Certosa, ricordato Dom Basilio. Principe: "Manca poco e vicino ci fanno un condominio"

In quella famosa cella “E” della Certosa di Serra san Bruno c’era ogni cosa. Ma soprattutto c’era Dom Basilio Caminada (L'Aja, 1920 - Certosa di Serra San Bruno, 1996) che è da considerare tra le figure più "luminose" presenti, nel corso del '900, nella Certosa di Serra San Bruno. Bibliotecario e archivista della Certosa per un trentennio,  Dom Basilio è stato un infaticabile studioso di San Bruno e della storia certosina, un grande innamorato di Dio, un uomo di preghiera, che, seppur colpito in giovane età da una grave malattia, ha testimoniato con la sua vita di fede e di studio la pregnanza dell'espressione paolina "Spes contra spem". Dal suo eremo certosino ha intrattenuto rapporti con alcune parti significative della cultura storica italiana ed europea. Di tutto questo si è parlato durante l’incontro che si è tenuto nella sala conferenze del Museo della Certosa. A prendere la parola il parroco Don Leonardo Calabretta che ha ricordato come «Padre Basilio prima di cambiare nome si chiamava Leonardo, era il mio confessore e spesso mi chiamava perché aveva bisogno di studiare alcune fotografie di alcune località calabresi che io gli andavo a scattare. Ho imparato due cose da lui: cercare Dio come verità come sacerdote e nella storia, nei documenti storici di cui era appassionato». Ad inquadrare quello che tutti hanno ricordato come Padre Basilio è intervenuto lo storico Tonino Ceravolo che ha sottolineato la «personalità poliedrica e notevole» di questo particolare certosino. «La sua presenza – ha rievocato Ceravolo - può essere ricordata nel giallo "La scomparsa di Majorana" di Leonardo Sciascia. Dalla Certosa Dom Basilio fu in grado d'intrattenere relazioni con la cultura storica e religiosa del suo tempo, ma il suo sogno era quello di scrivere una storia di San Bruno rispetto alla quale esistono degli appunti sparsi. Sulle tracce del primo insediamento eremitico certosino a Santa Maria del Bosco mise appunto un esempio di archeologia monastica». Ma cosa sorprendente è che «gli interessi Dom Basilio andarono a finire in alcune tesi di laurea che naturalmente vennero pubblicate col nome del laureando». A lui inoltre si devono «la scoperta del manoscritto di Tromby e autore del Codice diplomatico della Certosa». Ma la voglia di scrivere e intrattenere relazioni culturali non rimaneva rinchiusa nella cella “E” e spesso Padre Basilio “firmava” alcuni scritti con “A. C.”. «Altrettanto importanti – ha detto Ceravolo - erano le 40 osservazioni effettuate alla pubblicazione della Storia dell'Ordine certosino di Dom Maurice Laporte». Il direttore del Museo della Certosa, Fabio Tassone, ha vissuto per un periodo a stretto contatto con Padre Basilio: «Ebbe una vita caratterizzata dalla malattia (sclerosi multipla), accettata sempre con tenacia e senza mai protestare. L'osservanza della Regola sempre vissuta nella piena continuità, aveva un carattere forte e con qualche spigolo. Ma di certo Dom Basilio era una persona con una intelligenza al di fuori del comune, tanto da riuscire a riordinare tutta la biblioteca che era la sua palestra di spiritualità ed erudizione. E quando diminuì l'ansia storica aumento' quella spirituale». Il docente universitario, Ilario Principe, il primo pubblicare delle opere sulla Certosa di san Bruno ha portato la testimonianza del suo rapporto con Padre Basilio che si può trovare in quello che lui è diventato e che può essere rinchiuso in due parole: onestà e rigore. «Ho avuto una frequentazione con Padre Basilio di forse 20 anni, - ha detto Principe - ero l'unico docente universitario con cui riusciva legare. Ero inoltre un laico». Ma Padre Basilio era uno studioso autodidatta e il suo “problema” era quo di riuscire ad essere quello che non poteva essere, perché era un certosino e non poteva firmare nulla». Poi una nota giustamente polemica: «Negli anni 80 la Certosa rischiò la chiusura perché fu stretta da una morsa di mondanità, qui manca poco che fanno un condominio di due piani con veduta sulla Certosa. È pur tutta via in questo abbraccio Dom Basilio era riuscito a trovare il suo modus vivendi». I capi scout Michele Vinci e Pino Giaimo, infine, hanno parlato del rapporto di Padre Basilio con lo scoutismo di cui fece parte e della sua conoscenza con il fondatore Baden Powell.

 

 

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