'Ndrangheta, processo "Aemilia": 145 rinviati a giudizio, c'è anche Vincenzo Iaquinta

Il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bologna ha rinviato a giudizio 145 indagati nell'ambito del processo "Aemilia". Due i non luoghi a procedere, per reati di scarsa entità, decisi dal magistrato all'epilogo dell'appuntamento odierno. L'inchiesta, che ha messo nel mirino gli interessi criminali della 'ndrangheta del Crotonese in Emilia Romagna, ha dunque superato un altro passaggio, celebratosi, in assenza di pubblico, dentro l'aula bunker ricavata in un padiglione della Fiera di Bologna. Il dibattimento processuale avrà inizio il 23 marzo del 2016 a Reggio Emilia. Molto prima, già l'11 gennaio, comincerà, invece il rito abbreviato che si snoderà lungo un percorso rapido: tutte le settimane saranno celebrate tre udienze. Tra gli imputati figurano  Nicolino Grande Aracri, dagli inquirenti considerato il "mammasantissima" dell'omonima cosca di Cutro, Roberta Tattini, fiscalista di Bologna, l'ex centravanti della Nazionale Vincenzo Iaquinta ed il padre Giuseppe.  Sulla base di quanto ricostruito in sede d'indagine, la consorteria criminale, tramite il racket del "pizzo" ed atti intimidatori, riusciva ad avere il controllo delle gare d'appalto e di diverse, quanto redditizie, attività economiche sull'intero territorio emiliano. 

Processo "Aemilia": sul banco degli imputati Vincenzo Iaquinta

Fra le 236 persone che siedono sul banco degli imputati in aula per la celebrazione dell'udienza preliminare del processo scaturito dall'operazione "Aemilia" figura stamattina anche Vincenzo Iaquinta. L'ex attaccante della Nazionale è accusato di aver violato le norme che regolano la detenzione di armi. Insieme a lui pure il padre, Giuseppe, di professione imprenditore che deve rispondere del reato di associazione di stampo mafioso addebitatogli dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bologna. In questi minuti viene sentita la fiscalista Roberta Tattini, nei cui confronti l'accusa è di concorso esterno al clan crotonese Grande Aracri. 

'Ndrangheta, Tribunale ordina che il padre dell'ex calciatore Iaquinta torni in carcere

Il Tribunale del Riesame di Bologna, recependo favorevolmente l'istanza presentata dal pubblico ministero Marco Mescolini, ha ordinato che Giuseppe Iaquinta, padre dell'ex calciatore della Nazionale italiana, il crotonese Vincenzo, sia trasferito in prigione. Una decisione assunta nell'ambito dell'indagine denominata "Aemilia", avente ad oggetto le infiltrazioni delle cosche di 'ndrangheta in Emilia Romagna. Provvedimento, quello che riguarda lo stretto congiunto di Vincenzo Iaquinta, revocato sette mesi fa. I magistrati in servizio presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna avevano richiesto che Giuseppe Iaquinta, accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso, fosse processato.  E così sarà: siederà sul banco degli imputati nel processo che avrà inizio il 29 ottobre. Con lui altre 218 persone, sospettate a vario titolo di essere organiche alla criminalità organizzata calabrese attiva in Emilia Romagna. 

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