in quanto sprovvisti delle etichette contenenti le indicazione sulla composizione merceologica e sul produttore, Cd musicali e film in formato Dvd privi, del marchio Siae, commercializzati in violazione della disciplina sul diritto d’autore.

I finanzieri hanno, inoltre, intercettato numerose banconote false, che alcuni commercianti si accingevano a immettere sul mercato. I responsabili sono stati denunciati e tempestivamente allontanati dalla fiera.

Infine, i controlli antidroga, predisposti con l’ausilio di unità cinofile, presso il terminal bus e la stazione ferroviaria, hanno permesso di trovare negli zainetti portati da alcuni passeggeri, diverse dosi di hashish e marijuana.

Estirpati oltre 200 alberi, sequestrati due ettari di bosco

I militari della Stazione forestale carabinieri di Spezzano della Sila, in provincia di Cosenza, hanno posto sotto sequestro tre aree boscate oggetto di trasformazione d’uso del suolo per complessivi due ettari. Nelle tre aree, ubicate in località Serra Cappella nel Comune di Celico, sono stati rinvenuti diversi cumuli di ceppaie e parti di alberi sradicati.

In particolare, piante di abete, pino laricio, pioppo e castagno. Il controllo, che ha accertato lo sradicamento di circa 200 alberi, ha portato al deferimento dell’amministratore di una azienda agricola in quanto tali lavori sono stati eseguiti in assenza delle autorizzazioni previste dalla normativa ed hanno prodotto un cambio d’uso ed una trasformazione del terreno rimboscato con fondi pubblici. All’interno dell’area è stata, inoltre, realizzata abusivamente una pista in terra battuta lunga 130 metri, che i militari hanno posto sotto sequestro.

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Centinaia di traversine ferroviarie sequestrate in provincia di Cosenza

I militari della Stazione Carabinieri Forestale di Aprigliano, in provincia di Cosenza, hanno posto sotto sequestro penale 750 metri cubi di traversine ferroviarie in legno dismesse.

Si tratta di tre distinti cumuli rinvenuti presso le stazioni delle Ferrovie della Calabria nel Comune di Aprigliano nelle località Vico, Piane Crati e Piano Lago di Mangone.

Il provvedimento è scaturito in seguito alla constatazione che era stato superato sia il limite di tempo del deposito temporaneo, sia il limite di quantitativo previsto dalla normativa. Le traversine, situate nelle vicinanze dei centri abitati, sono state accatastate direttamente sul suolo e senza alcuna protezione. Dalle indagini è emerso che il materiale proviene da lavori di manutenzione straordinaria attuati nel tratto ferroviario Pedace – Piane Crati – Piano Lago – Rogliano.

Sui luoghi di deposito è stato rinvenuto, inoltre, materiale ferroso impiegato per il fissaggio delle traversine ai binari, quali dadi, bulloni e piastre in evidente stato ossidazione. Oltre al sequestro del materiale, i militari hanno deferimento alla Procura della Repubblica di Cosenza quattro persone, tra imprenditori e dirigenti della società di servizi di trasporto pubblico in Calabria, per il reato di gestione illecita di rifiuti.

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La guardia di finanza sequestra oltre mille quintali di patate

I  finanzieri del Comando provinciale della guardia di finanza di Cosenza hanno sottoposto a sequestro oltre mille quintali di patate, in gran parte d’importazione, conservate in ambienti privi di idonea verifica igienico – sanitaria. In violazione degli obblighi comunitari a tutela del consumatore, un grossista commercializzava prodotti ortofrutticoli omettendo le previste comunicazioni agli organi di controllo, quali Regione Calabria e Asp di Cosenza.

In particolare, l’esercizio di una attività imprenditoriale di distribuzione di alimenti è sottoposto agli obblighi di comunicazione e autorizzazione previsti dalla normativa comunitaria. Si tratta di disposizioni a tutela della sicurezza alimentare che prevedono l’obbligatorio rispetto di un insieme di procedure volte a prevenire le possibili contaminazioni degli alimenti (c.d. “sistema HACCP” – Hazard Analysis and Critical Control Points).

