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Nuova scossa di terremoto in Centro Italia

Una forte scossa di terremoto di magnitudo 4.1 è stata rilevata dalla sala sismica dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, all'1,34 della notte scorsa, nella provincia di Rieti. I comuni più vicini all'epicentro sono quelli di Accumoli, Amatrice e Arquata del Tronto, già devastati dal sisma del 24 agosto. La scossa è stata avvertita anche nella provincia di Ascoli Piceno.

Calabria: forte scossa di terremoto nel catanzarese

Un terremoto di magnitudo ML 3.4 è stato registrato alle 18,48 di oggi nella Calabria centrale, tra Catanzaro e Lamezia Terme. Il sisma rilevato dalla sede romana dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia è stato localizzato ad una profondita di 27 chilometri. La scossa è stata avvertita soprattutto a Decollatura, Carpololi, Soveria Mannelli, Guardia Piemontese, Santo Stefano di Rogliano, Cortale, Castrolibero, Colosimi, Marcellinara, Rovito e molti altri comuni. Altri 8 terremoti sono stati registrati, nell'ultima ora in molti centri della Sila catanzarese. In particolare alle 19,09 ed alle 19,30 due sismi di magnitudo 1.9 hanno avuto epicentro nel comune di Cicala.

Rischio terremoto: solo pochi comuni del vibonese hanno un piano d'emergenza, ecco quali

In Italia le sciagure legate alle calamità naturali non sono mai mancate. La fragilità del territorio, nel corso dei secoli, ha determinato catastrofi di tutti i tipi. Negli ultimi anni, poi, la regolarità con si sono succeduti alluvioni e terremoti è stata quasi imbarazzante. Al fine di cercare di prevenire e fronteggiare al meglio le emergenze, con la legge 100 del 2012, è stato “riordinato” l’intero settore della protezione civile. La nuova normativa ha coinvolto direttamente i comuni, obbligandoli a dotarsi di piani d’emergenza finalizzati a gestire la prevenzione dei rischi e le operazioni in caso di calamità. Come evidenziato dal sito della Protezione civile nazionale: “Il piano d’emergenza recepisce il programma di previsione e prevenzione, ed è lo strumento che consente alle autorità di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei beni in un’area a rischio. Ha l’obiettivo di garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita  “civile” messo in crisi da una situazione che comporta gravi disagi fisici e psicologici”. Si tratta, quindi, di un documento imprescindibile la cui importanza è ritornata di stretta attualità in seguito al recente terremoto che ha colpito l’Italia centrale. Un documento che, molto probabilmente, superata la contingenza, tornerà a rappresentare una delle tante inadempienze italiche. A dispetto della norma che ne imponeva ai comuni l'approvazione entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge, in molti casi, i piani d’emergenza non sono mai stati redatti. Tra le regioni più inadempienti, neppure a dirlo, figura la Calabria. A certificarlo in maniera inequivocabile, l’elenco pubblicato sul sito della Protezione civile nazionale dal quale si evince che, dei 409 comuni calabresi, soltanto 219, ovvero il 54% del totale, si sono dotati di un piano. L’elenco, aggiornato al 18 settembre 2015 sulla scorta dei dai forniti dalle Regioni, evidenzia la responsabile negligenza di molti amministratori locali che, incuranti del fatto che i loro territori siano classificati ad alto rischio, non hanno provveduto ad approvare alcun piano. Nel poco esaltante contesto generale, spicca la provincia di Vibo Valentia, il cui territorio è classificato in zona sismica 1, ovvero la più pericolosa. Qualora ci fosse una calamità, infatti, dei 50 comuni che compongono l’area vibonese, soltanto in 4 (5, ove si consideri che, pur non figurando nell’elenco redatto dalla protezione civile, il comune di Dasà ha proceduto all’approvazione del piano il 25 settembre 2012), sarebbero nelle condizioni di mettere in atto le misure contenute nel piano d’emergenza. Gli unici comuni virtuosi, sono Fabrizia, Polia, Serra San Bruno e Zambrone, gli altri, con tutta evidenza, più che ai piani d’emergenza, preferiscono  affidarsi al buon dio ed alla sorte.

Prevenzione terremoti. Dasà, Scaturchio conferma: “Piano di emergenza già esistente, lavoriamo per aggiornarlo”

