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Rifiuti a Vibo, Lo Schiavo: “Attendismo pericoloso per la città”

“Sulla grave emergenza rifiuti che interessa la nostra città mi chiedo se davvero nulla sia possibile fare per invertire questo amaro declino. La risposta che mi do, al netto delle questioni burocratiche, della contesa tra Comune e ditta, delle legittime rivendicazioni dei lavoratori, dei problemi derivanti da un conferimento in discarica che conosce alterne fortune, è che non si stia facendo tutto il necessario”. Lo afferma il consigliere comunale di Vibo Valentia Antonio Lo Schiavo che aggiunge “anzi, la sensazione, e mi spiace dirlo, è che nulla sia cambiato malgrado il rinnovo dell’Amministrazione comunale e che, cosa ancor più inquietante, stia prendendo il sopravvento un certo fatalismo, un attendismo pericoloso non solo per il decoro della città, ma soprattutto per la salute dei cittadini e l’immagine stessa di Vibo Valentia. Un attendismo, laddove, al contrario, date le circostanze del tutto emergenziali del problema, sarebbe stato più logico aspettarsi risposte decise e straordinarie. Mi stupisce, per dirla chiaramente, l’assenza di un piano straordinario per fronteggiare l’emergenza – sottolinea l’esponente del Pd - ma sopratutto non riesco a comprendere le ragioni per le quali ancora oggi si temporeggi sull'avvio della raccolta differenziata, che è l'unico strumento, come comprovato da tante esperienze amministrative, utile ed indispensabile per avviare un percorso virtuoso in tema di raccolta di rifiuti. La prima e inderogabile condizione per evitare l’emergenza permanente è, infatti, l’avvio della raccolta differenziata ‘porta a porta’in tutta la città e nelle frazioni, servizio che i cittadini vibonesi, tra l'altro, continuano a pagare inutilmente. Sui rifiuti bisogna avere una strategia e, perché no, copiare l'esperienza dei Comuni in cui si è riuscito a trasformare il problema in opportunità economica e di lavoro, in particolare grazie alla raccolta del Raee e del vetro. Per fare questo però – conclude Lo Schiavo - serve più coraggio e idee moderne e innovative, caratteristiche che ancora non si intravedono nella nuova Amministrazione comunale”.

 

Pizzo, rivolta dei commercianti contro Callipo: "Tassa sui rifiuti esagerata"

“A Pizzo Calabro, dopo l’assurdo tartassamento avvenuto nel 2013 e 2014 dalla Tassa sui Rifiuti (ex TARES - TARI) e le molteplici proteste e proposte svolte con l’associazione di categoria Mangia & Bevi Pizzo, durante gli incontri susseguiti con il siindaco Callipo e alcuni assessori e consiglieri, mi sembrava che fosse stato chiarito e fatto comprendere,  una volta per tutte, il problema di questa ripartizione dei costi illogica e immotivata presente solo nel comune di Pizzo”. Lo afferma il presidente della medesima compagine napitina Samuele Di Iorgi che aggiunge “non è così, perchè a Pizzo, per come si evince dall’ultimo consiglio comunale del 30 luglio, dove sono state approvate per il 2015 le tariffe e il piano finanziario della tassa sui rifiuti TARI, anche quest’ anno, le attività commerciali, specialmente bar, gelaterie, pizzerie, ristoranti, per la terza volta in tre anni consecutivi, verranno tartassati dalla TARI, a causa di una illogica, assurda e immotivata ripartizione dei costi del costo totale del servizio di spazzamento e raccolta dei rifiuti. Personalmente – argomenta Di Iorgi -  dopo una lunga e attenta ricerca e lettura iniziata sei mesi fa di altri piani finanziari della TARI in altri 40 comuni italiani, posso testimoniare con carte in mano, che le attività commerciali a Pizzo sono tartassate dalla TARI come in nessun Comune dei 40 che fin ora ho verificato in Italia. Infatti l’amministrazione di Pizzo, a differenza di altri  amministrazioni comunali per esempio di  Vibo Valentia, Diamante, Tropea che hanno ridotto dal 2014 a oggi del 40% la tariffa delle categorie di brr e ristoranti dalla TARES alla TARI, non ha fatto accadere nulla di rilevante, anzi ci sono stati solo aumenti. Cito ad esempio le attività commerciali di Tropea, Scilla, Diamante che si sostengono  con la nostra simile tipologia di economia, cioè basata sulla stagione estiva. Quindi un economia che si sostiene con soli pochi mesi all’anno. Queste città hanno una ripartizione dei costi e una percentuale di copertura dei costi completamente diverse, automaticamente una tassazione molto più equa e sensata, rispetto alle attività commerciali di Pizzo. Ad esempio – spiega ancora il presidente dell’associazione Mangia & Bevi -  a Tropea il costo totale del servizio viene ripartito con queste percentuali: il 57% alle utenze domestiche e solo il 43% alle attività commerciali. A Scilla invece l’ 80% viene diviso  alle utenze domestiche e solo il 20% alle attività commerciali. Questo fa sì che le tariffe per tutte le attività commerciali di Tropea, Scilla o Diamante siano eque, logiche e soprattutto sostenibili. Grazie a questa diversa ripartizione dalla nostra, un bar gelateria a Tropea può aver una tariffa di 13€ /mq e  un ristorante pizzeria 11€/mq. A Diamante invece un bar gelateria 10,80 €/mq e un ristorante pizzeria  14,80€/mq  e a Scilla un ristorante pizzeria una tariffa di 8,40€/mq. Invece a Pizzo Calabro, verificando il nuovo Piano finanziario della TARI comunale, approvato il 30 luglio 2015, oltre ai vari possibili errori di calcolo che adesso si stanno indagando, si scopre che il costo complessivo all’anno che il comune di Pizzo paga alle due ditte aggiudicatrici dell’appalto attuali (EcoShark e Eurocoop) per avere il servizio di raccolta e spazzamento di rifiuti è di circa 2.000.000 € e  precisamente 1.982.199,62 €. Di questi due milioni di euro, l’amministrazione di Gianluca Callipo (PD-SEL) ha deciso di continuare anche per quest’anno a ripartire i costi in modo illogico e assurdo, cioè facendo pagare il 64,5% del costo totale, che ammonta a 1.299.544 €,  alle 600 attività commerciali presenti a Pizzo. Mentre alle 6.500 utenze non domestiche,  il restante 35,5% che ammonta a 682.655 €. Questi 1.299.544 € vengono divisi dalle varie categorie di attività commerciali presenti a Pizzo (bar, parrucchieri, ristoranti, banche, ecc…)  ma solo poche sono le categorie più penalizzate e hanno tariffe esorbitanti non sostenibili. Tra questi – puntualizza ancora Di Iorgi - ci sono bar, ristoranti,  pizzerie e gelaterie. Nello specifico: 

