Donna partorisce, da due anni è in coma: anestesista non tollerava suoni dei macchinari
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È finito sui principali media nazionali un caso che sembra costituire la riprova di una sanità – e ancor prima – di una società malata. Da quasi due anni, si cerca di fare chiarezza su una vicenda di una oncologa calabrese che dopo essere entrata all’ospedale “Pugliese” di Catanzaro non ha più fatto ritorno alla normalità della propria casa. Il 6 maggio 2014 la giovane partorisce, ma entra in coma: i medici e l’anestesista non si sarebbero accorti dell’impossibilità della paziente di ricevere ossigeno. I macchinari che indicano tramite specifici suoni la caduta dei valori, secondo le ricostruzioni riportate dal Corriere della sera e dal Tgcom, sarebbero stati “silenziati” su richiesta dell’anestesista che non tollerava quel segnale acustico. Eppure quel suono di cui è stato ridotto il volume avrebbe potuto evitare il coma alla donna. A 23 mesi di distanza il marito ha ancora sete di giustizia e chiede di conoscere la verità: intanto, nell’attesa che la giustizia faccia il suo corso, l’anestesista è deceduta per cause naturali. Ma le indagini proseguono e puntano ad accertare se ci sono delle responsabilità anche in capo ai medici. Secondo alcuni colleghi, l’anestesista avrebbe mostrato un “misticismo esasperato”. Ció che è certo è che una donna, entrata in ospedale per dare alla luce un bambino, si trova ancora in stato vegetativo.
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