Alle 18 la presentazione del libro "Piccoli guerrieri della luce"

Sarà presentato stasera alle 18, presso la sala Giunta della Provincia di Catanzaro, il volume “I piccoli guerrieri della luce”, edito da Rubbettino.  Il libro, nel quale sono raccolte le storie di bambini e genitori che hanno combattuto la loro battaglia contro la cataratta congenita, sarà illustrato dal neonatologo Giuseppe La Gamba, dall’oculista Cesare Focarelli Barone e dal coautore Tonino Cavallaro. L’iniziativa, moderata da Massimo Nisticò, prenderà l’abbrivio con i saluti del presidente dell’Amministrazione provinciale di Catanzaro, Enzo Bruno.

Sharo Gambino: “Il sesso dei gatti e altri racconti”. Rubbettino pubblica la raccolta completa di tutti i racconti

Esce per Rubbettino “Il sesso dei gatti e altri racconti”, una raccolta postuma di tutti i 54 racconti scritti da Sharo Gambino nel corso della sua vita, più un inedito “Il Crocifisso”. Una silloge in cui convivono, e si valorizzano a vicenda, le due fasi letterarie dell’autore: l’ironia alla Jerome e il neorealismo che caratterizza la seconda parte della sua produzione culminata con il romanzo Sole nero a Malifà. Lo scrittore calabrese, a quasi sette anni dalla scomparsa, rivive in questi racconti. Se ne percepisce la voce schietta, l’ironia serafica e il sarcasmo spigliato; ne riecheggia la voce, tra le casupole di mattoni rossi e pietra, tra le stradine sterrate e i paesaggi aridi e fiammeggianti della sua Calabria. E con lui rivive anche una Calabria sconosciuta ai più, nascosta tra le pagine di cronaca e opacizzata dai cliché che una regione complessa come questa si porta dietro. Gambino rifugge dagli stereotipi e contemporaneamente delinea situazioni e caratteri in cui tutti possono rispecchiarsi, per empatia o grazie alla sua straordinaria capacità di rendere i dettagli così definiti da restituire al lettore una realtà comoda in cui immergersi. Comoda per l’immaginazione, ma sottilmente e piacevolmente sbilenca per il retrogusto amaro di certe storie. È qui che si fondono le due anime di Gambino, romantico ed illuminista insieme, ricercatore attento e narratore sublime, realista e magico, raccoglitore di voci sommerse, fine conoscitore della tradizione e della storia. Lontano dalle morali, dagli insegnamenti a piè di pagina, le storie di Gambino hanno una funzione catartica: per l’autore stesso, che attraverso la narrazione raggiunge l’immortalità; per i suoi personaggi, vinti e umili, emarginati e ribelli che con un guizzo, una trovata, o anche solo un’espressione conquistano la rivalsa; per i lettori che attraverso le piccole storie sono condotti, a volte per mano, a volte trascinati con foga, nei misteri della Storia. Gambino riesce a raccontare i luoghi in una molteplicità di colori che dal “locale” passa al “globale” e che chiarisce il rapporto di ogni calabrese con la sua terra, che è poi il rapporto dell’uomo con la sua casa: “Il paese si ama e si odia, ma l'odio raramente è definitivo, aspetta l'occasione per stemperarsi, addolcirsi fino a trasformarsi del tutto e assumere la tinta e la sostanza del suo contrario, com'è di quegli innamorati che finito il bisticcio, chiarito un equivoco che aveva provocato la frattura, tornano ad amare con raddoppiata intensità”



 

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Ancora successi per “Anime nere”

Gioacchino Criaco, autore del romanzo “Anime Nere” (Rubbettino Editore), e Francesco Munzi, regista dell’omonimo film liberamente tratto dal libro, non si accontentano e vanno avanti.

Il loro prossimo appuntamento è previsto per lunedì a Palazzo di Città di Torino, dove incontreranno il pubblico.

“Tutto è partito dal «colpo di fulmine» per il libro di Gioacchino Criaco – racconta Munzi - un romanzo che mi ha catturato, per la carica emozionale e la qualità viscerale della scrittura, in cui si parla di ragazzi che si danno al crimine, senza esaltarne la violenza. Appena l’ho letto ho voluto saperne di più, in seguito, durante la lavorazione, è stato come una Bibbia, anche se, per restituirne il senso, bisognava tradirlo e quindi lo abbiamo re-inventato”.

“Anime Nere”, il film più applaudito della Mostra del Cinema di Venezia, vanta grandi sostenitori come Roberto Saviano: “Ho visto Anime Nere, film necessario, che consiglio. Per guardare in volto, finalmente, ciò che sino ad ora è stato ignorato. La Calabria come metafora di potere.”

Il libro, romanzo d’esordio di Gioacchino Criaco, pubblicato da Rubbettino nel 2008 (tradotto in Francia e a breve in Germania), è stato un caso editoriale sin dal suo primo apparire, capace di suscitare curiosità e dibattiti per l’originalità della scrittura e la prospettiva adottata, interna – come mai prima era accaduto - al mondo della criminalità calabrese, capace di penetrare fin nelle verità più profonde e scomode. Capace di mostrare, in un quadro di insieme, l’ancestralità e l’arcaicità dell’Aspromonte e il mondo modernissimo di Milano, dei traffici, della corruzione. Ovvero il volto oscuro della Nazione.

