Il mistero di Alarico e la leggenda del tesoro sepolto a Cosenza

Vittorio Sgarbi ha decretato che è una leggenda. Non mi pare di aver mai letto che lo Sgarbi sia un filologo, da darci lumi sugli scritti di Isidoro e Iordanes e sull’ipotizzata opera cassiodorea a tale proposito; né uno storiografo; è un critico d’arte, e faccia il critico d’arte. E anche quando Battista Sangineto eccepisce che Iordanes scrive duecento anni dopo, e il ritenuto scritto di Cassiodoro sarebbe di settant’anni dopo la morte del re, l’argomento è palesemente debole, giacché tutta la storiografia, per definizione, parla di qualcosa di passato. In archeologia, l’ultima parola è quella del piccone: se verrà alla luce qualche traccia di Alarico, lo sapremo solo a cose finite. Le fonti antiche sulla morte di Alarico sono una sintetica notizia di Isidoro, che registra solo la morte, genericamente “in Italia”. Più preciso lo storico Iordanes, che si vuole, accennavamo, riassumere un lavoro perduto di Cassiodoro sulla storia dei Goti. Il grande scilletino, come si sa, fu ministro di Teodorico e dei suoi successori: essi erano ostrogoti, uno dei due rami della stirpe gotica. Anche Isidoro, del resto, vive nella Spagna dei Visigoti. Questi, sotto la guida del successore di Alarico, Ataulfo, e di Galla Placidia, lasciarono l’Italia per la Penisola Iberica. Qualche nozione del genere non dovrebbe mancare, se si vuole parlare di storia dei Goti! Riprende la notizia anche Paolo Diacono nella Storia dei Longobardi. Così racconta Iordanes: “Infine entrati in Roma, per ordine di Alarico la saccheggiano soltanto, non la bruciano, come sogliono quei popoli, e non permettono di recare offesa ai luoghi sacri. Uscitine, e provocando la stessa devastazione in Campania e Lucania penetrarono tra i Bruzi; e rimasti lì a lungo, decidono di passare in Sicilia e poi Africa. La regione dei Bruzi è posta all’estremo meridionale dell’Italia; il suo angolo inizia dal monte Appennino, e come spingendo una lingua al mare Adriatico dal Tirreno, preso il nome dalla regina Bruzia. Là giunto, Alarico re dei Visigoti con le ricchezze di tutta Italia, che aveva predato, poi, come si è detto, voleva ottenere una sede sicura attraverso la Sicilia in Africa. Ma poiché non è libero l’uomo di far cosa che non sia secondo la volontà di Dio, quello Stretto orribile fece affondare alquante navi, ne danneggiò moltissime. Respinto dunque da questo funesto evento, Alarico, mentre stava decidendo che fare, colto da improvvisa immatura morte uscì di vita. Piangendolo per grande amore, deviando il fiume Busento presso Cosenza dall’alveo, - infatti, tale fiume dal piede del monte scendendo fino alla città scorre per salutare onda – radunati dunque in mezzo all’alveo le schiere di prigionieri scavano il luogo della sepoltura, e nel seno di quella fossa coprono Alarico con molte ricchezze, e di nuovo facendo precipitare le acque nel loro corso, e perché il luogo non fosse riconosciuto mai, uccidono tutti quelli che lo avevano scavato…” Queste sono le fonti. Le riscoprirono, molti secoli dopo, i romantici tedeschi del XVIII e XIX secolo, nella loro ricerca di radici. Fu celebre la poesia del Platen, tradotta in italiano dal Carducci. Quanto alla tradizione locale, l’Andreotti riprende Iordanes anche citando delle cronache antiche cosentine. Non so se siano state trasmesse leggende popolari genuine, segno di memoria storica. Nuove leggende dotte, non ne servono. Una fugace visita del gerarca nazionalsocialista Himmler s’inquadra nel suddetto fenomeno culturale di riscoperta delle vere o immaginarie antichità germaniche, che portarono altri in Provenza e altri nel lontano Tibet. Niente ci autorizza a valutare addirittura il peso e la qualità dei tesori di Alarico in vita e in morte; o, in base a fantasiosi ragionamenti deduttivi, a dar per certa la presenza nel Busento di simboli religiosi portati via da Roma. Se la sepoltura avvenne davvero, non è necessario pensare che la salma sia stata accompagnata dall’intero immane bottino, e mi si consenta di dubitarne moltissimo: i tesori saccheggiati avranno seguito in massima parte il trasferimento dei Visigoti fino in Spagna. Lì il popolo si divise in molti regni, tutti conquistati nel 711 dagli Arabi: seguirono altri secoli di guerre; ed è facile immaginare quali sorti abbiano subito i preziosi. Tuttavia, la sepoltura di Alarico è verosimile. Essa risponde intanto a riti di cui abbiamo notizia presso tutti i popoli seminomadi e guerrieri, con sepoltura, o altri onori funebri, particolarmente solenni e tragici per il re, con cui il popolo sente un’identificazione religiosa e magica. I morti in genere devono essere accompagnati nel loro trapasso ad altra vita; e se ciò non si compie nelle debite forme, divengono “mìasma” e corruzione della famiglia, del territorio e della nazione. Spesso il re viene seguito da altri morti, alcuni dei quali a volte anche volontari. Erodoto afferma che le mogli del re dei Traci gareggiavano per l’onore di morire con lui. Le spoglie del morto devono essere protette, perché potrebbe impadronirsene chi vorrebbe vilipenderle, o farne un oggetto di teurgie e maledizioni. Ci sono dunque buone ragioni per ritenere verosimile la notizia di Iordanes. Se vera, potrebbe confermarlo una fortunata scoperta; la mancata scoperta, ovviamente, non porrebbe fine a rinnovate speranze.