- i bar, pasticcerie, gelaterie e caffetterie hanno la tariffa a 18,40 €/Mq (- 2,30€ rispetto 2014);

- i ristoranti e pizzerie a 19 €/Mq (+ 1,50 € rispetto 2014).

La legge attuale prevede che bisogna calcolare i metri quadrati dei locali interni (esclusi i metri non calpestabili: celle frigorifere, sotto scale, ecc...)  e calcolare anche i metri quadrati del suolo pubblico che si ha in concessione. Quindi vi lascio immaginare quanto pagheranno bar e ristoranti che hanno calcolati anche  metri quadrati del suolo pubblico (che già pagano all’anno con la tassa COSAP). Quest’anno,  anche se è stato approvata una modifica nel regolamento del suolo pubblico che prevede la possibile riduzione del proprio suolo nei mesi che non si usufruisce, applicando la stessa tariffa annuale 26,40€/mq  e si avrà la possibilità di aere una leggera riduzione sia di tassa del suolo pubblico e sia di tassa sui rifiuti, non basterà per poter ridurre i costi esorbitanti della tassa sui rifiuti e quindi non sarà ancora un costo sostenibile per le attività commerciali che vedono un po’ di lavoro solo due mesi all’anno. La proposta che abbiamo protocollato mesi fa – sottolinea Di Iorgi - per poter ridurre del 30-40% a Pizzo le tariffe alle attività commerciali tartassate era semplice, umile e sostenibile. Ma, da quanto si evince, non è stata condivisa dall’amministrazione di Callipo. Bisognava ripartire il costo di due milioni di euro così:

- 45% tra utenze domestiche (invece del 35%) - 55% utenze non domestiche (invece del 65%). 

