'Chi inquina paga' è realtà, sì di Strasburgo al testo Ferrara (M5s)

Approvata con 502 voti a favore, 74 contrari e 35 astenuti, la relazione per implementare e rafforzare l'efficacia della direttiva europea sulla responsabilità ambientale a firma di Laura Ferrara, eurodeputata del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della commissione giuridica (JURI) del Parlamento Europeo.

Dopo aver incassato la maggioranza, tre settimane fa, nella commissione competente, con il voto di oggi il testo Ferrara sulla responsabilità ambientale basato sul concetto del 'Chi inquina paga' diventa definitivamente realtà.

"Un ottimo risultato di cui beneficeranno tutti i cittadini europei – ha commentato a caldo Ferrara - perché ora si riuscirà ad agire per fare in modo che chi violenta l'ambiente, con le conseguenze tristemente note sulla salute umana, se ne assuma le responsabilità e ne risponda".

La relazione nasce da "un grande lavoro di studio e di ascolto di cittadini ed esperti  sull'attuazione della direttiva europea sulla responsabilità ambientale perché il mio e nostro scopo era quello di rendere più efficace la disciplina comune per la prevenzione e la riparazione del danno ambientale, così che abbia costi ragionevoli per la società e che si basi sul principio del 'chi inquina paga'”.

Estensione della nozione di danno ambientale (ora circoscritto alle specie, agli habitat naturali protetti, alle acque e al terreno) anche all’inquinamento atmosferico; considerazione, all'interno del concetto di danno ambientale, dei nuovi e sempre maggiori fattori inquinanti causati da attività industriali e di come questi influiscono sull'organismo umano; obbligatorietà degli strumenti di garanzia finanziaria, come le assicurazioni a carico degli operatori; creazione di un Fondo europeo per la protezione dell'ambiente dai danni causati dall'attività industriale al fine di garantire la reale copertura dei costi di risanamento; istituzione di un registro per gli operatori che svolgono attività pericolose; sistema di monitoraggio finanziario per assicurare che gli operatori siano solvibili, così da evitare che, come spesso accade, gli inquinatori, una volta causato il disastro, dichiarino fallimento ed evitino di risarcire il danno causato. Questi i punti salienti del testo, ma non finisce qui. In base alla realzione approvata, infatti, la Commissione Europea è chiamata a incrementare e a migliorare il suo programma di formazione degli amministratori locali così da arrivare ad una omogeneità dell'applicazione delle regole comunitarie in tutta l'Unione, e vengono messi in cantiere sistemi di premialità come “sgravi fiscali o altre iniziative per le aziende che si impegnano con successo nella prevenzione dei danni ambientali. Così che tutti - ha concluso Ferrara – si sentano davvero responsabili dell'ambiente e coinvolti nella sua salvaguardia”.

 

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Responsabilità ambientale: da Strasburgo disco verde al testo presentato da Laura Ferrara (M5s)

È stata approvata nella serata di lunedì 2 ottobre la relazione dell'eurodeputata calabrese Laura Ferrara (M5s), per ampliare e rafforzare la disciplina per la prevenzione e la riparazione del danno ambientale basata sul principio 'Chi inquina paga'.

"Il concetto del 'Chi inquina, paga', da oggi, diventa più reale e possibile. E a beneficiarne sono tutti i cittadini europei, che potranno vedersi riconosciuto il diritto a vivere in luoghi più tutelati, dove chi violenta l'ambiente viene chiamato ad assumersene le responsabilità e a risponderne".

Questo il commento dell'eurodeputata del Movimento 5 stelle, Laura Ferrara, vicepresidente della commissione giuridica (Juri) del Parlamento europeo, al voto favorevole che la commissione Juri ha dato a Strasburgo, alla sua relazione per implementare e rafforzare l'efficacia della direttiva europea sulla responsabilità ambientale. Ora, la palla passa alla seduta plenaria del Parlamento europeo che potrebbe votare il testo definitivo già nella settimana dal 23 al 26 ottobre.

