Violenza sessuale: arrestato un operaio 54enne

Un operaio 54enne è stato arrestato dai Carabinieri che hanno dato seguito ad un ordine di carcerazione, accompagnato da una misura sospensiva, a carico dell'uomo, destinatario di un provvedimento restrittivo firmato dall'Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari. A.M., infatti, è stato riconosciuto responsabile di violenza sessuale. L'episodio a lui addebitato risale a sei anni addietro e fu commesso nel tratto ferroviario compreso fra Cariati e Rossano Calabro. La condanna inflittagli è pari ad un anno e quattro mesi di carcere, ma essendo finito dietro le sbarre per più di sei mesi a cavallo fra il 2010 ed il 2011, dovrà espiare la pena residua di nove mesi. Ad arrestarlo sono stati i militari dell'Arma di Petilia Policastro, in provincia di Crotone. 

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S'intrufola in casa e violenta una donna: arrestato dai Carabinieri

I Carabinieri hanno tratto in arresto, in esecuzione di decreto di fermo emesso dalla Procura della Repubblica un uomo di 39 anni, L.C., cittadino rumeno, poiché è risultato responsabile di aver obbligato una connazionale, con violenza e minacce, a compiere e subire atti sessuali, dopo essere penetrato furtivamente nell’abitazione della vittima, a Taurianova. L’arrestato è stato associato presso la Casa Circondariale di Palmi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

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Violenza sessuale: Carabinieri arrestano un 42enne

Un uomo di 42 anni è stato arrestato dai Carabinieri che hanno eseguito un provvedimento disposto dai magistrati della Corte d'Appello di Catanzaro. I reati addebitati a R.C., di Mesoraca, in provincia di Crotone, sono tentata violenza sessuale in concorso e violenza sessuale. Gli episodi di cui è stato riconosciuto colpevole risalgono ad un periodo compreso fra il 1999 ed il 2003. I militari dell'Arma della Compagnia di Petilia Policastro, agli ordini del Tenente Felice Bucalo, completate le rituali procedure, hanno accompagnato il 42enne presso la casa in cui vive e dove sconterà i domiciliari. Espierà una pena residua pari a 3 anni, 3 mesi e 22 giorni. E' stato, inoltre, condannato all'interdizione dai pubblici uffici. 

Roma: ai domiciliari per violenza sessuale tenta di violentare una prostituta

Un 22enne di nazionalità egiziana è stato arrestato dopo aver tentato di violentare una prostituta. A rendere la notizia singolare, il fatto che quando ha cercato di abusare della donna, l'uomo si trovava agli arresti domiciliari perché stava scontando una condanna per violenza sessuale. Il fatto, accaduto a Roma nella tarda serata di ieri, ha avuto inizio quando l'egiziano ha chiesto una prestazione a domicilio telefonando a una prostituta che reclamizzava la sua professione su un sito internet. Giunta a casa del 22enne, la donna è stata aggredita e minacciata con un coltello. Dopo essere stata svestita e palpeggiata nelle parti intime. la ragazza è stata ferita con due coltellate, alla mano ed alla coscia. Divincoltasi e scesa in strada, la prostituta ha chiesto aiuto ad un passante che ha allertato le forze dell'ordine. Intervenuti sul posto, gli agenti del reparto volanti della Questura hanno arrestato l'egiziano con l'accusa di violenza sessuale e lesioni personali aggravate.

Strupro a Roma, arrestato un nigeriano che nel 2009 aveva violentato una bimba

E' stato arrestato dai carabinieri di Roma lo stupratore che la sera del 30 marzo scorso aveva violentato una ragazza in un parcheggio pubblico situato nella zona nord della Capitale. L'uomo, un 30enne di origine nigeriana, è stato individuato grazie all'dentikit diffuso dagli investigatori. Il presunto stupratore, che nel 2009 era stato arrestato per aver abusato di una bambina di sette anni, prima di essere recluso nel carcere di Regina Coeli è stato riconosciuto dalla vittima.

 

Stalking e violenza sessuale ai danni dell'ex fidanzata: arrestato consigliere provinciale