Ciò significava che per le 6500 utenze domestiche, rispetto all’anno scorso,  c’era  un aumento di soli 30 € in più all’anno. Quindi niente di problematico perché invece di 100 € (spesa media all’anno) una famiglia avrebbe pagato 130€. Mentre per le 4 categorie di attività commerciali più penalizzate in questi anni (bar/gelaterie -  ristoranti/pizzerie - pescherie/ortofrutta/rosticcerie – banchi - supermercati) si sarebbero ridotte del 33%. Ad esempio su 4500 €  all’anno da pagare (cifra che una gelateria di circa 200mq nel centro storico ha ricevuto da pagare per la TARI nel 2014) quest’anno avrebbe già  risparmiato 1500€. Anche se sarebbe lo stesso esagerato per un bar, arrivare a  pagare 3000 € di tassa sui rifiuti all’anno per un lavoro che frutta e quindi produce rifiuti, solo pochi  mesi l’anno. Questo discorso in altri Comuni era stato già compreso e infatti hanno cambiato drasticamente negli anni le tariffe per alcune categorie commerciali. Insomma dagli inizi del 2015  ci si aspettava un radicale cambio e invece è rimasto tutto invariato! Con l’occasione – conclude Di Iorgi -  invito tutte le attività commerciali che vogliono ridurre le tariffe a chiedere all’amministrazione comunale di cambiare la ripartizione dei costi (dividendo almeno il 45% alle utenze domestiche e il 55% alle utenze non domestiche) e di  impegnarsi per migliorare la raccolta differenziata, perché è con la differenziata che si possono abbassare drasticamente i costi per tutti. Perché la differenziata non è un rifiuto da smaltire e quindi un costo in discarica ma è una risorsa che oggi viene venduta profumatamente.

Rifiuti come biglietto da visita: così uccidiamo Serra San Bruno

Ci sono realtà territoriali che non sono dotate di particolari motivi di attrazione turistica, eppure suppliscono alla carenza di paesaggi naturali e di spunti d’interesse storico con iniziative volte a far apparire come desiderabile quel determinato paese, che non ha risorse uniche o rilevanti. Lo fanno grazie al gioco di squadra, unendo le forze, dimostrandosi portatori di senso civico e rispetto verso se stessi e verso gli altri. E poi ci sono luoghi spettacolari, scelti dai più puntuali interpreti della spiritualità come meta da raggiungere, posti in cui fissare la permanenza per riscoprire l’essenza della vera vita. Serra San Bruno poteva essere lo scrigno contenente questi tesori, la culla di una cultura che fa della riflessione e della contemplazione i propri assi portanti. E invece si è trasformata, quasi per un crudele scherzo del destino, nell’esatto opposto, nella sede dell’assenza di senso civico e dell’incapacità di valorizzare un patrimonio inestimabile. E di questo suo squallore, anche  morale, dà rappresentazioni lampanti, addirittura avvertendo chi non ne sia ancora a conoscenza. Come dire: “Eccoci, ci presentiamo. Noi siamo questi e questo, sappiatelo”. Metafore? Costruzioni letterarie? Niente di tutto questo, l’avvertimento è terribilmente materiale. Entrata della cittadina della Certosa, arrivando da Soriano. L’insegna annuncia che si è giunti nel perimetro territoriale di Serra San Bruno. Ai suoi piedi spazzatura di ogni tipo, persino una poltrona. È un biglietto da visita inequivocabile per i visitatori: chi pensava di trovare boschi incontaminati ha sbagliato strada. La comunità serrese si autodenigra così. Inutile girarci intorno: non ci sono colpe da addebitare a chi denuncia questo stato di cose, anzi. Le responsabilità sono di Serra San Bruno nel suo insieme: di questa amministrazione che, dopo 4 anni, non è riuscita ad attuare un servizio di raccolta differenziata degno di questo nome; dell’amministrazione passata per la quale valgono le identiche considerazioni; di tutte le altre amministrazioni precedenti che non hanno gettato solide basi per una crescita civica; di chi è preposto a vigilare perché evidentemente non si trova quasi mai al posto giusto al momento giusto; degli operatori che si fanno travolgere dalla superficialità; dei suoi cittadini che di prendere esempio dalle aree più avanzate non ne vogliono sapere. Educare a crescere è impresa improba, perché c’è un assoluto rifiuto al cambiamento. C’è un muro invalicabile e chi non si adegua deve cominciare a preparare la valigia. C’è una mentalità stantia, anacronistica, rancida. Che offusca l’orgoglio di essere serresi, che ci fa dimenticare chi erano i nostri avi, quali erano (e sono) le nostre tradizioni. Quali erano (e sono) i valori di chi è “di la Serra”. Si preferisce criticare gli altri con ammonimenti severi, salvo poi fare di peggio. Si accusa la politica dei “ladri” e dei “politicanti”. Per le proprie “ruberie”, per i propri errori, si trovano al contrario le più “profonde” e “innocenti” giustificazioni. Chi pronuncia frasi velenose riguardanti gli altri, spesso, è sprovvisto di uno specchio per guardare dentro la propria coscienza. Certo, è vero che chi ha gestito negli scorsi decenni questa regione – che continua a sprecare e a rimanere inginocchiata - non ha saputo costruire il domani e lo ha anche compromesso concretizzando il più famelico familismo amorale, ma è utile ricordare che la classe dirigente è figlia delle indicazioni della società. Se la prima è marcia, lo è a maggior ragione la seconda. Siamo ai primi di agosto, il mese che aspettiamo un anno intero perché dovrebbe equivalere a “turismo” e “ricchezza”. Lo spirito con il quale lo affrontiamo è raffigurato nella foto che vi proponiamo.

