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Gli incidenti sul lavoro ed il Jobs act a tutele (de)crescenti

Sembra ormai un bollettino di  guerra. Non c'è giorno in cui non accadano incidenti gravi, con morti e feriti sui luoghi di lavoro.

Ieri ai cantieri navali di La Spezia, l'altro ieri alle acciaierie di Padova ed ogni giorno così.

Le vittime sul lavoro sono in costante aumento: l'11 per cento in più rispetto allo scorso anno, che già aveva registrato un aumento rispetto agli anni precedenti.

Ogni impresa, società, ente pubblico o privato, compresi i comuni, con addetti superiore ad un certo numero dovrebbe redigere obbligatoriamente, secondo la legge 81/2008, definita anche testo unico sulla sicurezza, che non è certamente la Bibbia e pertanto eventualmente suscettibile di miglioramento, un proprio Dvr (documento valutazione rischio).

In tale documento, oltre alla descrizione generale dell'impresa e del tipo di attività svolta, vanno elencati i potenziali rischi a cui sono soggetti i lavoratori e le misure di sicurezza adottate per ridurli e, ove possibile, eliminarli.

Il rischio, nonostante venga calcolato in modo probabilistico come il prodotto di due fattori: la frequenza di accadimento di un determinato evento e la gravità del danno provocato, può essere determinato con un minimo di probabilità d’errore.

Perché dunque tanti incidenti sul lavoro?

Delle due l’una o entrambe: tertium non datur.

La prima è che il Dvr venga considerato dai datori di lavoro un documento cartaceo senza alcuna valore tecnico-scientifico; la seconda che il Dvr venga redatto con superficialità.

Non so se esista un nesso preciso tra Jobs Act, da alcuni  molto decantato e da altri denigrato, e sicurezza del lavoro, noto, tuttavia, che sono diminuite le tutele dei lavoratori comprese quelle della sicurezza.

Solo cosi si spiegano i tanti incidenti.

I lavoratori, in una situazione d’incertezza e precarietà lavorativa, non si sentono di reclamare i loro diritti sindacali e men che meno l’applicazione delle leggi sulla sicurezza.

In più anche i controlli da parte degli ispettori del lavoro sono ridotti al minimo per mancanza di personale, e per una legge di riforma, non ancora attuata, che prevede la costituzione di un unico ente ispettivo che accorpi gli ispettorati dell’Inail e quelli dell’Inps.

In una società mai del tutto industrializzata e non ancora post industriale, è difficile far capire agli imprenditori che un incidente ad un lavoratore provoca un danno prima di tutto a loro stessi, poi al  lavoratore ed alla sua famiglia, ed infine alla società.

Agli imprenditori perché formare altri dipendenti comporta costi enormi anche in termini di produttività dell’azienda, al lavoratore perché spesso diventa inabile al lavoro ed alla famiglia, alla società perché i costi dell’invalidità ricadono sull’intera società.

E’ stato calcolato che gli inabili al lavoro incidono per l’1 per cento del Pil.

Oggi con molta facilità si parla di riforme e di leggi senza una valutazione complessiva degli effetti e delle  ricadute che  esse implicano.   

 

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