Attenzione
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 992

Dove sono stati nascosti i cartelli anti 'ndrangheta annunciati da Falcomatà?

Per l'amor di Dio: non è nostra intenzione stuzzicare il cane che dorme, anche perché la nostra posizione in merito era stata scolpita in un commento che sbarrava le porte ad incomprensioni ed interpretazioni ambigue (qui il link all'articolo in questione). L'annuncio, da parte del sindaco Giuseppe Falcomatà, di voler collocare qua e là per le vie di Reggio Calabria cartelli che sprezzantemente ripudiassero la 'ndrangheta ci era apparsa idea carica di ridicolo e traccia di una banalità talmente deflagrante da ritenere la si volesse quasi ostentare, una sorta di firma del certificato attestante sia la totale assenza di guizzi intellettuali degni di tal nome che l'assortita confusione albergante nei pensieri dei "sommi sacerdoti" di Palazzo San Giorgio. La bocciatura, messa allora nero su bianco, fu pubblicata con carattere d'urgenza perché il Primo Cittadino a cavallo di Ferragosto aveva assicurato che l'immeritevole iniziativa si sarebbe tramutata in realtà da lì ad un paio di settimane. La nascita del mese di settembre sarebbe stata salutata, garantì il sindaco, dal fiocco dei severi moniti contro la criminalità organizzata. Inutile rimarcare che i corifei si entusiasmarono in inni gloriosi alla magnifiche e progressive sorti della "Svolta", dovere quotidiano dell'immancabile tributo al Salvatore della Patria. In omaggio all'austerity imposta dal Piano di rientro generato dalle "devastazioni delle casse comunali negli anni dello sperpero scopellitiano", come amano ricordare, un minuto sì e l'altro pure, i soldati dell'esercito falcomatiano, utilizzando queste parole a mo' di scudo anche per giustificare la mancata sostituzione di una lampadina, è immaginabile che questi simbolici bastioni anti 'ndrangheta non saranno stati commissionati ai più prestigiosi artisti contemporanei del settore. E' altrettanto prevedibile, altresì, che essi non saranno puntellati da materiali per i quali è necessario attendere anni prima che l'ordinazione abbia l'atteso esito favorevole. Dunque, la domanda, puerile nella sua elementarità, da porsi a distanza di quattro mesi dall'inizio di settembre è: tenuto conto che l'occhio umano del reggino non ha ancora incrociato uno solo di questi cartelli, in quale bunker segreto sono stati sistemati? L'auspicio, per una naturale coerenza con quanto scritto allora, è che lì rimangano celati, ma conoscere quale sia stato il loro destino sarebbe regalo gradito anche agli scettici osservatori, immobili mentre il "carro del vincitore" avanza, sempre più carico di zavorra umana, ma perdendo l'orientamento lungo il tragitto verso la buona amministrazione.

Cartelli contro la 'ndrangheta: a Reggio è iniziata la fuga di boss e capibastone