Gli ultimi eventi sismici hanno risvegliato l’attenzione su un rischio che la Calabria – e segnatamente il Vibonese – corre e che potrebbe avere effetti devastanti. Perdite gravissime in termini di vite umane, che rimangono nella memoria in maniera indelebile. “In 2.500 anni – specifica il Dipartimento nazionale Protezione Civile - l’Italia è stata interessata da oltre 30.000 terremoti di media e forte intensità superiore al IV-V grado della scala Mercalli, e da circa 560 eventi di intensità uguale o superiore all’VIII grado Mercalli. Solo nel XX secolo, 7 terremoti hanno avuto una magnitudo uguale o superiore a 6.5 (X e XI grado Mercalli). Terremoti disastrosi come quello della Val di Noto del 1693 (XI grado della scala Mercalli), o il lungo periodo sismico del 1783 in Calabria (che raggiunse l’XI grado della scala Mercalli), hanno lasciato ferite profonde sul territorio e segni riconoscibili degli interventi di recupero e ricostruzione. Negli ultimi quaranta anni, i danni economici causati dagli eventi sismici sono stati valutati in circa 80 miliardi di euro, a cui si aggiungono i danni al patrimonio storico, artistico e monumentale”. Ecco allora che serve adottare tutte le precauzioni per cercare di limitare i pericoli. “La legge n. 100 del 12 luglio 2012 – viene spiegato sempre dal dipartimento - prevede che entro 90 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento i Comuni approvino il piano di emergenza comunale, redatto secondo i criteri e le modalità riportate nelle indicazioni operative del Dipartimento della Protezione Civile e delle Giunte regionali. Il 12 ottobre 2012 il Dipartimento ha inviato una nota alle Regioni e alle Province Autonome chiedendo una prima ricognizione sulla pianificazione di emergenza comunale. Il Piano di emergenza rappresenta un indispensabile strumento per la prevenzione dei rischi e, quindi, il Dipartimento intende monitorare con attenzione, attraverso le Regioni e le Province Autonome, l’attività di realizzazione e di aggiornamento dei piani da parte dei Comuni”. Per quanto concerne la Provincia di Vibo Valentia, sul sito del Dipartimento figurano solo 4 Comuni adempienti: Serra San Bruno, Fabrizia, Polia e Zambrone. Ma, carte alla mano (delibera n. 25 del 25 settembre 2012),il Piano comunale di Emergenza di Dasà c’è ed è anche stato trasmesso in Prefettura. L’atto, come viene precisato nella stessa delibera, è stato approvato “per evitare gravi danni alla popolazione e alle strutture in occasione di eventi calamitosi” riconoscendo, dunque, che “occorre attuare una politica di previsione e prevenzione finalizzata alla riduzione della vulnerabilità del territorio”. Il sindaco Raffaele Scaturchio rivendica con orgoglio la lungimiranza di quella scelta e ricorda anche che, nel luglio 2013, “è stato inaugurato il Centro operativo comunale”. “Il nostro compito – aggiunge il primo cittadino – è quello di aggiornare ed integrare il Piano che abbiamo elaborato con puntualità e approvato senza perdere tempo. Tengo a puntualizzare la rilevanza di questo strumento che, in particolare, indica la via principale e la via alternativa per la macchina dei soccorsi, le zone più a rischio, le zone di raggruppamento persone, di stoccaggio materiali e individua i disabili e gli anziani che potrebbero maggiormente trovarsi in difficoltà. Inoltre, tutti i punti di interesse sono segnati su una mappa che integra il Piano. Vengono poi elencate tutte le ditte locali che potrebbero fornire mezzi meccanici e non per sgomberare le vie di comunicazione. Su temi di questa portata – conclude Scaturchio – posso quindi sostenere, senza timore di smentite, che Dasà si pone all’avanguardia e che l’amministrazione comunale che ho l’onore di guidare sarà sempre impegnata per tutelare la comunità”.

Terremoto di magnitudo 3.6 registrato in Calabria

Un terremoto di magnitudo 3.6 è stato registrato dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia lungo la costa Calabra sud occidentale in un'area situata alla confluenza delle province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio di Calabria. Gli esperti dell'Ingv hanno rilevato il sisma alle 9,18 di oggi. La scossa è solo una delle tante registrate, tra la notte scorsa e la mattinata di oggi in tutta l'Italia centro meridionale.

