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Signora calabrese festeggia i 108 anni: il calore della sua comunità

L’Amministrazione comunale di Locri ha reso omaggio questa mattina alla signora Rosa Caroleo che ha compiuto ben 108 anni d’età, risultando così anche la persona più anziana del centro reggino. Alla cerimonia di compleanno era presente il figlio e i nipoti della signora, che ha ringraziato “tutti i presenti, nonché Dio per la longevità e al quale – viene specificato in una nota del Comune - continua ad affidare, attraverso le sue parole, la propria vita”. Alla presenza del sindaco Giovanni Calabrese, della consigliera alle politiche sociali Anna Maria Mollica, nonché dell’ex sindaco Francesco Macrì (amministratore al compimento dei 100 anni), è avvenuto il taglio della torta, effettuato dalla stessa signora Rosa, alla quale è stata consegnata una pergamena in ricordo di questo importante traguardo raggiunto.

Donna morta dopo essere stata dimessa dall'ospedale: i tormenti della sanità calabrese

Un ospedale calabrese torna nella centrifuga dell'attenzione mediatica per un'altra morte su cui si addensano dubbi che meritano di essere allontanati. Sotto la lente d'ingrandimento dell'opinione pubblica, questa volta, è finita la struttura sanitaria di Locri dove gli accertamenti effettuati dai medici per appurare quali fossero le condizioni cliniche di una donna di 43 anni non avrebbero evidenziato la presenza di una dissecazione aortica, risultatale fatale soltanto qualche ora più tardi. A spingerla verso il nosocomio della città jonica erano state le sofferenze ed uno stato di preoccupante malessere fisico. La visita, tuttavia, non avrebbe individuato nulla di grave e la 43enne ha quindi fatto rientro presso la propria abitazione a breve distanza temporale dal tragico epilogo. Un caso, questo, che ha provocato la rabbia del sindaco di Locri, Giovanni Calabrese. Il Primo Cittadino nel primo pomeriggio di ieri ha scritto un lungo post su Facebook per esprimere il proprio pensiero in merito: "Cronaca di una morte annunciata; ieri è successo a Genny, oggi può accadere a chiunque di noi. Non so se si tratta di un caso di malasanità, non sta a me giudicare. Genny, giovane di Placanica, ma residente a Locri dove lavorava presso il Call Center, è andata in ospedale alle 15 di ieri e dopo le 17,00 - ha fatto sapere Calabrese - è ritornata a casa. Apparentemente niente di serio e grave. Ma quei dolori al petto, dolori lancinanti continuavano e gli amici di Genny verso le 23 l’hanno riportata in Ospedale. Genny dopo poche ore è morta. La sua morte deve far riflettere tutti noi. Da quanto appreso, in attesa di conferma, la diagnosi è implacabile: dissecazione aortica. Forse una maggiore attenzione avrebbe potuto salvare questa giovane e sfortunata ragazza? Probabilmente non lo sapremo mai. Anche questa morte rimarrà uno dei tanti dubbi della sanità calabrese. Personalmente ritengo responsabile il sistema della sanità calabrese.  I medici ed il personale dell’Ospedale di Locri sono stati abbandonati e continuano ad operare in condizioni precarie in una struttura ormai fatiscente e senza le necessarie attrezzature.  I vari governi regionali ed i Commissari che negli ultimi venti anni si sono succeduti - afferma il sindaco - continuano a promettere attenzione per la sanità nella Locride, ma puntualmente disattendono tali promesse e continuano a mortificare la sanità e l’Ospedale con scelte assurde e sbagliate. Una parte del personale subisce in silenzio, un’altra parte è asservita quando al potere politico di destra quando a quello di sinistra e non si rende conto che il disastro che si sta verificando porterà alla chiusura dell’Ospedale.  Intanto nella Locride si continua a morire. Oggi è morta Genny, domani ci saranno altri come lei. Che Dio ci aiuti. Ciao Genny, Ti ricorderemo come una ragazza, semplice, disponibile, dolce e solare". "La nostra battaglia - assicura il sindacoCalabrese - andrà avanti anche in memoria della tua assurda, ingiusta e prematura morte".