Ecco cos'era quella strana sensazione di vuoto che ha assalito i pochi reggini partiti per qualche giorno di ferie e rientrati in città dopo Ferragosto. Girando per le strade si sono resi immediatamente conto che qualcosa di strano era accaduto durante la loro assenza: in tanti mancavano all'appello, ma non ne conoscevano il motivo. Esausti del tran tran quotidiano avevano deciso, durante il periodo di vacanza, di non consultare compulsivamente tablet e smartphone: il modo migliore per non essere investiti dal consueto flusso di notizie, dunque, nulla sapevano, neanche per sommi capi, di cosa fosse successo di tanto epocale. Enorme è stato lo stupore quando sono venuti a conoscenza che coloro che mancavano all'appello, nella fattispecie boss e capibastone della 'ndrangheta, se l'erano data a gambe. Con il terrore negli occhi sono scappati nottetempo perché sì, potevano sfuggire alle retate delle forze dell'ordine, ma certo niente avrebbero potuto di fronte alla mossa del cavallo decisa con un improvviso lampo di genio dal sindaco Giuseppe Falcomatà: piazzare, da qui ad un paio di settimane, lungo le strade della città cartelli anti 'ndrangheta. Mai avrebbero potuto resistere alla forza devastante di frasi dirompenti come "Comune vietato alla 'ndrangheta" o, addirittura, venendo meno ai precetti dell'accoglienza tipicamente meridionale, l'ardita asserzione: "Qui le cosche mafiose non sono benvenute". Pagato il giusto pegno al gusto del'ironia, siamo consapevoli che questa scelta ci costerà l'accusa di essere facili prede di "demagogia e populismo", ma purtroppo per i nostri eventuali critici, siamo ben convinti del contrario: che siano cioè gesti di questa natura ad avere le caratteristiche tipiche della facile propaganda. Immagine a costo zero, la ricetta migliore per individuare scorciatoie semplici da battere, ma che non conducono da nessuna parte, come insegna in tanti, troppi, casi, la storia recente. Se i risultati della guerra alla criminalità organizzata calabrese fossero proporzionali alla quantità di amenità simili partorite negli anni, al numero di targhe affisse all'ingresso degli edifici istituzionali, oggi parleremmo della 'ndrangheta come di un fenomeno appartenente ad antichi retaggi buoni solo per riempire pagine e pagine di libri di storia. Di fronte ai sorrisi ed al sarcasmo dei tanti che sui social network hanno  commentato in queste ore la decisione del Primo Cittadino, è sceso in campo l'assessore alla Legalità Giovanni Muraca, il quale ha spiegato con pazienza a noi ingenui e sprovveduti che: "Quello dei cartelli non può certamente rappresentare l’unico strumento per combattere le mafie. Ma essi rappresentano un “simbolo”, uno stimolo al dibattito e allo smuovere le coscienze". Ed il nodo vero della questione sta proprio in questa motivazione a cui si è appigliato l'esponente della Giunta comunale presieduta da Falcomatà: la ricerca, costante ed ossessiva di 'simboli' vuoti di efficacia, con un deficit strutturale di forza reale e buoni solo, appunto, per "stimolare dibattiti". Ci sarebbe da preoccuparsi se nel 2015, dopo decenni impegnati inutilmente a "smuovere le coscienze", qualcuno fosse ancora convinto della bontà, anche minima, di questo genere di operazioni. Iniziative tutte concepite nel solco della sempre più perniciosa antimafia sterile che ormai è un filone capace di spaziare senza costrutto dalla politica alla letteratura, dall'associazionismo all'imprenditoria. E di scarso significato è anche la considerazione fatta dallo stesso Muraca che ha sostenuto trattarsi di un'idea partorita dall'ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) a cui Palazzo San Giorgio ha aderito con entusiasmo. Sfortunatamente per i tanti "esperti" dell'ultima ora, che affollano convegni e talk show, radio e televisioni, sebbene gli interessi della 'ndrangheta si siano spostati a migliaia di chilometri dalla culla d'origine, la mafiosità dei comportamenti non ha ancora pervaso il tessuto culturale che connette le relazioni sociali in Lombardia o in Veneto. Sposare, quindi, visioni ad effetto che possono avere un senso, sia pur residuale, a Pordenone, oltrepassano abbondantemente i confini del ridicolo se realizzate in Calabria. Raccogliendo l'invito di chi, su Facebook, ha con una lucida provocazione consigliato il sindaco di riempire la città di Reggio con cartelli contro topi e scarafaggi per provare a debellare così il fenomeno, ci permettiamo anche noi di suggerire che, in assenza dei drastici provvedimenti indispensabili a frenare l'inciviltà di un numero enorme di padroni di cani che insozzano con i loro animali le vie del centro e della periferia, un paio di insegne potrebbero essere destinate ad obiettivi concreti e più facilmente perseguibili dall'Amministrazione: "Comune vietato all'inciviltà", "Qui i padroni dei cani che insudiciano la città non sono benvenuti". Magari, un passo alla volta, riportiamo la città sui binari della normalità, al momento non rintracciabile nemmeno negli anfratti più nascosti dei sogni.

  • Published in Diorama

Cartelli anti cosche, Iachino: "Reggio può e deve diventare simbolo della lotta alla 'ndrangheta"

”Accolgo con grande entusiasmo la notizia dell’adesione del Comune di Reggio Calabria alla azione Cartelli anti cosche, messa in campo da ANCI Lombardia nell’ambito della più ampia campagna 100 Comuni contro le mafie”. Ad affermarlo  è Nancy Iachino, consigliera comunale del Partito Democratico. ”L’idea -sottolinea la rappresentante del PD - parte dal settentrione e ciò va senza dubbio interpretato come segnale della lotta contro l’imponente penetrazione della criminalità organizzata in contesti ritenuti comunemente estranei a tali presenze. La nostra magnifica Reggio fu colonia della Magna Grecia e patria di splendore culturale ed artistico, come il ricco patrimonio archeologico ancor oggi testimonia, e ciò secoli e secoli prima di essere “conquistata” e dilaniata da forze che ancor oggi rendono difficile se non impossibile ogni forma di sviluppo sociale, culturale ed economico, scoraggiando investimenti e qualsiasi altra iniziativa utile a far progredire la nostra terra. La soffocante presenza della criminalità organizzata, della ‘ndrangheta per noi calabresi e non solo, sembra essere carattere indissolubilmente legato alla nostra città e a tutti i suoi cittadini. Lo scioglimento per contiguità mafiosa del Comune (primo capoluogo di Provincia ad essere interessato da tale provvedimento) nell’ottobre 2012 costituisce agli occhi di molti la sanzione ufficiale di quanto appena detto. Ma chi quotidianamente lotta per una società migliore, chi ha il coraggio di chiudere porte in faccia a chi per troppo tempo ha fatto male a questa città, chi si oppone a regole e modi vivendi che poco hanno in comune con il vero rispetto del prossimo, con i principi di solidarietà sociale, di trasparenza e giustizia, di non violenza, sa bene che non è così! Ricostruire una identità il cui carattere fondamentale sia l’opposizione ad ogni forma di violenza e distorsione del principio di legalità è obiettivo fondamentale, non meno importante di altri comunemente considerati più “concreti” e più urgenti". "Reggio Calabria - raccomanda Nancy Iachino - può e deve diventare un simbolo della lotta alla ‘ndrangheta,: ciò dipende strettamente dalla concretezza e l’efficacia delle azioni messe in campo a tale scopo, questo è solo uno dei tanti pilastri che l’Amministrazione Falcomatà ha posto inequivocabilmente come principi alla base della sua azione e continuerà in questa direzione”.

Subscribe to this RSS feed