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Scoperti dai Carabinieri mentre rubavano cavi dell'Enel: arrestati due giovani

Un ventiquattrenne ed un diciottenne sono stati colti in flagrante ed arrestati dai Carabinieri della Stazione di Cosenza Principale. Rispondono del reato di furto aggravato. I militari dell'Arma li hanno individuati in via Bendicenti. I due, armati di cesoie e tronchesi, stavano prelevando cinquecento metri di cavi in rame da una linea elettrica dell'illuminazione pubblica, compresi quelli in fabbrica ottica. Il bottino è stato riconsegnato agli addetti dell'Enel. I giovani attenderanno in camera di sicurezza il processo che sarà celebrato per direttissima. 

 

 

Mezzo chilo di marijuana in casa: denunciato 17enne

I Carabinieri hanno presentato alla Procura per i Minori una denuncia a carico di un giovane di diciassette anni accusato di detenzione di sostanza stupefacente. I militari della Stazione di Cosenza Nord, infatti, perquisendo la sua abitazione, hanno rinvenuto 480 grammi di marijuana.

Operazione "Apocalisse": si è costituito il 28enne sfuggito all'arresto

Si è presentato stamane al Comando provinciale dei Carabinieri il giovane di 28 anni che ventiquattro ore prima aveva evitato la cattura nell'ambito dell'operazione denominata "Apocalisse" che ha coinvolto a Cosenza diciotto soggetti sospettati di appartenere alla cosca Perna.  Alessandro Marco Ragusa, questo il nome della persona costituitasi, dovrà rispondere degli addebiti che gli sono mossi dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. 

Droga, i carabinieri arrestano 19 persone

Coordinati dalla Dda di Catanzaro, i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, stanno conducendo un'operazione finalizzata ad eseguire 19 provvedimenti di fermo emessi nei confronti di altrettanti esponenti della cosca di 'ndrangheta Perna. Secondo gli inquirenti, le persone coinvolte avrebbero gestito il traffico e lo smercio di sostanze stupefacenti in diverse localita' della provincia di Cosenza. Tra i fermati figura anche il 41enne Marco Perna, figlio di Franco, presunto capo dell'omonima cosca, detenuto in regime di 41 bis. Nel corso delle indagini i carabinieri hanno scoperto un deposito nel quale erano custoditi armi e droga.

Studentessa violentata nell'androne di un palazzo: condannato un 22enne

E' stato condannato a tre anni e quattro mesi di carcere il giovane di 22 anni considerato dai giudici della Corte d'Appello colpevole di aver stuprato una ragazza di 25 anni che frequenta l'Università della Calabria. Sulla scorta di quanto accertato dagli inquirenti, i due avevano passato insieme la serata in un pub dove si erano appena conosciuti. Al termine delle ore trascorse nel locale notturno, lui, di Cosenza, la riaccompagnò a casa con un amico. Giunti nell'atrio dell'edificio che ospita l'appartamento in cui risiede la venticinquenne di Catanzaro, si sarebbe scagliato addosso a lei e, sbattutala per terra, avrebbe compiuto la violenza sessuale, sfruttando, hanno ipotizzato gli investigatori, la debolezza della studentessa  che aveva consumato alcol. L'inchiesta che condusse al suo arresto, avvenuto nove mesi fa, fu rapida perché favorita dalla circostanza che il ventiduenne venne individuato da un Carabiniere che sfruttò al meglio le immagini catturate dall'impianto di sorveglianza video installato nel palazzo. Scoperte le generalità del ragazzo, verificò che era un assiduo frequentatore del luogo in cui aveva fatto conoscenza della vittima. Oggi il Collegio Giudicante della Corte d'Appello ha confermato a suo carico la pena inflittagli in primo grado.

Carabiniere morso brutalmente ad una mano da un tossicodipendente

Un Carabiniere, impegnato a tranquillizzare gli animi surriscaldatisi fino al punto di scatenare un litigio furibondo fra un uomo ed una donna, è stato vittima di un'aggressione da parte di un tossicodipendente che lo anche morso ad una mano. L'episodio è avvenuto in piazza Loreto, nel cuore di Cosenza. I militari dell'Arma si erano recati sul posto in seguito ad una segnalazione che riferiva di un violento alterco tra due persone che sbraitavano insultandosi e colpendosi reciprocamente. Il Carabiniere ferito con brutalità dai denti del tossicodipendente è stato subito accompagnato al Pronto Soccorso dell'ospedale "Annunziata" dove è finito pure l'aggressore, per il quale è stato necessario intervenire con sedativi, prima della scontata denuncia. 

Pesta la convivente che si oppone ai giochi erotici: arrestato dalla Polizia

La Polizia ha stretto le manette ai polsi di un quarantunenne accusato di aver assalito e malmenato con violenza la donna, al sesto mese di gravidanza, che convive con lui. All'origine delle selvagge aggressioni, commesse più volte secondo quanto ricostruito dal personale della Questura di Cosenza, il rifiuto opposto dalla vittima a prendere parte a giochi erotici. Dopo averla percossa era solito chiuderla a chiave all'interno di uno stanzino. Le sue condizioni, dopo essere stata picchiata in faccia ed all'addome, erano tali che si è reso necessario l'accompagnamento in ospedale. L'ipotesi di reato a carico del compagno, frequente consumatore di cocaina, è di maltrattamenti in famiglia. La coppia ha due figli ancora piccoli. A far intervenire gli agenti è stata la stessa donna che è riuscita a contattare telefonicamente il 113. 

 

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