 

 

La Calabria si ribella ad "Anime nere", ma non ai suoi antichi vizi

In fondo la storia è sempre la stessa: che si parli di mafia, di camorra o di 'ndrangheta, la levata di scudi da parte di coloro che sono istituzionalmente preposti alla rappresentanza di una comunità, più o meno vasta, si ribellano levando al cielo geremiadi permalose per il presunto sfregio all'immagine collettiva. E' singolare che nessuno, fra gli "avvocati" improvvisati di un popolo, senta il bisogno, salvo casi rarissimi, di indirizzare questi stessi strali, con questo medesimo tenore, verso i veri deturpatori del buon nome di una città, di un paesino, o di un'intera nazione. Può essere il Silvio Berlusconi, adombratosi in passato perché inondare il mondo con le storie e le immagini de "La Piovra" danneggiava il nostro Paese, possono essere i sindaci dell'hinterland napoletano o casertano, inalberatisi per il successo di "Gomorra" al punto di non concedere in alcune circostanze le autorizzazioni necessarie perché i rispettivi territori facessero da cornice alle gesta della famiglia Savastano, protagonista della serie. In queste ore è il turno dei Primi Cittadini delle località che insistono nell'area reggina della Locride ad alzare la bandiera dell'appartenenza immacolata da opporre ai presunti denigratori di una realtà che, come sempre si dice in queste occasioni, è ben altra rispetto alla rappresentazione stereotipata che emerge dalle riduzioni cinematografiche o televisive. Nel mirino questa volta è "Anime Nere", il pluripremiato film di Francesco Munzi, capolavoro ammirato ovunque. Particolare non trascurabile, la pellicola è stata ispirata dal romanzo di Gioacchino Criaco, raffinatissimo letterato che ha visto i natali ad Africo, lì in quegli stessi vicoli teatro delle cupe vicende che hanno fatto da filo conduttore dell'opera. Eppure, ciò non basta a garantire la buona fede o l'inesistenza di qualsivoglia tentativo di gettare indiscriminatamente fango sulla terra calabra. No, non va bene tuonano i sindaci del Reggino. Non è cosa buona e giusta informare una platea, la più ampia possibile, che sì, anche questa, purtroppo, è Calabria. Non vengono certo sfiorati dal sospetto gli ineffabili portatori della fascia tricolore che sarebbe ben più degno ammettere che senza la pervasività venefica della 'ndrangheta che tutto insozza, questo angolo di pianeta, forse, avrebbe potuto essere ricco e prospero, di intelligenze e denari fagocitati dal cancro criminale. Meglio, molto meglio, secondo i pensieri elementari da essi espressi, insistere nel voler nascondere la polvere sotto il tappeto: talmente impegnati nell'edificazione di muri concettuali da non rendersi conto che è proprio questo atteggiamento, passivo e sconfitto dagli eventi inoppugnabili, a rendere inespugnabile la fortezza dell'isolamento cui è condannata la Calabria. Preda ed ostaggio al tempo stesso di ancestrale vittimismo, si scagliano contro l'arte, rea di svelare che "Il re è nudo". Bersaglio all'apparenza facile, esibiscono una compattezza che, se adoperata per una concreta promozione turistica scevra da meschine gelosie e da ottusi egoismi, avrebbe certamente prodotto risultati fecondi. "Questo film - secondo Giovanni Calabrese, sindaco di Locri, dà un’immagine terribile delle nostre terre e corrobora i peggiori pregiudizi sulla Calabria, come terra mafiosa e legata a regole arcaiche. Già l’abbiamo sopportato nei cinema, ma ora vederlo entrare in tutte le case con la potenza della tv ci preoccupa e ci amareggia. Il film descrive una situazione irreale che forse esiste in un qualche sparuto centro dell’aspromontano e delegittima l’intera popolazione. Attenzione, non sto dicendo che non esista la ’ndrangheta, ma noi la combattiamo ogni giorno coi fatti e con l’impegno degli amministratori. I calabresi devono ribellarsi a questa descrizione. Non escludiamo nulla, neanche azioni legali contro chi infanga la Calabria". E' sempre lì che si torna, alla minaccia di andare in Tribunale per proteggere il buon nome, ad onor del vero sconosciuto ai più, del giardino di casa. Salvo ammettere, per grazia concessa, che la "'ndrangheta esiste": una ammissione mimimalista, quasi fosse una iattura del destino dover convivere con le forze diaboliche dei clan. Un certo qual disagio si avverte anche quando il Primo Cittadino parla di descrizione irreale. Non ce ne voglia, ma siamo assaliti dal dubbio che non abbia visto il film, perché in quei 103 minuti di turbamenti e subbugli dell'anima, le dinamiche, la cattiveria bestiale, gli episodi, le rappresentazioni di subcultura mafiosa sono di un realismo crudo e storicizzato. Addirittura Antonio Domenico Principato, che guida l'Amministrazione Comunale di Staiti, arriva a tirare in ballo la "crisi economica che ci sta annientando in tutti i modi". E per  fronteggiarla al meglio serve, a suo parere, che l'unione dei sindaci si prodighi per uscire da quella immagine che può dare questo film. I mafiosi sono una sparuta minoranza, i calabresi sono laboriosi e impegnati". Il leit motiv, al netto di qualche variabile nei toni, è sempre uguale da decenni e decenni: calabresi brava gente, è il mondo che non li capisce pensando che siano tutti brutti, sporchi e cattivi. Qualcuno, come il sindaco di Sant'Agata del Bianco, Giuseppe Strangio, si spinge più in là e, oltre a rifiutare il messaggio dominante nel lavoro di Munzi, pare esterrefatto di fronte ad una storia che sembra quasi sia stata concepita su Marte: ""Anime Nere" non rende merito alla Calabria. Un film che lascia sgomenti per la durezza delle immagini e l’idea della ferocia della criminalità di questi protagonisti. Andare in giro e sentirsi etichettati come calabresi trafficanti di droga mafiosi non è bello. Noi cerchiamo di portare avanti un discorso di legalità e di trasparenza sarebbe opportuno che Sky mandasse anche altri messaggi, magari coinvolgendo le scuole. Il rischio è che si cada nel banale, riducendo la Calabria a solo quello". Ecco un'altra testimonianza forte di come fuggire dalla realtà: scaricando su Sky la responsabilità di non diffondere valori differenti. Il canovaccio consolidatosi nel corso del tempo, in fondo, non ammette variazioni: se cercate colpe, andate a scovarle da qualche altra parte, venendo qui avete sbagliato indirizzo, lasciateci morire d'inedia.