”Si è trattato di un grande lavoro di studio e di ascolto di cittadini ed esperti – ha sottolineato Ferrara – e su questo lavoro mi sono basata per scrivere la mia relazione sull'attuazione della direttiva europea sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale. Il mio e nostro scopo era quello di rendere più efficace la disciplina comune per la prevenzione e la riparazione del danno ambientale, così che abbia costi ragionevoli per la società e che si basi sul principio del 'chi inquina paga'”. La proposta Ferrara intende da un lato estendere all’inquinamento atmosferico la nozione di danno ambientale, ora circoscritto alle specie, agli habitat naturali protetti, alle acque e al terreno; dall'altro fare in modo che il danno ambientale tenga conto dei nuovi e sempre maggiori fattori inquinanti causati da attività industriali e di come questi influiscono sull'organismo umano. Uno spettro ben più ampio di quello attuale, quindi, che permetterebbe di garantire il controllo dell'ambiente a 360 gradi. Ma non solo. La relazione propone sia l'obbligatorietà degli strumenti di garanzia finanziaria, come le assicurazioni a carico degli operatori, sia la creazione di un Fondo europeo per la protezione dell'ambiente dai danni causati dall'attività industriale al fine di garantire la reale copertura dei costi di risanamento. Inoltre, viene istituito un registro per gli operatori che svolgono attività pericolose e un sistema di monitoraggio finanziario per assicurare che gli operatori siano solvibili, così da evitare che, come spesso accade, gli inquinatori, una volta causato il disastro, dichiarino fallimento ed evitino di risarcire il danno causato, situazioni purtroppo frequenti soprattutto in Calabria.Ma il testo non prevede solo un inasprimento del comportamento verso chi inquina. Viene stabilito, infatti, che la Commissione Europea migliori il suo programma di formazione degli amministratori locali, anch'esso uno dei problemi maggiormente riscontrati in Calabria, così da arrivare ad una omogeneità dell'applicazione delle regole comunitarie. Inoltre, vengono messi in cantiere sistemi di premialità come “sgravi fiscali o altre iniziative per le aziende che si impegnano con successo nella prevenzione dei danni ambientali. Questo perché - continua l'europarlamentare calabrese-ogni sforzo in questa direzione sarà una sicura garanzia per l’integrità dell’ambiente”.“Dall'ex area Legnochimica di Rende alle aree industriali di Crotone e Cassano, alle diverse discariche abbandonate, sono innumerevoli gli esempi di danni ambientale nella nostra regione, così come non si contano i danni non riparati anche e soprattutto alla salute delle persone.L'approvazione di tale relazione - conclude la Ferrara- rappresenta dunque uno step fondamentale per dare finalmente la giusta concretezza al principio "chi inquina paga" ed alla tutela ambientale".

 

Il traffico è la maggiore fonte d'inquinamento in Calabria

“Sono il traffico veicolare, in particolare lungo l’asse autostradale dell’A2 e sulla Sila, e le sorgenti di riscaldamento, nelle aree urbane con più di 15 mila abitanti, i principali settori nei quali gli inquinanti atmosferici sono più presenti in Calabria”.

E’ una delle conclusioni a cui giunge il report sugli inquinanti atmosferici, relativo al biennio 2015-2016, che l’Arpacal (Agenzia regionale per la Protezione dell’ambiente della Calabria) ha trasmesso alla Regione come contributo specialistico per l’Osservatorio regionale sulla Mobilità, ovvero alla struttura che ha il compito di migliorare l’organizzazione dei servizi di trasporto pubblico locale e l’informazione all’utenza.

Il Report - la cui sintesi tecnica è stata pubblicata questa mattina sul sito dell’Arpacal (www.arpacal.it) - è stato realizzato dai tecnici Emilio Centorrino e Pasquale Crea, già referenti responsabili delle procedure di reporting europeo per la qualità dell’aria verso la Regione Calabria.

“I risultati ottenuti dall’elaborazione dei dati provenienti dalle Stazioni di Monitoraggio – è detto nel report - hanno evidenziato, grazie alla presenza in diverse aree urbane di stazioni di fondo e di traffico, come l’apporto del traffico veicolare all’inquinamento atmosferico sia chiaramente riscontrabile nei dati osservati. Quest’ultimi hanno evidenziato anche come, in zone tra loro simili, si registrino per gli inquinanti concentrazioni equivalenti, come conseguenza di una corretta strutturazione della rete di monitoraggio. Nel complesso, per tutti i comuni di interesse ai fini della L.R. 35/2015, non sono emersi stati di criticità”.

