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"Le Iene" a Palazzo San Giorgio: come trasformare un inganno in sfoggio di virtù

Non che sia questa l'emergenza attorno a cui fa ruotare il dibattito politico in una città come Reggio Calabria, messa sotto scacco da un combinato disposto di arroganza e miseria, ma la patetica faccenda del programma elettorale copiaincollato dal sindaco di Reggio Calabria abbacinato dalla virtuosa maestosità di quello propinato da Matteo Renzi ai fiorentini, al punto da impossessarsene (dimenticando di rivelarlo durante la campagna che lo ha trascinato a Palazzo San Giorgio), ha assunto i contorni di una farsa dopo lo stucchevole annuncio, da parte dello stesso Primo Cittadino o da chi per lui, della "visita" di un inviato de "Le Iene" a Palazzo San Giorgio. Il contenuto dell'intervista ci è ignoto, perché non ancora andata in onda, ma, detto con franchezza, nemmeno interessa più di tanto. Quel che conta, in realtà, è il sovvertimento ingannevole della verità dei fatti, l'accanita mistificazione di un episodio banale, ma comunque emblematico di quale sia, nella concezione di taluni, il rispetto nutrito nei confronti dell'opinione pubblica. Al netto dei complimenti d'obbligo alla mano coraggiosa che ha vergato sui social network il post che ha ribaltato il tavolo da gioco, tentando maldestramente di prendere in contropiede l'avversario che, in questo caso altro non se non l'Oggettività dei fatti,  è altrettanto doveroso proporre l'inserimento nei manuali di Comunicazione politica di un capitolo dedicato alla vicenda. Perché sì, ci vuole talento da distribuire a piene mani per scrivere: "Simpatico esordio a Le Iene con Pietro Sparacino sul programma elettorale "copiato" da quello del candidato sindaco di Firenze Matteo Renzi. Le parole, come le buone idee e le buone prassi, vanno prese come esempio. Il nostro programma è "copiato" da quello delle città italiane che, in questi anni, sono riuscite a migliorare la qualità della vita dei propri cittadini. Ci vediamo su Italia1!" Occorre ricordare, però, all'estensore dell'annuncio via social network che spesso l'ardimento non basta. Leggendolo e rileggendolo, infatti, lo stupore lascia spazio all'incredulità ed alla presa di coscienza che amministrare la cosa pubblica è un esercizio che richiederebbe un sovrappiù di onestà intellettuale: caratteristica indispensabile di cui nel caso di specie non si riesce ad intravedere nemmeno l'ombra. Se così fosse stato, maturità (politica) e personalità (politica) avrebbero imposto di abbozzare e battere in ritirata. Colto in fallo su un aspetto, tutto sommato, marginale, sarebbe stato decoroso prendere atto del passo falso e concentrarsi sulle emergenze quotidiane che affliggono una città sfasciata. Al contrario, si è preferito battere la strada opposta: provare non solo ad uscire dall'angolo, ma farlo indossando i panni da "primo della classe" che, anche quando è costretto dalle difficoltà contingenti a difendersi, sbeffeggia il prossimo sbattendogli in faccia una, mai dimostrata, superiorità, certificata anche dall'aver saputo "copiare" e dall'averlo fatto attingendo al meglio che c'è sulla piazza. Come se uno studentello,  mediocre e con poca voglia di sgobbare sui libri, pescato a rubacchiare dal contenuto di un compito del compagno di banco, si vantasse di aver ingannato il professore sostenendo con orgoglio di averlo fatto per consentire un salto di qualità all'intera aula. Ora, mettendo da parte la presunta buona esperienza amministrativa di Renzi sindaco di Firenze, argomento sul quale i "consiglieri" del sindaco farebbero bene a documentarlo con la mole di articoli facilmente reperibili sul web, resta una domanda inevasa: se fosse sufficiente prendere esempio dalle città italiane virtuose, perché mai dovremmo sobbarcarci l'insostenibile peso di andare a scegliere da chi essere amministrati. In fondo, basterebbe predisporre un programma standard, buono per Trento e Trapani, Aosta e Cagliari, ed affidare l'esecuzione dello stesso ad un un cittadino qualsiasi estratto a sorte. A ben pensarci, visto il quadro desolante dell'attuale panorama politico locale, non la peggiore delle soluzioni. 

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