L'unione civile può essere utile, ma non è un matrimonio

 Si legge che due signori, entrambi maschi, hanno contratto unione civile; i giornalisti disinformati chiamano ciò matrimonio senza che lo sia.

Fin qui, nulla di nuovo, stando alla legge Cirinnà. La novità è che entrambi hanno dichiarato di non provare alcun reciproco sentimento se non una sana amicizia, e tanto meno di essere portatori di tendenze tali da praticare, durante tale loro unione, degli atti erotici l’un l’altro.

Ciò premesso, e chiarita dunque la natura asessuata del rapporto, ha approfittato della legge per regolarizzare una convivenza di mutuo soccorso. D’ora in poi, oltre a dividere le spese, avranno diritto ad assistersi in caso di ricovero ospedaliero, e quant’altro.

 Ecco un caso che i giuristi chiameranno “de iure condendo”: la legge Cirinnà, varata per ragioni di amori omosessuali, sta diventando forse la risposta a delle esigenze create dalla società parcellizzata e individualistica. La casistica di persone sole è assai variegata: vedovi senza figli o con figli lontani; scapoli e nubili ormai anziani e con sempre minori occasioni di socialità; anziani in genere, bisognosi di sostegno; persone di ogni età che per qualche ragione vivono lontane dalla residenza; e quant’altro… Creare convivenze potrebbe essere una soluzione a questo problema sociale.

 Le convivenze però non possono essere affidate ai sentimenti, i quali per loro natura sono volatili e mutevoli, e muoiono come nascono. Come per l’amore in senso classico – un uomo e una donna – così tutte le altre eventuali forme di convivenza devono in qualche modo essere codificate. Lasciamo dunque ogni riferimento sessuale, e studiamo questa nuova fattispecie di struttura sociale.

 Nuova? Beh, è antica quanto il mondo. Per evitare confusioni e sofismi, non parlerò qui delle famiglie diverse da quella mononucleare; ma di forme di convivenza ben note, quali caserme e conventi.

 Una caserma è una convivenza di militari che, o costantemente, o anche solo nell’esercizio delle funzioni, hanno tutti una sola residenza, un solo domicilio, una sola utenza elettrica con bolletta unica che arriva al colonnello e non a ogni singolo militare. Tutti i militari della caserma devono rispettare un comune regolamento circa orari, igiene, cibo… Se un soldato si ammala in ospedale, il colonnello può mandare un ufficiale medico a chiedere notizie.

 In un convento, i monaci hanno tutti lo stesso domicilio, e la stessa bolletta… Se incassano dei soldi per qualsiasi motivo, li versano in una cassa comune, che viene amministrata da un solo priore. Obbediscono a una regola non solo spirituale ma quotidiana. Se un monaco si ammala in ospedale, il priore può mandare un monaco a chiedere notizie.

 La novità sono le convivenze volontarie: due o più persone che, sole per qualsiasi circostanza della vita, si accordano per avere lo stesso domicilio e per delle spese comuni. Un ovvio vantaggio, se si pensa solo agli affitti e quote condominiali e utenze. Se uno si ammala in ospedale, l’altro può andare a chiedere notizie.

 Non è un caso di scuola, è un’evenienza sociale abbastanza diffusa. La giurisprudenza dovrebbe studiare meglio la questione, e regolarla con tutti gli aspetti del caso. Ciò sarà più facile, se si smetterà di parlare di matrimonio per una fattispecie che matrimonio non è; ed è una casta unione civile, spesso molto utile.

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