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Maltempo in Calabria, Berlusconi: “Vicino alle popolazioni colpite”

“Siamo vicini alle popolazioni della provincia di Reggio Calabria che stanno vivendo un momento di estrema difficoltà”. È quanto afferma il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi che aggiunge: “vedere strade distrutte, reti ferroviarie strappate dal vento, comuni isolati e invasi dall'acqua desta sconcerto e preoccupazione. Saremo di sprone in Parlamento e sui territori affinché le zone colpite abbiano tutta l'assistenza che meritano dalle istituzioni".

 

Gli italiani in Crimea e la riabilitazione di Putin

Putin riabilita, tra i vari perseguitati dal regime comunista, anche gli Italiani di Crimea. Ma che ci facevano in Crimea degli Italiani? Beh, Lucullo, tra un pranzo e l’altro, vi si recò per annientare uno dei peggiori nemici che ebbe mai Roma, Mitridate re del Ponto; e la Penisola e i dintorni fecero parte dell’Impero nei suoi momenti migliori. Nel Medioevo c’erano colonie di Genovesi, la più importante la Tana. Il dominio turco pose fine, dal XV secolo, a questa presenza italiana. Nel 1855 Cavour, primo ministro del Regno di Sardegna, inviò in Crimea a fianco di Francia, Gran Bretagna e Turchia contro la Russia un contingente di 15.000 uomini, che fecero la loro figura all’assedio di Sebastopoli e alla Cernaia: quando bastava per far sedere il conte al Congresso di Parigi, con quel che ne seguì di Seconda guerra d’indipendenza e annessioni. Il Regno delle Due Sicilie, che aveva la Russia come unica amica al mondo, non assunse alcun atteggiamento, e fu l’inizio della sua inevitabile fine. Sembra che, crollato il Regno, alcuni ufficiali borbonici siano andati a vivere in Russia, e si dice restino alcuni curiosi cognomi. Fu verso la fine del XIX secolo che gli zar sollecitarono un’immigrazione italiana in Crimea, in particolare artigiani. Partirono dal Veneto, poi anche dalle Puglie. Queste piccole comunità s’integrarono nel contesto russo, conservando però la memoria e la lingua, e qualche contatto con l’Italia. Nel 1941, invasa l’Unione Sovietica dalla Germania con la partecipazione attiva dell’Italia (CSIR, poi ARMIR), Stalin considerò ostili anche gli Italiani di Crimea, sottoponendoli a restrizioni e controlli pressanti; come approfittò della circostanza per deportare i Tartari… Ora Putin, con la presenza del suo amico Berlusca, li riabilita, grazie Vladimiro.

 

 

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Salerno: “Sostengo Ruberto come candidato a sindaco di Lamezia”

“La mia posizione è chiara e non è mai cambiata: sostengo Pasqualino Ruberto come candidato a sindaco di Lamezia Terme perché lo ritengo una persona capace di amministrare con efficienza e lungimiranza una delle principali città della Calabria e perché conosco le sue doti e i suoi valori di politico, di amministratore e di uomo”. Lo afferma il consigliere regionale Nazzareno Salerno. “Domani – aggiunge l’esponente azzurro - sarò presente alla sua manifestazione elettorale per sostenerlo con forza e per aiutarlo a diventare il primo cittadino. La coordinatrice regionale di Forza Italia Jole Santelli conosce il mio pensiero che, peraltro, ho avuto modo di ribadirle fino a ieri sera. Non vi è pertanto nessun dubbio su quale sia la mia posizione ufficiale. Chiederò – conclude l’ex assessore regionale al Lavoro - al presidente Silvio Berlusconi di rivalutare la posizione del coordinamento regionale di Forza Italia per una scelta oggettiva nell’interesse del partito”.

ESCLUSIVO / Stefania Craxi si apre a “Il Redattore”