Nella tarda mattinata di oggi, a conclusione di articolate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, la Polizia ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari, con applicazione del dispositivo elettronico "Braccialetto", emessa dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Palmi, su richiesta della Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale, a carico di Rocco Sciarrone, 30 anni, di Gioia Tauro. In particolare, le indagini hanno consentito di accertare, secondo quanto sostenuto dagli investigatori, come Sciarrone, non rassegnatosi alla fine della relazione con la ex fidanzata, l'avrebbe minacciata e molestata attraverso continue, perduranti e reiterate vessazioni di ordine fisico e psicologico (consistenti in minacce, anche di morte, percosse, pedinamenti, danneggiamenti e lesioni), mostrando, riferiscono gli inquirenti un’incontenibile, pericolosa e violenta gelosia, nei confronti della donna, in modo da cagionarle un perdurante stato di ansia e di paura, tale da ingenerare nella stessa un fondato timore per l’incolumità propria e dei suoi familiari e tale da costringerla ad alterare le proprie abitudini di vita. L’uomo, affermano i titolari dell'indagine, avrebbe posto in essere una condotta spregiudicata, compulsiva e ossessiva finanche nei confronti della Polizia innanzi ai quali si è presentato più volte mentre stavano raccogliendo sommarie informazioni delle persone informate sui fatti. E ancora, dalle indagini si è accertato, a parere di coloro i quali hanno condotto l'attività investigativa, come l’uomo, in una circostanza, la scorsa estate, in preda a ossessiva gelosia, avesse costretto la donna a subire atti sessuali contro la sua volontà. La donna da alcuni anni, è il convincimento di coloro i quali hanno indagato sulla vicenda, viveva in uno stato di terrore in quanto era ormai continuamente molestata e minacciata dall’uomo, che nella sua ossessione per lei aveva posto in essere svariati atti persecutori: le aveva cancellato le amicizie maschili dal social network Facebook su cui la donna era registrata; le imponeva di non indossare abiti aderenti e di non voltarsi a salutare le persone; la pedinava e le vietava di incontrare altre persone; la ingiuriava pesantemente; la minacciava di morte; a seguito di un litigio l'avrebbe percossa violentemente; in un’occasione le ha rotto il telefono cellulare; in un’altra occasione le avrebbe preso il telefono cellulare per controllarglielo per poi trattenerlo; in un’ulteriore occasione l'avrebbe gettata a terra e percossa violentemente con pugni e calci; in un’ulteriore occasione per futili motivi l'avrebbe percossa sferrandole un pugno al volto che le ha procurato lesioni; in un’altra occasione l'avrebbe percossa, minacciandola di non riferire l’accaduto a nessuno; in più avrebbe minacciato i congiunti della donna a consegnargli i cellulari; in altra circostanza l'avrebbe minacciata di pubblicare dei video intimi che la ritraevano; inoltre, si sarebbe presentato nel cuore della notte presso l’abitazione della donna accusandola (falsamente) di fronte ai genitori di avere una relazione con un altro uomo. Rocco Sciarrone, attualmente, ricopre la carica politica di Consigliere provinciale di maggioranza appartenente al P.R.I. della Provincia di Reggio Calabria. 

 

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Falsa testimonianza in un processo per violenza sessuale: condannati prete e suora

Sono stati riconosciuti colpevoli di aver reso falsa testimonianza durante un dibattimento processuale un prete ed una suora che i giudici della Corte d'Appello di Reggio Calabria, come già avevano fatto i colleghi del primo grado, hanno condannato. La vicenda giudiziaria è quella relativa alle violenze sessuali di cui si sono resi autori alcuni ragazzi dai San Martino di Taurianova. Condotte barbare di cui fu vittima la povera A.M.S. e di cui Don Antonio Scordio e Suor Mimma Rizzo erano a conoscenza, senza tuttavia ammetterlo.  

A gennaio vittima di tentato omicidio, ieri arrestato per maltrattamenti e violenza sessuale

Nella serata di ieri, la Sezione Omicidi della Squadra Mobile, a conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti del cittadino marocchino Mourad Chhaibi, ritenuto responsabile di reiterati maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale aggravata nei confronti della moglie, anch’essa di origini marocchine, entrambi da molti anni residenti a Reggio Calabria. Le indagini - che hanno preso il via da quelle effettuate dalla Squadra Mobile sul tentato omicidio posto in essere secondo la ricostruzione degli inquirenti, nello scorso mese di gennaio, da Filippo Cassone nei confronti di Chhaibi - hanno consentito di tracciare, a carico del cittadino marocchino, un quadro indiziario grave, tanto da indurre il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria ad accogliere la richiesta della misura cautelare della custodia in carcere formulata dai magistrati e a disporre, conseguentemente, la misura coercitiva carceraria nei suoi confronti per i ripetuti maltrattamenti - e anche per violenza sessuale - a cui avrebbe sottoposto sua moglie durante il matrimonio.  La donna - che sarebbe stata vittima per anni di molteplici condotte violente del marito, consumate in ambito familiare, a causa delle quali, in più di un’occasione, è stata costretta a dover ricorrere alle cure mediche - non ha mai avuto la forza di denunciare i fatti che era costretta a subire, anzi ha taciuto ai medici che l’hanno curata la causa reale dei segni delle percosse che recava sul corpo. Chhaibi, nella serata del 22 gennaio scorso era stato vittima di tentato omicidio posto in essere, a parere degli inquirenti, da Filippo Cassone, reggino di 34 anni, attualmente in carcere per quel delitto, maturato nel delineato contesto familiare dei coniugi marocchini, fortemente caratterizzato da episodi di violenze e maltrattamenti, che avevano determinato la separazione di fatto di Chhaibi da sua moglie e l’avvicinarsi di quest’ultima a Filippo Cassone, con il quale aveva allacciato una relazione sentimentale. Dopo il tentato omicidio di Chhaibi, gli inquirenti hanno svolto mirati accertamenti in ordine agli episodi di maltrattamenti e violenza subiti dalla donna marocchina, da cui sono emersi gravi indizi di reità a carico dello stesso, posti a fondamento della misura cautelare in carcere richiesta dalla Procura della Repubblica ed eseguita nella serata di ieri dai poliziotti della sezione specializzata nel contrasto dei reati contro la persona, in danno di minori e reati sessuali della Squadra Mobile.  

 

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