“Anche con queste attività – ha dichiarato il Commissario Arpacal, Maria Francesca Gatto - l’Agenzia opera per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica in stretta sinergia con la Regione Calabria, allineandosi, con utilizzo di tecnologie avanzate acquisite anche grazie al POR FESR 2007-2013, alle attività più complesse condotte dalle altre Arpa italiane nel campo della qualità dell’aria”.

Responsabilità ambientale, Ferrara (M5): "Il 'Chi inquina paga' diventi realtà"

"Il principio del 'Chi inquina paga' è una meta che dobbiamo raggiungere pienamente ed oggi abbiamo dato il nostro contributo affinché ciò avvenga".

Con queste parole, l'eurodeputata Laura Ferrara (M5s) ha spiegato il perché delle sue proposte di modifica alla direttiva europea in materia di responsabilità ambientale presentate in commissione Affari Legali del Parlamento Europeo, a Bruxelles.

"Davanti alla lunga lista di danni ambientali, che provocano la contaminazione tossica dei territori e l'aumento di malattie e morti fra la popolazione - ha spiegato Ferrara - le norme europee attuali vanno ampliate. Come? Tanti sono gli strumenti possibili. Estendere il concetto di danno ambientale così da includere anche aria e paesaggio; rendere uniforme negli Stati membri il concetto di soglia di rilevanza; costituire un registro obbligatorio degli operatori che svolgono attività pericolose. Non solo. Ritengo importante – ha aggiunto – che si istituiscano autorità indipendenti per il controllo e il sanzionameto e che si garantiscano più strumenti per la prevenzione, dalle campagne di informazione agli sgravi fiscali, o altre forme di premialità, per le aziende virtuose".

 "La lista dei casi di danni ambientali è lunga. "Soprattutto in Calabria, la mia regione – ha sottolineato l'europarlamentare – basti ricordare che solo l'11% dei depuratori calabresi è stato controllato nel biennio 2015/2016 e che, nella provincia di Catanzaro, 17 depuratori su 22 sono malfunzionanti. Senza contare la disastrosa gestione dei rifiuti, le discariche illegali e le navi dei veleni. A pagarne il prezzo più alto sono i cittadini. Ma non si pensi – ha concluso - che il fenomeno colpisca solo l'Italia o il sud. E' un problema di tutta l'Unione e, per questo, la risposta deve essere uniforme in ogni Stato membro. Con queste richieste, oggi, facciamo un passo in avanti nella migliore direzione".   

Laura Ferrara M5S: “Responsabilità ambientale, chi inquina deve pagare”

“I cittadini sono stanchi di dovere sempre pagare di tasca propria con le tasse o, peggio, rimettendoci la salute, per i danni all’ambiente causati dalle industrie inquinanti. Per questo ci stiamo impegnando per fare capire all’Europa che chi inquina deve pagare”.

E' quanto afferma l’eurodeputata M5S Laura Ferrara, al termine del workshop sull’implementazione della direttiva sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale che ha organizzato ieri al Parlamento europeo di Bruxelles.

“Dopo un primo scambio di vedute con la Commissione europea e con i colleghi parlamentari, ho ritenuto utile e opportuno coinvolgere esperti del settore, di tutta Europa, per raccogliere i diversi punti di vista, le critiche, le proposte e le best practices”, ha dichiarato Laura Ferrara, che è relatrice per la commissione giuridica del rapporto di implementazione della direttiva sul danno ambientale.

“Abbiamo trattato diversi aspetti della direttiva e sono emerse le criticità ma anche diversi spunti per un intervento migliorativo della stessa. In particolare è stata condivisa la necessità di non lasciare solo nelle mani della politica le questioni ambientali. Occorre infatti un più ampio coinvolgimento di esperti, giuristi, comunità scientifica e non ultimo, dei cittadini.

