ESCLUSIVO / Stefania Craxi su Sigonella: «Torniamo alla politica. Le primarie così fanno sorridere»

La “Notte di Sigonella”, che ha fatto seguito al sequestro nel 1985 dell’Achille Lauro, una nave italiana, ad opera di terroristi palestinesi durante il quale venne ucciso un cittadino americano, fu causa di enormi tensioni tra Italia e Stati Uniti e a molti anni di distanza, è rimasto un episodio di grande impatto politico e sociale. L’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi si trovò di fronte ad una situazione difficile e costellata da continui colpi di scena. Scontri e trattative furono il pretesto per ridiscutere con politici nazionali ed alleati i tanti nodi di politica internazionale ed interna che stavano venendo al pettine. E quanto è successo ce lo racconta lo stesso Bettino Craxi, protagonista indiscusso di quei giorni, attraverso il libro “La notte di Sigonella” che è la storia di un orgoglio nazionale riscattato e non ancora dimenticato. Una storia politica ingombrante per i politici contemporanei che dei giganti delle “Prima repubblica” non hanno la statura intellettuale e, visto come stando andando le cose, nemmeno quella morale. Ne abbiamo parlato con la figlia dello statista scomparso ad Hammamet, Stefania Craxi in occasione del libro con le memorie del padre Bettino discutendone a tutto campo.

Onorevole, io inizierei col chiedere quel’è l’eredità politica che Craxi ha lasciato all’Italia?

«Craxi ha lasciato in eredità la visione di una politica lungimirante fatta di coraggio e di amore per la gente, la visione di una società pacifica e tollerante dove prima di dare del criminale ad un avversario politico ci si pensa due volte e dove si lavora per creare sviluppo e progresso tenendo alto il senso della comunità e della Nazione».

Esiste nello scenario di oggi qualcuno che possa somigliare a suo padre dal punto di vista politico o che ne possa interpretare l’eredità politica?

«Assolutamente no!».

Chi era politicamente Bettino Craxi ?

«Era innanzitutto un democratico, prendeva decisioni da solo ma dopo molte riflessioni ed ascoltando tutti. Qualcuno diceva che era arrogante, in realtà era soltanto una forma di timidezza, Craxi era un uomo umile tra gli umili ma senza nessun complesso d’inferiorità nei confronti dei potenti della Terra e la Notte di Sigonella lo testimonia. Vorrei aggiungere che Craxi è l’unico politico italiano che durante gli anni della Guerra fredda non ha avuto compromissioni con servizi segreti occidentali e neanche con i servizi segreti dell’Est. Non come questa classe politica che è al servizio di potentati stranieri più o meno visibili».

La “Notte di Sigonella” è tutt’ora ricordata come un momento di orgoglio nazionale.

«Craxi dimostrò con quel suo diniego coraggioso che si poteva essere alleati degli Stati Uniti d’America senza esserne servi. E’ scuramente una storia di grande di orgoglio nazionale perché in quel momento l’Italia era una nazione con tutti i suoi diritti e Craxi pretendeva che fosse trattata alla pari dei suoi alleati ed è anche una storia di grande lungimiranza politica. In quel momento Craxi difende il ruolo che l’Italia e il suo governo avevano sullo scenario internazionale di mediazione in tute le crisi che coinvolgevano il Medio Oriente e lui quel ruolo lo difese dicendo che quello era il ruolo dell’Italia».

Craxi fu anche un “visionario” quando denunciò che se le cose fossero continuate in quel modo la politica avrebbe ceduto il passo al potere del capitale finanziario.

«Era un uomo lungimirante e più volte avvertì che venuto meno il primato della politica la finanza avrebbe fatto a pezzi i paesi fragili della eurozona. Cosa avvenuta e che abbiamo sotto gli occhi».

Qual’era il rapporto con il Meridione ed in particolare con la Calabria?

«Noi siamo di origini siciliane, quindi siamo dirimpettai. Craxi ha avuto anche in Calabria un suo percorso politico. E allora il Meridione cresceva al pari dell’Italia che era la quinta potenza polemica del mondo».

In Calabria è ricordato un altro grande socialista, Giacomo Mancini, qual’era il loro rapporto?

«Mancini è stato un grande leader socialista e gli si devono delle importanti realizzazioni in Calabria senza alcun dubbio. Era stato un rapporto non facile perché credo che Mancini non abbia perdonato a Craxi di averlo soppiantato nella segreteria del Partito socialista e quindi nell’ultimo periodo della sua vita ebbe una reazione da anziano stizzoso. Peccato perchè Mancini ha fatto grande la storia socialista calabrese».

Nel concreto, oggi, ci potrebbe essere un ritorno al “craxismo” inteso quale politica riformista?

«Intanto ci dovrebbe essere il ritorno al primato della politica e alla capacità dei partiti di selezionare la classe dirigente, una capacità che i partiti hanno perso. Prima deve ritornare la politica poi forse potrebbe ritornare il riformismo».

Cosa ne pensa delle primarie?

«Può darsi che un domani possano essere un modo per selezionare una classe dirigente politica ma fatte cosi fanno un po’ sorridere».

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