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Fischi e urla: pesante contestazione contro l'assessore regionale Roccisano

Non tira una bella aria per i rappresentanti della Giunta regionale. Da mesi nell'occhio del ciclone a causa della mancanza del cambio di passo promesso al momento dell'azzeramento dell'Esecutivo precedente, fulminato da inchieste giudiziarie e guerre interne al centrosinistra, la nuova squadra messa in piedi da Mario Oliverio continua ad arrancare visibilmente. Manca la capacità di creare consenso, è ben visibile un deficit di decisionismo e le bucce di banana si moltiplicano lungo il percorso, vedi anche la recente inibizione dello stesso presidente Mario Oliverio, decisa dall'Autorità Anticorruzione per la nomina, giudicata illegittima, di Santo Gioffrè, a Commissario dell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria. Ed è proprio dalla provincia reggina che arriva stamane l'ultima battuta d'arresto, almeno sul piano dell'immagine. Intervenendo sul palco allestito a Locri in occasione del corteo di protesta organizzato contro le misure volte a ridimensionare o chiudere il locale ospedale, l'assessore regionale Federica Roccisano è stata pesantemente contestata dalla folla. Urla dal folto gruppo di partecipanti si sono levate all'indirizzo della giovane titolare delle deleghe a Scuola, Lavoro, Politiche giovanili e Welfare. "Vattene" "Via", mentre altri fischiavano, sono state le grida udite in minuti concitati che hanno costretto l'assessore a pronunciare una sola frase prima di abbandonare la scena: "Gli obiettivi della Regione Calabria sono la tutela dei diritti dei cittadini e della salute pubblica. Quindi anche l'ospedale di Locri rientra in questo piano". Critiche nei suoi confronti sono state mosse pubblicamente pure da Giovanni Calabrese, sindaco di Locri. Intervenendo da quel medesimo palco, il Primo Cittadino, ideatore insieme ad altri della pubblica dimostrazione svoltasi stamattina, ha tuonato: "Noi - ha detto Calabrese - non siamo contro nessuno. Siamo qui per il popolo, per i cittadini, per il riscatto della Locride e per i diritti della gente. Tutto il resto non c'entra nulla". Presenti, fra gli altri, il presidente della Provincia Giuseppe Raffa ed il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. 