Ho voluto - ha aggiunto la deputata - portare all’attenzione del Parlamento europeo, la drammatica esperienza vissuta dai cittadini di territori deturpati dai disastri ambientali, come la Calabria. Particolarmente significative - ha sottolineato la Ferrara - sono state le testimonianze dell’avv. Rodolfo Ambrosio, legale di parte civile in numerosi processi in materia ambientale, dell’Ing. Danilo Amendola, attivista del Comitato Natale De Grazia che si batte da anni per la bonifica della Valle dell’Oliva, e di Paolo Parentela, portavoce del M5S alla camera dei Deputati, anche lui impegnato in diverse battaglie ambientaliste sia sul territorio sia in Parlamento.

Fra le proposte dei relatori, che proveremo ad inserire nel rapporto che presenterò al Parlamento europeo - ha dichiarato l’eurodeputata M5S -vi sono:

- la creazione di un Fondo per la tutela dell’ambiente dai danni causati dall’attività industriale;

- l’introduzione di un registro obbligatorio delle industrie potenzialmente pericolose per l’ambiente, ai sensi della direttiva;

- una banca dati aggiornata dei danni ambientali;

- la promozione della cultura della prevenzione del danno ambientale, attraverso una sistematica campagna di informazione;

- la previsione di sgravi fiscali o altre forme di premialità per le aziende che si impegnano con successo nella prevenzione dei danni ambientali;

- l’introduzione di un’autorità indipendente titolare dei poteri di gestione, controllo nonché dei poteri sanzionatori attribuiti dalla direttiva;

- la previsione di adeguate garanzie finanziarie (assicurazioni) per scongiurare il rischio che le aziende responsabili del danno finiscano per non pagare, vanificando il principio chi inquina paga”.

 

L’inquinamento della biosfera, come ci ha ricordato il dott. Ernesto Burgio, presidente del comitato scientifico internazionale dell’ISDE (Società Internazionale dei Medici per l’Ambiente), sta ormai modificando irrimediabilmente l’epigenoma, ovvero il software che governa il nostro DNA, con conseguenze drammatiche per l’intera popolazione umana, ma soprattutto per i bambini. Tutto questo  - ha concluso Laura Ferrara - ci impone di rafforzare più che mai il nostro impegno a tutela della salute e dell’ambiente per scongiurare che a pagare per i danni ambientali siano sempre direttamente o indirettamente i cittadini”.

Mappatura multiscala della Posidonia oceanica: la correlazione fra inquinamento e qualità dell’ambiente

Si è tenuto, nella Cittadella regionale di Catanzaro in località Germaneto, un incontro tecnico presieduto dall’assessore all’Ambiente della Regione Calabria Antonella Rizzo, sullo stato di avanzamento dei lavori del progetto di “Mappatura Multiscala in “Siti Pilota” di Praterie di Posidonia Oceanica e Cymodocea Nodosa” , denominato Musmap, che la stessa Regione ha affidato per la realizzazione all’Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria (Arpacal).

Il progetto prevede la rivisitazione cartografica, in chiave aggiornata, della precedente mappatura delle fanerogame marine, eseguita in Calabria, e risalente al periodo 2002 – 2004, quest’ultima realizzata nell’ambito del progetto “Mappatura delle praterie di Posidonia oceanica e di altre fanerogame marine lungo le coste della Campania e della Calabria e delle isole minori circostanti” finanziato dal Ministero dell’Ambiente.

Le fanerogame marine costituiscono un habitat di grande pregio negli ambienti marini e salmastri costieri, sia per quanto riguarda il paesaggio sommerso sia per il ruolo ecologico che rivestono. Le fanerogame marine, presenti nel Mare Mediterraneo, sono rappresentate da circa cinque specie, tra cui le più rappresentative, in termini di dominanza, sono la Posidonia oceanica e la Cymodocea nodosa. 

