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Predappio, la politica dei tempi moderni: sindaco Pd istituisce il Museo del Ventennio fascista

Qualche decennio addietro sarebbe stato assurdo semplicemente pensarlo. Nel 2015, tempo di crisi, diviene realtà. Quando ieri l’Adnkronos ha battuto la notizia in molti hanno stentato a crederci. Il sindaco di Predappio Giorgio Frassineti è un esponente del Pd. Osservando i dati diffusi dalla Provincia di Forlì-Cesena, ha notato che i turisti italiani arrivati da gennaio a luglio sono cresciuti del 212% rispetto al 2014 e che le presenze di visitatori provenienti da oltre confine sono schizzate su del 900%. I motivi di questo decollo? "Gli stranieri – secondo il primo cittadino, che riveste questo ruolo da 6 anni - sono attratti principalmente dalla cittadella del vino e dal nuovissimo resort immerso nelle vigne, aperto da neanche un anno dall'azienda Condè, poi una volta qui scoprono la storia della città e di Mussolini; accanto a questi ci sono centinaia di vacanzieri che alloggiano in Riviera e vengono da noi per una visita alla ricerca di una storia che non è solo collettiva, ma anche familiare e individuale". E siccome l’intenzione è quella di “ricostruire una narrazione almeno decorosa e decente" ma soprattutto "storica" della città, ecco l’idea: realizzare il Museo del Ventennio, o del Primo Novecento (il nome definitivo non è ancora stato stabilito), che dovrebbe sorgere nell'ex Palazzo del Fascio. È chiaro che il sindaco della città natale di Benito Mussolini deve tenere in grandissima considerazione la storia della propria terra evitando che l’immagine della stessa sia sconquassata dalle inesattezze. Altrettanto evidente è che “se si è sindaco di Predappio non ci si può non occupare di questo tema e bisogna farlo senza cercare di nasconderlo: capire non significa perdonare, ma è necessario capire, anche per evitare di essere preda dei commercianti che vendono chincaglieria da nostalgici". Però vanno dette anche altre cose. Ad esempio, viene da chiedersi perchè l’illuminazione sia giunta solo ora, in concomitanza con la crescita delle visite e di una congiuntura economica e sociale assai particolare. Il dubbio che l’anima commerciale prevalga su quella politica – inutile negarlo – c’è. Eccome. E chissà se Frassineti si è interrogato sugli umori di chi, principalmente nel suo partito, la vede in maniera diversa. È giusto o è sbagliato dedicare un Museo all’epoca mussoliniana? Il dibattito potrebbe essere sin troppo lungo, di sicuro c’è che appare quantomeno inusuale che a scegliere la prima opzione sia un rappresentante della sinistra. La verità, in fondo, è che i valori di riferimento sono oggi un qualcosa di sempre meno definito che s’inserisce in un contesto in cui le appartenenze si confondono fra loro. La politica, intesa come sede delle scelte e come strumento di formazione delle coscienze, è diventata, nel 2015, una passione dai contorni sempre più sbiaditi e dalla facile cedevolezza rispetto alle prospettive di guadagno.

 

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