    

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“O patria o mafia”: dibattito su come affrontare le ‘ndrine

Dopo il dibattito a distanza sulla decisione di non apporre i cartelli anti ‘ndrangheta, a Locri, sederanno allo stesso tavolo i protagonisti di quella discussione. Il sindaco Giovanni Calabrese ed il massmediologo Klaus Davi saranno, infatti, fra i protagonisti del convegno “O patria o mafia” che si svolgerà sabato alle 18.30. All’evento, moderato dalla giornalista Maria Teresa Criniti, prenderanno parte il presidente della Commissione Antimafia siciliana Nello Musumeci, il vescovo della diocesi Locri-Gerace monsignor Francesco Oliva e il giornalista Marcello De Angelis.

 

Cartelli contro la 'ndrangheta, c’è chi dice “no”: l’opinione del senatore Bevilacqua

“Ho apprezzato la lettera inviata alla presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, dal sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, il quale ha esposto con fermezza le sue ragioni dopo essere stato oggetto di gravi e non tanto velate insinuazioni nel corso di una intervista radiofonica di tale Klaus Davi, ‘opinionista’ e ‘massmediologo’ all'onorevole Claudio Fava, vicepresidente della Commissione Antimafia. Il sindaco Calabrese, che conosco personalmente, uomo corretto e, mi risulta, amministratore impegnato, si sarebbe reso colpevole di non aver accolto la richiesta dell'Anci di far esporre a Locri il cartello stradale con la scritta ‘Comune antindrangheta’, ritenendo che la lotta alla mafia si pratica con i fatti e sostenendo di aver comunque già aderito ad una precedente iniziativa dell'Anci ‘Cento comuni contro la mafia’”. Lo afferma il già senatore Francesco Bevilacqua che spiega la sua posizione in una nota in cima alla quale pone la scritta, dal doppio significato, “Io sono Calabrese”. “Penso anch'io – puntualizza l’esponente di Fratelli d’Italia - che per combattere le organizzazioni criminali occorrano azioni concrete e l'impegno di tutte le istituzioni, piuttosto che dare importanza all'antimafia da passerella con iniziative simboliche, quali fiaccolate e convegni da risultati non sempre apprezzabili. Nel programma, che forse Davi voleva rendere più interessante in un'afosa giornata di agosto, si è sottolineato che Giovanni Calabrese era stato eletto sindaco con il 70% dei voti e questo avrebbe fatto sorgere nei due interlocutori il dubbio che egli non avesse preso le dovute distanze dagli ambienti mafiosi. Il 70% dei voti sul 68% dei votanti dimostra invece, a mio parere, fiducia dei cittadini di Locri nei confronti di un uomo coerente, di grande dirittura morale, sempre schierato dalla stessa parte, quella della legalità. I locresi, i più – aggiunge Bevilacqua - sono persone per bene e ritengo siano stati anch'essi offesi insieme al loro sindaco. Mi meraviglia che non siano stati piuttosto evidenziati altri dati elettorali in Calabria, dove, alle ultime elezioni regionali, candidati, peraltro nuovi alla politica, hanno ottenuto tante migliaia di voti con il solo 44% dei votanti. Credo e spero che questi dati non siano sfuggiti alla presidente Bindi, peraltro eletta in Calabria, e a tutta la commissione antimafia. Mi domando perchè il mondo politico calabrese finora non sia intervenuto sulla vicenda Calabrese. Forse – si chiede infine Bevilacqua - non ha voluto interrompere la vacanza estiva? O per quale altro recondito motivo?”.

 

Rifiuti in strada, "taglia" del sindaco per individuare i responsabili

Il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, alza il tiro contro i barbari che insozzano la città buttando rifiuti nei luoghi più impensati. Sfruttando la capillarità di Facebook, il Primo Cittadino ha annunciato che metterà a disposizione una somma di denaro utile per rintracciare i responsabili della sporcizia lungo le strade. "Offro Euro 200 - ha scritto sul popolare social network - a chi fornisce dettagliate notizie utili ad identificare l'imbecille che, ieri notte, ha "scaricato" casa e magazzino in contrada Moschetta in prossimità dell'area archeologica. Incivili. Prima o poi vi becchiamo." Il post pubblicato dal sindaco Calabrese è stato accolto da numerosi commenti favorevoli dai quali traspare l'insofferenza dei tanti costretti a subire le balorede abitudini primitive di pochi.

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