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Rifiuti, Tassone: “Per il Comune aumentano i costi di conferimento”

“In riferimento a quanto è stato comunicato dal sindaco Bruno Rosi circa il mantenimento delle stesse tariffe della Tari occorre fare una serie di precisazioni, anche perché si concretizza quanto avevo già avuto modo di sottolineare nei mesi precedenti”. Lo afferma il consigliere di minoranza Mirko Tassone che specifica che “il costo del conferimento in discarica è schizzato a 340 mila euro, mentre nel 2014 era di 230 mila euro”. Entrando nei dettagli del settore, Tassone ribadisce che “il 27 luglio 2014 la Regione Calabria ha varato il decreto n. 493 con il quale sono state approvate le nuove tariffe per il conferimento in discarica dei rifiuti indifferenziati. Il nuovo meccanismo tariffario – puntualizza - prevede un sostanzioso aumento, soprattutto, per gli enti meno virtuosi. I comuni che non raggiungeranno una soglia minima di raccolta differenziata pari al 25% saranno infatti costretti a pagare un sorta di penale di 22 euro a tonnellata. Questa sanzione va ad aggiungersi, quindi, ai 147 euro della tariffa base, per un totale quasi doppio rispetto a quanto pagato negli anni precedenti”. Operata questa ricostruzione di carattere generale, Tassone ragiona sui meccanismi della Tari serrese e avanza le sue critiche. “Le tariffe – spiega il rappresentante di ‘Al lavoro per il cambiamento’ - non sono state aumentate perché sono stati previsti tagli per circa 100 mila euro al servizio. Ma su questo sorgono dei dubbi e sono diverse le situazioni che vanno verificate. È infatti da riscontrare: a) se la previsione relativa al contenimento dei costi si realizzerà;  b) se nonostante i tagli il servizio funzionerà correttamente e perché, in tal caso, tali tagli non sono stati fatti prima; c) se non ci fosse stato un vistoso aumento dei costi per il conferimento in discarica, l'importo corrispondente si sarebbe potuto utilizzare per far pagare meno ai cittadini”. Tassone rammenta poi che “anche se non e' stata maggiorata, la tassa non è stata neppure abbassata come promesso, peraltro nel 2011,  quando all'indomani del suo insediamento il sindaco Rosi e la sua maggioranza deliberarono un aumento del 43%”.

 

 

 

Rosi: “Nessun aumento della tassa sui rifiuti”

Nel sempre più spettrale scenario di palazzo Chimirri (il pubblico ha ormai rinunciato a partecipare), un consiglio comunale flash (assenti Raffaele Lo Iacono, Pino Raffele, Mirko Tassone, Rosanna Federico e Nazzareno Salerno) approva il verbale della seduta precedente e conferma le tariffe sulla tassa sui rifiuti. Da notare l’uscita dall’aula di Carmine Franzè al momento della votazione su questo atteso – e sorprendente visto che i rumors  facevano presumere significativi aumenti -  punto all’ordine del giorno. “Nonostante siano cambiati alcuni parametri concernenti i conferimenti (quasi raddoppio del costo di conferimento in discarica per tonnellata) – ha affermato il sindaco Bruno Rosi – siamo riusciti con grandi sforzi, e per l’impegno profuso ringrazio il responsabile dell’ufficio tecnico e quello dell’ufficio finanziario, a far sì che non ci sia nessun sostanziale aumento delle tariffe. Stiamo lavorando - ha concluso - affinchè il prossimo anno la Tari possa essere ridotta”. Da precisare che il costo  totale del servizio passa  da 628mila euro a 632mila euro. A margine della seduta, il capo dell'esecutivo ha ringraziato "i cittadini che stanno collaborando effettuando correttamente la differenziata" auspicando che "l'aumento della percentuale di raccolta possa tradursi, attraverso il bilancio 2016, in una significativa riduzione degli importi delle bollette".