La verifica dell’idoneità igienica dei locali e l’avvenuta derattizzazione e disinfestazione da insetti, costituisce, infatti, il necessario presupposto per la corretta conservazione del prodotto destinato al consumo. La preliminare comunicazione dello svolgimento dell’attività all’Asp consente, quindi, di operare l’opportuna verifica delle idonee condizioni igieniche dei locali ed il rilascio della relativa autorizzazione, la cosiddetta“registrazione sanitaria”.

L’omessa comunicazione dello svolgimento dell’attività di distribuzione di prodotti alimentari da parte del grossista ha, quindi, impedito la verifica della sussistenza delle indispensabili condizioni igieniche e sanitarie dei locali e la garanzia di esclusione di possibile contaminazione del prodotto destinato al consumo umano. L’esposizione al rischio per la salute dei consumatori dei prodotti alimentari ha comportato l’immediato sequestro preventivo degli alimenti presenti, costituiti da oltre mille quintali di patate e l’irrogazione di sanzioni amministrative per un massimo di quindicimila euro.

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Sequestrate 12 società, misure cautelari per 14 persone

La Guardia di finanza di Paola ha eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal gip Rosamaria Mesiti, su richiesta del Procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano e del Sostituto Teresa Valeria Grieco, nei confronti 14 persone ritenute responsabili di aver attribuito fittiziamente la titolarità di beni e aziende al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniali.

 All’ effettivo titolare dei beni e delle attività, soggetto pluripregiudicato, è stata applicata la misura della custodia in carcere. Per le 13 persone considerate “prestanomi” sono stati, invece, disposti gli arresti domiciliari e l’obbligo di presentazione alla P.G. Il reato, previsto dall’art. 12 quinquies della Legge n. 356/1992, intende perseguire la fittizia attribuzione ad altri della titolarità di beni che potrebbero essere oggetto di sequestro e confisca.

 Il soggetto effettivo titolare, al fine di evitare il sequestro dei beni illecitamente acquisiti, "scherma" l’investimento patrimoniale e ne attribuisce fittiziamente la titolarità formale dello stesso ad un terzo soggetto, c.d. “prestanome”. Nelle attività imprenditoriali spesso ciò avviene con l'assunzione della qualità di socio occulto di società e la presenza di soci e imprenditori “fittizi” o “prestanome”, il tutto al fine di agevolare una successiva circolazione dei beni nel tessuto finanziario, economico e produttivo ed evitare che l’emergere della illecita ricchezza consenta l’applicazione di misure patrimoniali e quindi il sequestro e la confisca dei beni. Per tali motivi sono state sottoposte a sequestro:

 

  • le quote sociali di 12 società
  • complessi aziendali, beni mobili, autovetture ed immobili e disponibilità finanziarie riferiti alle suddette persone giuridiche;
  • disponibilità finanziarie riconducibili alle persone indagate,per un valore complessivo pari ad oltre 2 milioni di euro.

 In particolare, le indagini effettuate dalle Fiamme gialle,sotto la direzione della Procura della Repubblica di Paola, hanno consentito di ricostruire la storia societaria e finanziaria di 12 imprese attive nei seguenti settori: supermercati, abbigliamento e pubblicità, tutte riconducibili al “dominus”, di fatto di proprietario e gestore, attraverso compiacenti prestanome legati da vincoli di parentela, di amicizia e pregressi rapporti di lavoro.

 Le attività commerciali venivano avviate ed operavano di fatto per uno o due anni, durante i quali però contraevano ingenti debiti nei confronti di fornitori e, soprattutto, dell’erario, per poi essere abbandonate, poste in liquidazione o dichiarate fallite. I complessi aziendali, quindi, venivano ceduti ad altri soggetti economici di nuova costituzione, sempre riconducibili all‘effettivo titolare, attraverso i prestanome. Il notevole flusso di denaro, soprattutto contante, generato serviva a finanziare la “catena delle diverse attività”, producendo ulteriore ricchezza “illecita”.

