L'Italia e lo storico legame con l'Eritrea

Premesso e ribadito che la soluzione non è l’immigrazione, ma aiutare gli Africani in Africa, la vicenda della Diciotti, felicemente conclusa con l’accordo tra Governo italiano e Conferenza Episcopale, mi aveva creato un piccolo scrupolo, quando ho appreso che si trattava di Eritrei.

Ogni buon patriota e nazionalista italiano con gli Eritrei ha un debito di gratitudine, una popolazione legata all’Italia per quasi un secolo. Cominciò con l’acquisto privato della baia di Assab dall’Egitto, per farne uno scalo della compagnia Rubattino. Da poco era stato aperto il Canale di Suez. Intervenne lo Stato, che nel 1882 occupò Massaua e alcune aree dell’interno. Il possedimento prese nome di Colonia Eritrea. Si era in un ritorno del neoclassicismo, e veniva naturale il ricordo del greco Ἐρυθρὴ θάλασσα, latino Erythraeum mare, Mar Rosso. Anche l’Abissinia, che l’Italia di allora tentò invano di conquistare, venne classicamente chiamata Etiopia: gli Etiopi (Αἰθίοπες, Bruciata-faccia) già in Omero sono amici degli dei, che ospitano spesso; per Erodoto, vivono fino a 120 anni. A dire il vero, questi Etiopi dei Greci sono piuttosto i Nubiani che gli Abissini.

Fin da questa prima guerra, si segnalarono le truppe eritree (ascari) per valore e fedeltà all’Italia. Nel 1935-6, durante la Guerra d’Etiopia, l’offensiva sul fronte nord venne condotta da due Corpi d’armata nazionali e uno eritreo; reparti regolari indigeni con ufficiali italiani. Gli Eritrei arrivavano al grado di maresciallo maggiore (sciumbasci); e tre di loro erano ancora in servizio attivo in Italia negli anni 1960. Non ho mai sentito o letto di irregolari eritrei, mentre tali erano molti somali, accanto a regolari dubat. Gli zaptiè africani erano a tutti gli effetti Carabinieri, fino al grado di sciumbasci. Le truppe indigene si illustrarono nella battaglia di Culcuaber contro gli Inglesi.

Tolta all’Italia, l’Eritrea fu assegnata all’Etiopia, con la finzione di una federazione. Si rese indipendente nel 1993, sempre in atteggiamento di ostilità con Addis Abeba.
Si sa ben poco della situazione attuale, se non che governa, con pieni poteri, Isaias Afewerki. Una dittatura può essere cattiva, o così così, o buona esattamente come una democrazia può essere così così o buona o cattiva; ma di questo signore eritreo non ci dice niente di preciso nessuno.

Ammesso che l’Eritrea abbia bisogno di intervento, è compito storico dell’Italia. Intervento è una parola dal significato vago, come mostrano le cronache degli ultimi decenni. Purchè sia fatto bene e a fin di bene.

Ci sono ancora degli eritrei che parlano italiano, figli e nipoti di ascari e sciumbasci. Cominciamo la nostra politica africana con l’Eritrea.

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