Con l'assedio di Gaeta, il 13 febbraio 1861 finisce il Regno delle Due Sicilie

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Dopo il Volturno, quando in qualche modo la guerra poteva prendere una piega diversa ma Francesco e Ritucci si ritirarono, il nuovo comandante, Salzano, propose la guerriglia; quella che poi si scatenerà, ma senza coordinamento, nel cd brigantaggio. Francesco, illuso di qualche mediazione o intervento, decise di chiudersi in Gaeta.

 L’antichissima fortezza, nei secoli, aveva resistito a molti assedi. Era tuttavia poco e nulla ammodernata per un resistenza passiva; e poco armata per una attiva. Le truppe borboniche, circa 15.000 uomini, erano troppe per un assedio e troppo poche per eventuali sortite.

 L’esercito sardo, comandato dal Cialdini, aveva un compito molto preciso, il “Fate presto”, dettato da Napoleone III. Presto, prima che scoppiasse qualche complicazione internazionale dall’esito imprevedibile; e prima che si dovesse temere l’insurrezione popolare mentre Francesco era ancora nel territorio del Regno.

 Contraddittorio come spesso, l’imperatore tenne però una squadra navale al largo di Gaeta, e impedì l’attacco dal mare.

 Per accelerare i tempi, i Sardi disponevano di una potente artiglieria terrestre, i cannoni rigati Cavalli, che, senza poter essere contrastati, colpivano con effetti devastanti.

 Il 19 gennaio si ritirò la squadra francese, e Persano poté attaccare dal “fronte di mare”. Si erano unite a lui da tempo le navi napoletane, potente e inutile forza navale del Regno.

 Due sortite, volute dal generale Bosco, mostrarono il valore dei soldati borbonici, ma senza effetto. Era quel valore che non si era potuto mostrare in Sicilia e al Volturno, a causa dell’imbecillità dei generali e del carattere mite del re. Sarebbe stato necessario battersi sul campo, e non disperatamente e quando era troppo tardi.

 Al bombardamento si aggiunse il tifo, causando malattie e morti. Si avvicinava la fine, secondo le vecchie regola del Vauban, che obbligavano una fortezza a resistere per l’onore, ma non oltre un ragionevole limite.

 Il 13 febbraio la fortezza si arrese ai soli fini militari, senza implicazioni politiche. Una nave francese condusse Francesco II a Roma, ospite di Pio IX, ma anche in questo caso senza alcuna valenza politica, e in quanto Farnese, non in quanto re che rivendicava legittimità.

 Di fronte al fatto compiuto, e avvalendosi formalmente dei plebisciti, il 17 marzo Vittorio Emanuele venne proclamato re d’Italia, con implicita abrogazione di tutti i precedenti titoli suoi e altrui. 

 Iniziava intanto la guerra vera, quella dei briganti borbonici, che durerà molti anni.

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