 

 

Smaltimento illecito di rifiuti, 4 persone deferite nel cosentino

Un'attività finalizzata al controllo sullo smaltimento dei rifiuti ha portato nei giorni scorsi nel comune di Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza, al sequestro di un terreno e al deferimento di quattro persone che dovranno rispondere di “smaltimento illecito dei rifiuti”.

L’attività investigativa, condotta dai militari della Stazione carabinieri forestale di Montalto, ha permesso d’individuare in località “Lucchetta”, un terreno utilizzato per lo smaltimento illecito di rifiuti di materiale di scavo e materiale inerte proveniente dalla demolizioni di un cantiere.

L’attività, eseguita in assenza delle autorizzazioni previste, su di un terreno, posto a meno di 150 metri dal Torrente Mavigliano, iscritto nelle acque pubbliche della Provincia di Cosenza, ha portato ad una modifica dello stato dei luoghi. I militari hanno, pertanto, proceduto al sequestro dell’area, ampia circa 2500 metri quadri ed al deferimento all’Autorità Giudiziaria, in concorso tra di loro, del  proprietario del terreno, tecnici e imprenditori.

Sequestrati oltre 2 milioni e mezzo di prodotti di carnevale pericolosi

I Finanzieri del Comando provinciale della Guardia di finanza di Cosenza, nel corso di una serie d’interventi finalizzati a contrastare la vendita di prodotti nocivi o pericolosi per la salute dei consumatori, predisposti proprio in occasione delle festività di carnevale, hanno sequestrato oltre due milioni e mezzo di maschere e vestiti di carnevale,destinati alla libera vendita, carenti dei contenuti informativi e pericolosi per il consumatore.

L’operazione denominata “Maschere protette” ha permesso d’individuare diverse società gestite da soggetti di nazionalità cinese, che mettevano in vendita articoli di carnevale pericolosi provenienti dall’area asiatica. I prodotti sono risultati privi delle indicazioni riguardanti la composizione dei materiali utilizzati per la realizzazione, con etichette non contenti le informazioni considerate obbligatorie dalla normativa, sia nazionale che comunitaria, e sprovvisti dei relativi certificati attestanti i test di sicurezza e del controllo sanitario, nonché del le istruzioni ed avvertenze per l’uso.

In particolare, nel corso degli interventi i Finanzieri cosentini hanno individuato milioni di capi ed accessori d’abbigliamento, di varie forme e colori, da utilizzare per i travestimenti di carnevale, quali maschere veneziane, costumi e parrucche oltre ad una serie di altri gadget, quali cover di cellulari e giocattoli per bambini, in violazione delle prescrizioni indicate Codice del consumo.

Gli articoli di carnevale sottoposti a sequestro sono risultati potenzialmente pericolosi poiché gli acquirenti, indossandoli, sarebbero stati esposti al rischio di contrarre infezioni cutanee e altre malattie dermatologiche. I giocattoli, prevalentemente palline piramidali, ideate per sviluppare le capacità motorie dei più piccoli, sono risultate connotate da estrema fragilità, a causa del materiale utilizzato per la loro realizzazione e l’eventuale rottura avrebbe esposto i bambini al rischio d'intossicazione a causa dell’ingerimento dei frammenti del prodotto.

Altri articoli, in particolare accessori d’abbigliamento, sono risultati contraffatti in quanto recanti illegittimamente marchi registrati e griffe di note case produttori.

A conclusione dell’operazione sono stati posti sotto sequestro oltre due milioni e mezzo tra maschere e giocattoli. I legali rappresentanti di dieci società sono stati segnalati alle autorità competenti per l’accertamento delle conseguenti violazioni e la confisca dei beni.

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