La rivoluzione delle unioni civili e il diritto di adottare un figlio

E’ iniziata in Parlamento la discussione su una delle legge più controverse dopo quelle del divorzio e dell’aborto. Una disciplina che, a mio modo di vedere, come le prime, certifica il grado di civiltà giuridica e sociale di una nazione come quella italiana. Il disegno di legge Cirinnà è una proposta che per la prima volta in Italia riconosce diritti e doveri delle coppie omosessuali che vogliono unirsi civilmente e delle coppie eterosessuali e omosessuali che non vogliono sposarsi, ma solo registrare la loro convivenza. Con i mutamenti sociali avvenuti negli anni 60’ e ’70 che hanno poi determinato il superamento della famiglia legittima a vantaggio di un pluralismo di modelli familiari quali le convivenze more uxorio etero e omosessuale e la famiglia monoparentale, si passa ad una concezione della famiglia come luogo privilegiato per lo sviluppò della personalità umana. Essa si realizza non soltanto nella possibilità di crescere in una formazione sociale costituzionalmente tutelata come la famiglia, ma anche nel diritto di farsi una famiglia. In termini giuridici, la protezione offerta dall’ordinamento al diritto di avere una famiglia e quindi una propria discendenza, sembra trovare il suo fondamento principale nel precetto costituzionale dell’art. 2 secondo cui “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo” e nell’art. 29  secondo cui “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale…”. Cosa succede con il disegno di legge che si sta discutendo? La normativa inserisce nel diritto di famiglia un nuovo istituto specifico per le coppie omosessuali, chiamandolo unione civile, diverso dal matrimonio ex art. 29 della Costituzione, ma che si può equiparare al matrimonio per diritti e doveri previsti. Per stipulare un’unione civile, le due persone devono essere maggiorenni e recarsi con due testimoni da un ufficiale di stato civile. L’ufficiale provvede quindi alla registrazione. Nell’articolo 5 del disegno di legge è prevista la possibilità di adottare il figlio o la figlia del proprio coniuge. È la cosiddetta “adozione del figliastro”. Il disegno di legge non dà accesso all’adozione di bambini che non sono figli di uno dei due coniugi, né alla gestazione per altri che in Italia è vietata. Proprio quest’ultimo punto è quello più controverso. Da un lato si sostiene che la famiglia legittima è quella eterosessuale basata sul matrimonio, la conseguenza è che il membro di una coppia omosessuale non può assolutamente adottare il figlio del compagno, dall’altro si eccepisce che una norma simile non farebbe altro che aprire la strada alla maternità surrogata con utero in affitto. Senza contare che, attraverso sentenze della Corte Costituzionale, si potrebbe poi giungere a configurare un vero e proprio diritto in seno alle coppie omosessuali all’adozione. Reazionari contro progressisti (con schieramenti politici trasversali) che battagliano in parlamento dimenticando una cosa semplice quanto banale: il diritto del bambino. L’adozione  non è finalizzata a dare un figlio a chi non lo ha  ma a dare protezione ad un minore in stato di abbandono morale e materiale al quale è stata negata la possibilità di crescere nel suo nucleo familiare originario ed al quale si vuole garantire il diritto ad avere una famiglia idonea. E non si comprende perché, a priori, una famiglia idonea non potrebbe essere quella i cui componenti appartengono allo stesso sesso. Certo i tempi non sono maturi, ma non lo erano nemmeno per le rivoluzioni più importanti che hanno interessato l’Europa. Non lo erano nemmeno quando fu messo in discussione il feudalesimo. All’epoca era impensabile la proprietà privata dei contadini ed una riforma agraria. Una possibilità che potrebbe essere sperimentata guardando agli altri stati dove questi diritti sono stati estesi alle coppie omosessuali già da diverso tempo. Ma l’Italia è un’altra cosa e il nostro meridione è ancora più diverso. Però credo che potrebbe essere meglio per un bambino  avere due padri o due madri piuttosto che vivere in un orfanotrofio. O no? 

Leave a comment

Make sure you enter all the required information, indicated by an asterisk (*). HTML code is not allowed.