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La politica degli scontri: strategia vibonese anti-Serra, Censore e Salerno nel mirino?

Il sospetto è vecchio, ma nell’ultimo decennio è diventato particolarmente attuale. Perché l’ascesa al potere dei serresi ha acceso più d’un campanello d’allarme nei gruppi politici della città capoluogo di provincia. Che evidentemente, dopo una iniziale fase di sbandamento, hanno cominciato ad organizzarsi. Hanno lavorato prima di rimessa, ponendo le basi per assestare i colpi al momento opportuno. La carriera di Bruno Censore (prima consigliere regionale e poi deputato, con una leadership nel centrosinistra acquisita sul campo dopo aver sbaragliato la concorrenza dei vari Antonio Borrello, Ottavio Gaetano Bruni e Pietro Giamborino) e Nazzareno Salerno (oggi nuovamente consigliere regionale dopo aver svolto il ruolo di assessore regionale al Lavoro e di segretario provinciale del PdL) ha fatto temere il sopravvento di una cittadina di appena settemila anime su Vibo Valentia con possibili perdite di visibilità ed occasioni. Scomparso Antonino Murmura e perso lo scranno a palazzo Madama da parte di Francesco Bevilacqua, a Vibo si era creato un vuoto. E allora l’antica Monteleone si è attrezzata e ha “imparato” a votare: a novembre 2014 sono così entrati a Palazzo Campanella, insieme allo stesso Salerno e al censoriano Michele Mirabello, Vincenzo Pasqua e Giuseppe Mangialavori. Quella guerra sotterranea da molti ipotizzata fra i vibonesi e “quelli che vengono dalla montagna” è divenuta così sempre più manifesta tanto che negli ultimi giorni in entrambi gli schieramenti si sono materializzati segnali in tal senso. “I sottoscritti consiglieri comunali ritengono necessario che la città capoluogo debba riacquisire una nuova centralità nel contesto politico della nostra provincia e della Calabria tutta”: una frase, quella contenuta nel documento formulato da 7 esponenti di Palazzo Razza a sostegno di Enzo Insardà alla segreteria provinciale del Pd, che sarebbe passata in carrozza se non fosse che i tempi favoriscono l’accentuarsi di rivalità e poco tranquillizzanti supposizioni. Sull’altro fronte l’indicazione di Mangialavori a coordinatore provinciale di Forza Italia è stata motivo di festeggiamenti per il centrodestra della “marina”. Al di là delle singole vicende politiche, magari determinate da situazioni contingenti, per gli osservatori è inevitabile leggere uno scontro fra territori. Una battaglia fra comunità figlia dell’incapacità di fare sinergia e dell’antica ed erronea convinzione che lo sviluppo sia un gioco a somma zero: “mors tua vita mea”.

 

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