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Svolta nel processo di sviluppo: certificata la qualità dell’abete bianco delle Serre

È un’occasione unica per un territorio dal passato glorioso, ora in cerca di riscatto. Il progetto “Integrazione della filiera Foresta legno delle Serre mediante valorizzazione del legno per usi strutturali” è lo strumento potenzialmente in grado di generare sviluppo per effetto della valorizzazione delle risorse locali. Infatti, con l’entrata in vigore delle Norme Tecniche per le Costruzioni (1° luglio 2009), il legno, per la prima volta in Italia, è stato equiparato a tutti gli altri materiali da costruzione. Ed essendo obbligatorio (dal 1° gennaio 2012) apporre il marchio CE sul legno massiccio ai sensi del Regolamento europeo dei Prodotti da Costruzione, occorre classificarlo in base alla resistenza. Nello specifico, devono essere definite le caratteristiche meccaniche e deve essere attribuita una classe di resistenza secondo la norma EN 338:2009 in modo da consentire al progettista di disporre dei profili di resistenza del materiale strutturale certificato proveniente da aree geografiche omogenee. La presentazione dei risultati del progetto - finanziato dalla Regione Calabria nell’ambito della Misura 124 del Psr 2007/2013 e condotto grazie alla sinergia fra Istituzioni di Ricerca (Accademia italiana di Scienze Forestale, Università della Calabria e Università di Firenze), Proprietari boschivi pubblici (Comuni di Serra San Bruno, Spadola e Brognaturo) e privati (Società agricola “La Foresta” srl e Società agricola “La Nuova Ferdinandea” ss) – presso palazzo Chimirri, ha permesso di scoprire interessanti prospettive per l’abete bianco, tipico delle aree interne del Vibonese e del Reggino. Dopo l’introduzione del vicesindaco di Serra Walter Lagrotteria ed i saluti dei sindaci di Spadola, Giuseppe Barbara, e di Brognaturo, Giuseppe Iennarella, e dei rappresentanti delle società agricole “La Foresta”, Tony Poletto, e “La Nuova Ferdinandea, Domenico Galati, è stato il responsabile scientifico del progetto, professor Marco Fioravanti, a sottolineare la rilevanza della silvicoltura in quanto attività dalle basi scientifiche che coniuga “le necessità della comunità” con “le funzioni biologiche che il bosco svolge”. Illustrata la recente crescita del settore dell’edilizia con il legno, in controtendenza rispetto ai tradizionali metodi concentrati sull’uso del cemento, il docente dell’Università di Firenze, ha precisato che “tutto il legno per impieghi strutturali deve essere classificato secondo la resistenza, prima della sua messa in opera” specificando che “attualmente soltanto 5 legnami nazionali sono legalmente utilizzati nelle strutture: abete, larice, castagno, pino laricio e douglasia” ed ha insistito sul fatto che “oltre al prodotto, sono importanti i servizi e la comunicazione”. Inoltre, ha invitato a “recuperare il valore identitario del territorio”. Il professor Francesco Iovino ha spiegato che per bosco non s’intende “un agglomerato di piante” ma “un sistema biologico complesso capace di soddisfare contemporaneamente un insieme di funzioni” puntualizzando che “la gestione forestale sostenibile è una mediazione tra interessi produttivi, necessità ambientali ed esigenze sociali”. “Le diversità delle tipologie fisionomiche dei boschi delle Serre – ha aggiunto – rappresentano una ricchezza biologica, paesaggistica e culturale, un’importante risorsa per lo sviluppo della Filiera legno (produzione e certificazione) e un’opportunità per le popolazioni residenti (nelle Serre ci sono 5.000 ettari di boschi in cui è presente l’abete bianco in compartecipazione con il faggio)”. I dettagli dello studio sono stati illustrati dal professor Marco Togni che ha confermato che i test sono stati effettuati su circa 1.000 segati, con oltre 40 mc di legno, suddivisi in blocchi di tre sezioni di riferimento a spigolo vivo. Ribadito che oggi il legno “ha la stessa dignità degli altri materiali da costruzione”, Togni ha ricordato che vige “l’obbligo di certificazione dei Prodotti da costruzione (classificazione secondo la resistenza)” e che la progettazione avviene con “il Metodo semiprobabilistico agli stati limite che prevede l’impiego dei valori caratteristici di resistenza del legno in dimensione d’uso”. “Lo scopo del progetto – ha poi confermato – è quello di creare un sistema di associazione della qualità e di un sistema della rintracciabilità” per ottenere il marchio CE. L’esame dei risultati dei parametri valutati (densità, elasticità, resistenza) ha permesso di ottenere le classi di attribuzione C18, C24 e C30. In sostanza, è una svolta per il ruolo dell’abete bianco delle Serre e, indirettamente, per l’abete italiano. Ciò, come ha evidenziato il dirigente generale del Dipartimento regionale Agricoltura Carmelo Salvino, avrà “ricadute commerciali fondamentali per la Calabria”.

 

 

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