Tassa sui rifiuti, le tariffe calabresi fra le più elevate

È l’anno degli aumenti più consistenti, tanto che già si parla di salasso. “La Tari, la Tassa sui Rifiuti che ha sostituito la Tares, potrebbe costare quest’anno ai contribuenti fino a 10 miliardi di euro, di cui 4 a carico delle sole imprese”. A sostenerlo è Confesercenti, secondo la quale “l’aumento, di circa il 20% sullo scorso anno e di oltre il 100% dal 2008, è dovuto al susseguirsi di nuove tasse e poi di ritocchi verso l’alto della tariffa da parte dei comuni in tutta Italia. Particolarmente tartassate le imprese della somministrazione e del turismo: da alberghi, ristoranti e bar arrivano complessivamente 1,2 miliardi del gettito Tari”. La stima di Confesercenti si basa su un’indagine sull’incidenza della Tassa sui Rifiuti nei vari capoluoghi di Regione italiani con l’esclusione di Trento dove vige una tariffa non confrontabile. “L’analisi – viene spiegato - è partita da campioni tipo di diverse tipologie di imprese del commercio e del turismo, al fine di effettuare su questi un’analisi statistica dei rispettivi tributi applicati nei diversi comuni presi in considerazione. Dalle rilevazioni emerge  una vera babele tributaria in cui, a parità di condizioni, si rilevano forti differenze da città a città non solo in merito all’importo della tassa, ma anche in merito alle esenzioni e alle agevolazioni e relativamente alla qualità del servizio e alla sostenibilità ambientale”. La situazione più pesante si registra a Napoli con un importo medio da pagare pari a 5.567,89 euro, mentre “brindano” a L’Aquila (1.473,29 euro). Ben sopra la media si piazza Catanzaro con 3.665,73 euro. Scendendo nel dettaglio della nostra regione, Confesercenti Calabria calcola che a Reggio, anche per effetto delle decisioni dei commissari, la Tari sia più elevata del 10% rispetto al Capoluogo di Regione. “È un tributo salatissimo - spiega Antonino Marcianò, presidente di Confesercenti Calabria - che praticamente in tutti i comuni, ed in particolare a Reggio Calabria, non appare proporzionato né ai consumi prodotti né al servizio ricevuto e che sta mettendo in ginocchio le imprese del commercio e del turismo. Ci sono state già proteste in molti comuni in tutta Italia. Per questo – rilancia Marcianò – scriveremo al presidente del Consiglio Renzi e al presidente dell’Anci Fassino per individuare soluzioni”.

 

Serra ripulita dai rifiuti, ora fioccano le multe

L’emergenza rifiuti che ha afflitto la cittadina della Certosa nel corso della settimana sembra essere cessata: il paese è stato ripulito con i cumuli di spazzatura che sono stati rimossi ed il servizio di raccolta differenziata che è ripartito a pieno regime. Dunque, dovrebbero essere finiti i disagi, anche gravi, lamentati da alcune famiglie: c’è chi sostiene persino di aver dovuto fare i conti con la presenza di topi nel rione di Spinetto (in particolare in via Ugo Foscolo e in altre vie parallele a Corso Umberto I). Ma la non felice esperienza, oltre che aver messo a nudo le difficoltà e le imperfezioni del sistema, ha convinto gli amministratori ad adottare una strategia meno permissiva. Nella giornata di ieri sono state comminate oltre una decina di multe per abbandono indiscriminato di rifiuti e per spreco di acqua. Il giro di vite ha avuto luogo dopo il pubblico invito ai cittadini del sindaco Bruno Rosi a collaborare, rispettando orari e modalità di ripartizione dei rifiuti. Con la stagione estiva abbondantemente iniziata, non sono permessi altri errori: nè all’amministrazione comunale nè ai cittadini perchè l’immagine di Serra San Bruno rischia di essere compromessa con conseguenze devastanti anche dal punto di vista turistico.

 

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Serra invasa dai rifiuti, Rosi: "Normalità entro due giorni"

Qualcosa non funziona nel servizio di raccolta differenziata. Perchè diverse zone del paese della Certosa sono rimaste invase dai rifiuti nel fine settimana e, anche oggi, si possono notare cumuli sparsi in molti rioni. È una situazione che causa disagi ai residenti e che scoraggia i visitatori, che si aspettavano di trovare un patrimonio naturale incontaminato. “Abbiamo avuto problemi con il conferimento dell’indifferenziata – afferma il sindaco Bruno Rosi appositamente interpellato sull’argomento – ma contiamo di riportare tutto alla normalità entro un paio di giorni”. I correttivi da porre in essere sono urgenti poichè, oltre a visioni e odori sgradevoli, c’è la controindicazione relativa ai cani randagi che vengono attirati dalla spazzatura. Da specificare, infine, anche lo scarso senso civico di alcuni soggetti che non esitano ad abbandonare ai bordi delle strade pneumatici e ingombranti pur sapendo delle attuali difficoltà.

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