ROMA – Sarà a Serra San Bruno il prossimo 15 febbraio per presentare il libro “Io parlo, e continuerò a parlare” nel quale vengono raccolti quegli scritti dall’esilio del padre Bettino che lasciano trasparire il bisogno di una svolta presidenziale che i tempi, le trasformazioni della società e la realtà politica avrebbero poi imposto all’attenzione dell’agenda politica. Intanto, Stefania Craxi si apre in esclusiva al nostro giornale facendo emergere quel carattere ereditato da chi ha fatto del decisionismo uno stile di governo, ripreso, anche se in maniera in parte diversa, da Silvio Berlusconi. Gli argomenti che affronta con naturale determinazione non possono che essere principalmente quelli della recente elezione del Capo dello Stato e delle riforme. “L’auspicio del nuovo presidente della Repubblica ad avere giocatori corretti – esordisce la Craxi - cozza paradossalmente con il metodo adottato da Renzi nella partita per il Quirinale. Benché il contrasto sia assai stridente non può però essere considerato fortuito. La speranza è che l’intendimento di Mattarella sia, di fatto, la presa d’atto da parte del nuovo arbitro costituzionale della necessità inderogabile che nella partita di governo ed in quella delle riforme, vi sia il rispetto delle norme e delle procedure parlamentari, del ruolo delle opposizioni e delle minoranze e del rispetto delle prerogative di ciascun parlamentare. L’intera vicenda del Colle dovrebbe però indurre ad una riflessione più approfondita e più organica sulla sostanza e sulla natura del processo di revisione costituzionale in atto”. Da questa premessa nasce un ragionamento profondo centrato sull’assunto per cui “lo squilibrio tra i poteri, la difficile governabilità ed un confuso e sterile assemblearismo parlamentare hanno prodotto nel corso dell’ultimo ventennio una pericolosa disaffezione dei cittadini”. Ed è per questo che “occorre intervenire presto su questi punti ed in questa direzione”. In tal senso, ad avviso della Craxi,  “il disegno di revisione costituzionale, la famigerata riforma Boschi, non dà alcuna risposta di sistema ad una crisi profonda, non solo della politica e delle Istituzioni, ma del nostro stesso tessuto democratico. Infatti – spiega con piglio critico - la democrazia si nutre e vive del consenso dei cittadini e questo non si recupererà senza un rinnovamento radicale delle istituzioni, della politica e dei partiti che ne sono i protagonisti. Per farlo, è necessario rivedere il dettato costituzionale e farvi entrare quel soffio di libertà e di modernità vitali per dare al Paese una ‘democrazia governante’, come sostenuto già sul finire degli anni settanta da Bettino Craxi. Ciò non significa recidere le radici della nostra Repubblica; è, al contrario, la necessità di rinnovare l’impegno ed i valori di fondo che sono alla base della nostra Costituzione: partecipazione, libertà, diritti”. Riassumendo: “Tutta l’esperienza viva, la storia stessa dell’ultimo ventennio, dimostra l’esigenza di un sistema presidenziale”. Nessun intervento di pura parvenza fa al caso dell’Italia poiché “le riformicchie che non hanno un largo respiro, non solo non rispondono alle esigenze della nostra democrazia e del Paese, ma rischiano di essere dannose, creare ulteriori vulnus democratici, nuove crisi e crescenti tensioni. Non servono e non possono bastare meri maquillages, serve una ‘grande riforma’ che per i veri riformisti ha sempre significato innanzitutto semi-presidenzialismo”. Per quest’ultimo non s’intende “solo un valido ed efficiente sistema di governo”, ma soprattutto “una terapia d’urto utile ad affrontare e risolvere i nostri antichi mali ed i nuovi vizi, in grado di rigenerare un tessuto democratico profondamente minato, rivitalizzando e restituendo ruolo e funzione ai partiti”. D’altra parte, “non è un caso che la forma di governo presidenziale stia ormai sostituendo quella parlamentare ed è oggi di gran lunga maggioritaria nel globo”. L’analisi è fredda e riconosce le circostanze per cui “in Italia,  attardandoci nella difesa di un parlamentarismo senza partiti, svilito da meccanismi elettorali capestro, da prassi e consuetudini materiali che hanno indebolito e reso subalterno il ruolo dell’assemblea legislativa, abbiamo avuto nel corso di questi anni un presidenzialismo di risulta a costituzione invariata, senza una distinzione di ruoli e funzioni ed i necessari e dovuti contrappesi”. Il suggerimento, invece, è passionale e consiste nell’adattare “la costituzione formale a quella materiale, costituzionalizzando e bilanciando ciò che nella realtà già esiste”. Rilevato che si tratta di “una contraddizione che una personalità dalla forte tensione democratica come Mattarella non può non porsi e non porre all’attenzione del Paese”, la Craxi sostiene che sia proprio questa “la questione tra le questioni con la quale Forza Italia dovrebbe incalzare, in un duello tutto in positivo, la maggioranza di governo ed il suo presidente, i cui atteggiamenti gattopardeschi sono fin troppo evidenti. Bettino Craxi – aggiunge con orgoglio - pose la questione presidenziale con forza e convinzione”.

Il volume, che sarà illustrato a palazzo Chimirri fra meno di 10 giorni, certifica pertanto “la lungimiranza, la capacità di analisi e di visione” di Bettino Craxi che è “rimasta intatta fino alla fine”, ma anche “i ritardi del nostro Paese”. “Rinnovarsi o perire” era il motto socialista che più di ogni altro egli amava. “Fu per lui – come testimonia la figlia - una missione, una condizione d’inquietudine cui dedicò, con impegno e sacrificio, la sua vita” per “il bene ed il progresso dell’amata Italia”.

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Addio a Guenot, fra i fondatori dell’Unical

L’Università della Calabria è in lutto per la morte del professor Jacques Guenot, Ordinario di Geometria e per diverso tempo Preside della Facoltà d’Ingegneria, oltre che fra i fondatori dell’Ateneo rendese. Originario di Losanna, aveva 73 anni, 38 dei quali trascorsi nel campus di Arcavacata. È noto per aver conferito a Silvio Berlusconi, ancor prima del suo ingresso nella politica attiva (1991), la laurea honoris causa.

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