Il film, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, vincitore del Premio Pasinetti, del Premio Schermi di Qualità e del Premio Akai, ospite di molti festival internazionali e venduto in una dozzina di paesi, ha il dono di aver unito in un coro unanime la stampa di tutto il mondo: acclamato dalla stampa nazionale e paragonato da quella internazionale ai film di Visconti e Coppola, è stato accolto con lacrime e standing ovation dal pubblico alle anteprime in Calabria, dove il film è stato girato, in Aspromonte e nella Locride: 'Anime Nere' è la storia di tre fratelli, figli di pastori, vicini alla 'ndrangheta, e della loro anima scissa. Una vicenda che inizia in Olanda, passando per Milano, fino in Calabria, sulle vette dell'Aspromonte, dove tutto ha origine, e fine.

"Ho girato nel paese che la letteratura giudiziaria e giornalistica stigmatizza come uno dei luoghi più mafiosi d'Italia, uno dei centri nevralgici della 'ndrangheta calabrese: Africo. Quando raccontavo che avrei voluto girare lì, tutti mi dissuadevano dal farlo: troppo difficile la materia, troppo inaccessibile, troppo pericoloso", racconta Munzi. "Ho chiesto allo scrittore di 'Anime Nere', da cui il film è liberamente tratto, Gioacchino Criaco, di aiutarmi. Sono arrivato in Calabria carico di pregiudizi e paure - prosegue Munzi - Ho scoperto una realtà molto complessa e variegata. Ho visto la diffidenza trasformarsi in curiosità e le case aprirsi a noi".

"Ho mescolato i miei attori con gli africesi, che hanno recitato, lavorato con la troupe. Senza di loro questo film sarebbe stato più povero. Africo ha avuto una storia di criminalità molto dura che però può aiutare a comprendere tante cose del nostro paese. Da Africo – conclude Munzi - si può vedere meglio l'Italia”.

Tornano in libreria le poesie dialettali di Mastro Bruno Pelaggi

 

SERRA SAN BRUNO – La voce della ribellione, ma anche la narrazione dei bozzetti di paese, torna a riecheggiare nelle librerie grazie al volume “Mastro Bruno Pelaggi, Poesie” nella versione di Sharo Gambino con introduzione e cura dello storico Tonino Ceravolo, pubblicato dalla Rubbettino in collaborazione con le Distillerie Caffo. Mastro Bruno (Serra San Bruno 15 settembre 1837 - 6 gennaio 1912, alcune volte noto come il “poeta analfabeta” altre, invece, come il “poeta scalpellino”, visse quasi tutta la sua parabola umana a Serra San Bruno, patria anche dell’amico, più volte ministro, Bruno Chimirri. Il poeta serrese faceva uno dei mestieri più duri, appunto lo scalpellino; aveva imparato la vita alla severa scuola della crudezza e aveva improntato la sua esistenza ai principi morali della giustizia e dell’uguaglianza, assumendo il concetto del bene e del giusto quale regola inflessibile di condotta, che osservò con estrema coerenza, senza timore di scontrarsi con l’ordine costituito e con la moralità del tempo. Il volume, scrive lo studioso, «è frutto dell’incontro tra le due maggiori personalità letterarie che il territorio delle Serre calabresi abbia prodotto nel periodo che va dalla seconda metà dell’Ottocento alla fine del Novecento. Il mestiere svolto da Pelaggi – chiarisce Ceravolo – insieme con il fatto che sembra dettasse abitualmente i propri componimenti poetici (“li stuori”) alla figlia Maria Stella, contribuirà in modo determinante a coniare il luogo comune di “poeta-analfabeta”, altre volte declinato sotto la forma più descrittiva di “poeta-scalpellino”, che si era impadronito delle tecniche di versificazione grazie ad una sorta di “sapienza” istintiva, di intuizione poetica naturale, indipendente da qualsivoglia formulazione culturale». Ma è lo stesso Gambino, nella prefazione alla sua raccolta, a tracciare l’opera del Pelaggi: «La tirannide, la prepotenza esercitata dal potente sul povero egli la colpì additandola al disprezzo degli uomini di buona volontà; sbugiardò l’ingannevole parolaio elettorale tendente ad ingannare il popolo costretto all’ignoranza; e denunciò l’ipocrisia di una religione solo apparentemente praticata». Le poesie di Mastro Bruno sono figlie di un “istinto di classe” che nasce dalla consapevolezza che al mondo esistono due categorie di esseri, gli sfruttatori e gli sfruttati, e dalla percezione del poeta serrese di appartenere a quest’ultima. Nelle poesie di Mastro Bruno la Questione meridionale si manifesta non soltanto come testimonianza diretta, ma soprattutto come vicenda umana personalmente vissuta e sofferta che lo conduce, partendo dalla propria esperienza, a fare delle considerazioni e delle riflessioni più generali ed universali che saranno poi alla base della coscienza meridionalistica.

 

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