Per realizzare questo progetto la Regione, con a fianco l’Arpacal, ha chiamato a raccolta i principali attori della ricerca scientifica del settore, istituendo un tavolo di partenariato. Ne fanno parte l’Ispra (Istituto Superiore per la  Protezione e la Ricerca Ambientale), rappresentata nella riunione dal professor Sante Francesco Rende, dall’Area Marina Protetta di Isola Capo Rizzuto, rappresentata dal dottor Piero Cappa, dal Dipartimento di Ecologia Biologia e Scienze della Terra dell’Unical, guidato dalla professoressa Maria Beatrice Bitonti, affiancata dalla professoressa Radiana Cozza, dal Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale Unical, rappresentato dall’ingegner Antonio Lagudi, il Diving Center di Isola capo Rizzuto, guidato da Antonio Ranieri. L’Arpacal era rappresentata dal dottor Emilio Cellini, direttore dell’Unità Operativa Marine Strategy nonché responsabile unico del progetto, accompagnato dai tecnici Alfredo Amoruso, Salvatore Barresi e Giuseppe Mazza.          

La prateria a Posidonia oceanica rappresenta, quindi, un ecosistema delicato che risente molto delle variazioni della qualità dell’ambiente; essa scompare allorché l’inquinamento, inteso in senso lato, è troppo accentuato. Per questo motivo la Posidonia oceanica è ritenuta un eccellente indicatore della qualità dell’ambiente. Attualmente si assiste ad un crescente declino delle fanerogame marine a causa dell’aumento delle attività antropiche ed un generalizzato fenomeno di regressione delle praterie in atto in tutto il bacino Mediterraneo.

Le principali cause di regressione delle praterie sono comunque da collegare alla crescente pressione antropica sull’ambiente costiero. In particolare, l’aumento di torbidità e la conseguente riduzione della trasparenza delle acque riduce la capacità fotosintetica della pianta e risulta essere una delle cause più frequenti di regressione delle praterie. Sostanze chimiche di vario genere (es. tensioattivi, metalli pesanti ecc.) possono causare necrosi dei tessuti, alterazioni morfologiche e comunque interferire negativamente con i normali processi di sviluppo delle piante.

Al fine di proteggere e conservare le praterie è innanzitutto indispensabile stabilirne lo stato di salute e quindi avviare programmi di monitoraggio e/o di eventuale recupero. Da qui il progetto di mappatura multiscala in siti pilota delle Praterie di Posidonia Oceanica e Cymodocea Nodosa. 

A conclusione della riunione, nella quale ciascun rappresentante del partenariato ha potuto relazionare sulle attività di competenza svolte in questo 2016 e sulle prossime fasi da realizzare, l’assessore Rizzo ha sottolineato l’importanza di questa base dati e conoscenza ambientale così specifica, utile non solo alla realizzazione del progetto, ma soprattutto per dare nuovi strumenti conoscitivi dello stato di salute del mare provocato dall’impatto antropico sulle coste. Una tale mole di dati, spesso acquisita con metodologie altamente innovative – alcune di esse, infatti, sono in corso di brevetto – che dovranno essere “tradotte” in un linguaggio comprensibile, soprattutto per le giovani generazioni delle scuole medie e superiori alle quali sarà destinato un apposito convegno che si terrà, sul finire del prossimo gennaio 2017, nella stessa Cittadella regionale.

Radioattività ambientale: pubblicati i risultati del sopralluogo Arpacal a Calalunga di Montauro

Richiesto dal Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, convocato giovedì scorso dal prefetto di Catanzaro Luisa Latella, l’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) ha trasmesso ieri mattina ai NOE di Catanzaro, l’esito del sopralluogo svolto lo scorso giovedì pomeriggio sulla spiaggia di Calalunga di Montauro per la misurazione della eventuale presenza di radioattività al di sopra dei limiti imposti dalla normativa; l’eco mediatica prodotta da un servizio della trasmissione televisiva “Le Iene” su Italia1, aveva infatti provocato l’allarme dell’opinione pubblica, che ha chiesto approfondimenti sui luoghi dell’inchiesta per conoscere la verità dei dati analitici. 

Così, dopo aver ottenuto l’opportuna liberatoria alla diffusione dei dati acquisiti sul campo, al fine di informare la popolazione interessata dalla vicenda e fare, quindi, chiarezza, l’Arpacal ha pubblicato questa mattina sul proprio sito web la relazione redatta dal fisico dottor Salvatore Procopio a seguito del sopralluogo. Nei prossimi giorni, dopo le analisi in laboratorio dei campioni prelevati sulla spiaggia di Calalunga di Montauro - che saranno eseguite presso il Laboratorio fisico del Dipartimento Arpacal di Cosenza, diretto dalla dottoressa Raffaella Trozzo - l’Agenzia ambientale comunicherà, sempre dopo le liberatorie di rito, anche i risultati di questa seconda tranche analitica.

