Elezioni comunali, che cosa significa essere “candidato”

È da più mesi ormai che è iniziata la vecchia giostra, ma con l’inizio dell’anno si è entrati nel vivo del dibattito politico-elettorale in vista della competizione per le Amministrative della prossima primavera in alcuni grossi centri, ed anche a Crotone e a Serra San Bruno. Indubbiamente è un fatto democraticamente consolidato quello di discutere, riunirsi in sedi collegiali che non sono più le sezioni di partito ma i salotti di emittenti televisive, mandarsi sms da decodificare, tentare alleanze più o meno sincere, incrociarsi veti o ammiccamenti per poter “candidare” gli uomini cosiddetti giusti, ma sicuramente nessuno degli addetti ai lavori conosce il significato del termine “candidato”. Questo deriva dalle competizioni elettorali dell’antica Roma dove chi aspirava ad occupare cariche istituzionali doveva risultare palesemente “candido”, cioè “pulito” e per questo “candidato” a occupare non una poltrona gonfia di potenzialità di arricchimento personale ma una carica per il bene della “res pubblica”, cioè di tutti. Questo lo sanno i candidati prossimi? Non mi dilungo in altre considerazioni ma voglio solo dire che purtroppo la storia negativa si ripete sempre continuamente, dall’Unità d’Italia ad oggi, dai regimi monarchici ai repubblicani, dalla prima repubblica a quella di oggi che non so come definirla. Sempre le stesse chiacchiere, le stesse beghe, le stesse schermaglie, le stesse pseudo-avversioni. Tutto sembra avvenire alle spalle della gente comune. Troppo si trama: in pizzeria, nei ristoranti, agli angoli delle strade, nei salotti e nei vari caminetti più o meno culturali. Troppo si trama, mentre i comuni mortali soffrono la disoccupazione, la disperazione per i figli senza futuro che continuano a prendere l’autobus, neanche più il treno che non c’è, la mancanza di tetto, la precarietà del salario stante l’Euro, la mafiosità e i cravattari. Serra San Bruno, in particolare, soffre da molto tempo: ci stanno spogliando di tutto, quella Trasversale da mezzo secolo è ancora di là da venire,  la vocazione turistico-culturale non decolla, rifiuti e veleni sono i padroni della cittadina, l’ospedale è in agonia e mi fermo qui per non infierire ancora. E c’è già chi spudoratamente ha iniziato a cercare il voto. Insomma “il particolare” più che il bene comune. La storia si ripete già dai tempi del nostro conterraneo Mastro Bruno Pelaggi il quale, rivolgendosi a Umberto I, gridava: “Picchì ha’ mu li nascundi/ li gridi calabrisi?/ Non pagamu li spisi/ guali a tutti?/ Ma tu ti ndi strafutti/ li deputati cchiui:/ duvi ‘ncappamma nui povera genti./ Non spirari cchiù nenti/ Calabria sbinturata:/…e sulu si ci chiamata/ alli suoliti passi/ mu paghi mpuosti, tassi/ e nenti cchiui!...Ministri e deputati/ chi cazzu mi priedicati/ pro Calabria/…già non aviti scuornu/ sempri mu prumintiti/ e mai nenti faciti/ mu campamu”. Non credo abbiano bisogno di commento questi vecchi e attualissimi versi. Faccio mia l’accorata denuncia del poeta di Serra San Bruno con l’auspicio che “comunque vada, sia un successo” per Serra San Bruno, Crotone e i calabresi.

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