Sciabaca17: prima giornata, “Il viaggio più complesso di una casa editrice è quello verso la contemporaneità”

Soveria Mannelli – Conclusa la prima giornata di “Sciabaca 2017”, festival di Rubbettino editore a Soveria Mannelli. Gli incontri, che hanno interessato diverse location del paese, hanno visto ampia partecipazione. Diversi i media partner e le associazioni culturali che in base alle proprie caratteristiche hanno offerto il proprio contributo, e la propria presenza. Dopo la mattinata dedicata alle minoranze linguistiche, si è passati ai viaggi, alla Calabria, al Mediterraneo, all’erranza e all’antropologia, attraverso un doppio incontro parecchio suggestivo, nello spazio della Stazione Ferrovie della Calabria con la giornalista e scrittrice Annarosa Macrì prima, e l’antropologo Vito Teti dopo.

“La Rubbettino riesce a far volare i libri – commenta la Macrì – intercetta idee e parole che vengono da un altrove”. Parte da una breve storia della casa editrice, Annarosa Macrì, per mettere in evidenza quelle utopie concrete e possibili grazie alla forza dell’essere visionari. “Poi occorre fermarsi – prosegue – cercare nuova linfa per il futuro”. La stazione, luogo dell’incontro, non è un luogo a casa.  Ed è così che Sciabaca, nella sua seconda edizione, intende mettere insieme in una miscellanea di temi letterari la sua vera essenza. Partecipazione, esperienze, sguardi, libri, arte, natura, storie. Storie di partenze e di ritorni. “È da questa stazione – ricorda – che partivano le prime riviste. Ricordo Tonino Perna quando mi disse ‘C’è un pazzo che ha pensato di fare dei libri in un paese di montagna”. Passa poi all’importanza della letteratura, e fa distinzione fra romanzi e saggi traendo più importanza per i primi, filtro attraverso cui leggere il presente. “Una società non in grado di raccontarsi è malata – dice ancora – afflitta da un analfabetismo che rasenta la morte, il viaggio più complesso di una casa editrice è quello verso la contemporaneità”. Secondo la Macrì insomma, le case editrici devono guardarsi intorno, abbandonare il filone di quello che è stato, la contemporaneità non è data solo da libri sulla mafia. C’è il vino d’hoc e nello stesso modo il film o romanzo di mafia d’hoc. L’invito della giornalista “Le case editrici aprano le porte solo alle storie vere delle sue valli e delle sue montagne”. 

Con la collana “Che ci faccio qui” narrativa, saggistica, noir, insieme a Rubbettino abbiamo fatto una scommessa. Vedere cioè se nelle zone di confine, nelle periferie non si possano trovare nuovi linguaggi in grado di raccontare la Calabria e il Sud – così in apertura Vito Teti – a proposito di Terra Inquieta di cosa potrei parlare dunque se non della mia inquietudine”? Le rughe descritte da Teti, dietro cui si evince un grave spopolamento dei paesi delle aree interne, sono le stesse di quelle vissute dai miei figli, eppure non sono più le mie. Adesso quelle porte sono chiuse”. Una nuova generazione che non ha la nostalgia del passato, il peso della storia dei migranti. Tutto adesso è diverso, anche le campagne e gli orti. Restando coerente alle parole della Macrì, quella attuale, secondo l’antropologo da cui muove l’essenza del pensiero di Alvaro, è una Calabria profondamente mutata. E sui nuovi libri contemporanei, Teti aggiunge “Le tragedie greche avevano altri colori, le Anime Nere non raccontano la vicenda dello spopolamento”. La fine della civiltà contadina verso la terra inquieta di mobilità che appartiene alla storia alla geoantropologia di questa regione. “È necessario leggere e narrare con diversi linguaggi il presente – conclude Teti – interrogarsi sulle nuove inquietudini”. Ciò infatti può indurre a considerare la nostalgia in modo del tutto costruttivo e critico, senza più avvertire l’esigenza di distinzioni intorno a temi di partenze e restanze. 

Dopo la Stazione Ferrovie della Calabria si è proseguiti verso l’ex Industrie Rubbettino, luogo storico della casa editrice, per l’inaugurazione delle mostre “Visioni di Calabria” con Hiske Mass e Bruno Tripodi. “Sono felicissima di essere qui stasera – afferma Hiske Mass in assenza per problemi di salute di Nik Spatari – grazie per aver coinvolto il MuSaBa, un laboratorio iniziato nel ’66 che continua a lavorare soprattutto con le scuole”. La serata si è conclusa con “Malura” il concerto di Cataldo Perri e lo Squintetto presso Largo ai giovani, piazza sul Corso Garibaldi.

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