Anno 1638, il terremoto dimenticato che devastò la Calabria

Quando si parla di terremoti in Calabria, il pensiero corre quasi esclusivamente al sisma del 1783.  Qualche volta si pensa a quelli del 1905 e del 1908, quasi mai allo sciame che scosse la regione nel 1638. Ancor meno noti, il terremoto del 1184 che devastò la Valle del Crati e quello del 1626 che distrusse Girifalco. Tuttavia, nella storia dei terremoti calabresi, il vero spartiacque è segnato proprio dal 1638 quando, tra marzo e giugno, si sussegue una serie di scosse la cui potenza distruttiva è, per certi versi, maggiore di quelle del 1783. In particolare, per quanto riguarda la parte centro meridionale della regione, gli eventi tellurici del 1638 sono considerati dai sismologi come i più distruttivi tra quelli verificatisi nell’ultimo millennio. Le prime avvisaglie vengono avvertite il 18 gennaio. Si tratta di poca roba, niente di preoccupante, almeno fino al pomeriggio di sabato 27 marzo quando, una scossa dell’undicesimo grado della scala Mercalli, scuote la Valle del Crati e quella del Savuto. I paesi di Carpanzano, Conflenti, Diano, Grimaldi, Mangone, Martirano, Motta Santa Lucia, Rogliano, Savuto e Scigliano vengono letteralmente rasi al suolo. Ma non c’è solo il terremoto. La scossa, infatti, innesca uno Tsunami che si abbatte sul litorale di Pizzo. Secondo la testimonianza del gesuita Giulio Cesare Recupito, il mare si sarebbe ritirato di 2 mila piedi (quasi 4 chilometri) prima d’abbattersi con tutta la sua forza sulla spiaggia. I bilancio del 27 marzo è drammatico, come se non bastasse, il giorno successivo, domenica delle Palme, il terremoto colpisce nuovamente. Questa volta, ad essere devastati sono il Lametino ed il versante occidentale delle Serre dove vengono colpiti Soriano e Monterosso; di Castelmonardo, l’attuale Filadelfia, rimangono solo rovine. Complessivamente, però, l’area interessata dal sisma è molto più estesa, coinvolge 107 centri, 17 dei quali vengono letteralmente rasi al suolo. Non hanno scampo neppure le città. A Cosenza, vengono seriamente danneggiati il Duomo ed il Castello, a Catanzaro 300 edifici devono essere abbandonati. In alcuni casi i danni sono così estesi che i sopravvissuti preferiscono lasciare i vecchi paesi per trasferirsi altrove, come nel caso di Feroleto, dove una parte degli abitanti si trasferisce a valle e fonda Feroleto Piano, l’attuale Pianopoli. Lo sciame sismico, seppur con intensità più lieve, va avanti per tutto il mese d’aprile e provoca più paura che danni. Gli effetti delle scosse principali producono conseguenze durature anche nel paesaggio e sull’ambiente naturale. Un esempio fra tutti, l’impaludamento dell’area compresa tra i fiumi Amato ed Angitola per la cui bonifica bisognerà aspettare il 1928. Per quanto riguarda, invece, le conseguenze generali, un quadro attendibile è tracciato da Ettore Capecelatro, il consigliere del viceré di Napoli, Ramiro Felipe Nuñez de Guzmàn, il quale viene nominato plenipotenziario per le province calabresi. Una sorta di commissario incaricato di gestire l’emergenza. Secondo la relazione redatta da Capecelatro, il terremoto ha causato la distruzione totale o parziale di 13 mila case e la morte di 9.571 persone. Una stima, probabilmente, errata per difetto, tanto che nella relazione inviata alla corte di Madrid, dalla quale dipende il vicereame di Napoli, il numero delle vittime sfiora le 30 mila unità. Si sta completando la stima dei danni quando, l’8 giugno, un nuovo terremoto colpisce il versante orientale della Sila. Secondo la relazione di Capecelatro, il nuovo evento sismico distrugge 6 paesi e ne danneggia altri 15. Oltre ai danni ai centri abitati, il terremoto modifica la geografia di una vasta area. Come riporta Agazio Di Somma nel suo “Historico racconto de i terremoti della Calabria dall’anno 1638, fin’anno 1641”: “ Dal confine di Policastro fin'all'estrema parte della montagna, che chiaman Sila, alla volta di Tramontana, si abbassò per trè palmi dall'un lato il terreno, per lo spazio di sessanta miglia, con diritto solco stendendosi, e quel, che riesce di maggior maraviglia, si diffuse con ugual tenore, non meno nelle più basse valli, che nelle più alte montagne; Fu qui similmente osservato, che da quelle voragini esalava fuora fetor di solfo, e che per alcune sere, che precessero al terremoto”.

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Terremoto: paura in Umbria, nella notte registrata una scossa di 4.3 di magnitudo

Ennesima scossa di terremoto in centro Italia.  Questa volta ad essere interessata è la provincia di Perugia, dove, alle 3,34 della notte scorsa, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ad una profondità di 11 chilometri,  ha registrato un sisma di magnitudo 4.3. La scossa è stata chiaramente avvertita soprattutto a Norcia dove molte persone sono scese in strada per la paura, al momento non risultano feriti. Ci sarebbero stati alcuni crolli di piccola entità sulle mura antiche della città e in altri punti già danneggiati. Altre scosse d'intensità minore si sono susseguite nel corso della notte.

Terremoto: rischio anche in Calabria, l'INGV prevede sismi 30 volte più potenti di quello di Amatrice

Allarme terremoti in Italia. Gli esperti prevedono, infatti, nuovi eventi tellurici con energia 30 volte superiore a quello che ha raso al suolo Amatrice. Non si azzardano previsione sul dove o sul quando la terrà tornerà a tremare. L'unica certezze è che accadrà ancora. L'allarme è stato lanciato dal sismologo Antonio Piersanti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che, all'Adnkronos, ha dichiarato: "I terremoti degli ultimi anni hanno portato in sé delle grandi tragedie, con un elevato numero di vittime, ma purtroppo la Terra ci sta dando degli avvertimenti perché in Italia avverranno dei terremoti più forti di questo. Abbiamo la certezza che arriveranno a magnitudo 7, che equivale a un fattore + 30 di energia liberata rispetto a una magnitudo 6.0 come quello di Amatrice". "I sismi che sono attesi - ha aggiunto Piersanti - saranno, per intensità simili a quello dell'Irpinia nel 1980, al sisma di Messina e Reggio Calabria nel 1908". Qualora ce ne fosse stato bisogno, la mappa della pericolosità sismica redatta dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, evidenzia che tra le regioni ad altissimo rischio figura anche la Calabria.

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