Dalla relazione del dottor Procopio emerge che i valori emersi dalle rilevazioni campali, il livello di radioattività “confrontabile con il fondo ambientale è in sintonia con i valori che abitualmente caratterizza il fondo ambientale della provincia di Catanzaro”

I risultati delle misurazioni svolte sul luogo, quindi, “descrivono un sito privo di interesse radiologico. Le misure realizzate a contatto – continua Procopio nella sua relazione - stabiliscono che l’area è priva di contaminazione radiometrica. Una radioattività naturale di questo tipo, così come risulta  da indagini già effettuate sulla costa ionica ed in particolare nell’area di nostro interesse, si può spiegare con la presenza, nella sabbia silicea di una densità volumetrica importante, nell’ordine dei 100–500 g/cm3, di un minerale denominato monazite ricco di radionuclidi capostipiti delle catene naturali: uranio 238 (238U) e torio 232 (232Th). Si esclude dunque la presenza di radionuclidi di origine antropica”. 

“Le risultanze di laboratorio – conclude Procopio - ci consentiranno di confermare quanto già stabilito e quantificare anche i diversi radionuclidi naturali ed eventualmente la presenza di 137Cs (Cesio 137, ndr) in tracce, oramai ubiquitario e proveniente dalla ricaduta dei test atomici degli Anni ‘60 e dall’incidente nucleare del 1986 (Chernobyl)”. 

Ma l’attività dell’Arpacal non finisce qui. Nelle prossime settimane, infatti, il laboratorio Fisico “E. Majorana” del Dipartimento Arpacal di Catanzaro estenderà l’attività di monitoraggio, già effettuata sulla spiaggia indagata, lungo il tratto di costa compreso tra Copanello di Stalettì e Soverato. Sarà mappata la dose gamma in aria lungo la costa e successivamente nei punti ritenuti più significativi, realizzando un campionamento di sabbia per la caratterizzazione radiometrica di tipo analitico e quantitativo. Dei risultati di questa campagna supplementare ed integrativa, chiesta dal Commissario dell’Arpacal, Avv. Maria Francesca Gatto, sarà diffuso un report conclusivo.

 

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Arpacal: “L’allarme permane per gli sversamenti abusivi a San Ferdinando”

“In base a quanto finora riscontrato permane una situazione di criticità e vulnerabilità del sito, oggetto di immissioni imprevedibili ed illecite di rifiuti liquidi pericolosi e non pericolosi da parte di ignoti”. È quanto afferma l’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) in riferimento alle sostanze sversate illecitamente nel canalone di servizio all’area portuale posta sul confine tra i comuni di Gioia Tauro e San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria.

Mentre è diminuita l’attenzione dei media sulla vicenda del canalone, l’Arpacal sta continuando a svolgere le proprie attività sui luoghi dove i comitati cittadini avevano denunciato, lo scorso 7 agosto, lo sversamento illecito di sostanze inquinanti; circostanza che l’Agenzia ambientale calabrese aveva segnalato alle autorità il 12 luglio scorso e, in occasione di un sopralluogo con la Capitaneria di Porto, nel dicembre del 2015.

Così, come già fatto sul finire dello scorso mese di agosto, anche per il bimestre settembre ed ottobre il Dipartimento di Reggio Calabria dell’Arpacal, diretto dalla dottoressa Giovanna Belmusto, attraverso i servizi tematici Acque, diretto dalla dottoressa Letteria Settineri, e Suolo e Rifiuti, diretto dalla dottoressa Angela Cardile,  ha trasmesso alle autorità competenti una relazione sulle attività svolte, comprensiva di foto e dei verbali dei sopralluoghi svolti nonché dei rapporti di prova delle analisi eseguite sui campioni prelevati in quei luoghi. E, da ciò che si evidenzia nel corposo incartamento, continua l’emergenza perché gli sversamenti abusivi proseguono.

L’intero report è scaricabile sul sito web dell’Arpacal (www.arpacal.it). 

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