La Calabria, Gioacchino da Fiore e l'ennesima occasione persa

Il 2015 fu – ormai, fu – il 750mo della nascita di Dante, e, per la verità, non è che l’Italia si sia sbracciata a celebrare il suo poeta e padre della lingua. La Calabria, la quale quando si tratta di primati negativi è imbattibile, ci ha aggiunto di suo che, esclusi i presenti, si è dimenticata di Gioacchino da Fiore, sebbene sia, come tutti sanno – beh, tutti? – l’ispiratore concettuale della Commedia.

 Di Gioacchino se ne sono fregati rotondamente:

1.       Le Università, in particolare l’UNICAL dove pure ci sarebbe, dicono, una Facoltà di Lettere. Già, quella che vanta una cattedra di Pedagogia della resistenza, formalocchiu: si può curare di Gioacchino?

2.       Le scuole e relative autorità regionali e provinciali.

3.       La Regione. Stavo per dire l’assessore alla cultura: ma non ce l’abbiamo, un assessore alla cultura!

4.       Le Province, con speciale attenzione a quella di Cosenza, dove si trovano sia Celico sia S. Giovanni in Fiore.

5.       I Comuni, e in specie quelli di Celico, S. Giovanni, Carlopoli dove c’è Corazzo…

6.       Le innumerevoli associazioni che ogni giorno affermano essere la cultura la sola speranza per il riscatto della Calabria: segue cena.

7.       I giornali, le tv…

8.       Varie ed eventuali.

 Ma tu, dite? Io la mia parte l’ho fatta, con molti articoli, e una conferenza alla Società Dante Alighieri di Crotone, unica a fare eccezione al punto 6.  Ho anche presentato un preciso progetto, che, ovviamente, è caduto nel vuoto più torricelliano. Sono io che sbaglio, devo riconoscerlo. Io nel progetto dovevo scrivere che Gioacchino era un antimafia, e venne condannato non per ragioni teologiche ma per intimidazione. Sì, così dovevo scrivere: oggi non lamenteremmo il silenzio tombale, ma ne avremmo visto, eccome, di fiaccolate, sfilate, convegni, comizi, lacrime, liti a chi è più antimafia, interviste a fiumi, carriere, e la Bindi, la Bindi a tutto spiano. Ma l’anno prossimo mi faccio furbo. È il millennio dell’arrivo dei Normanni (1016): dirò che erano dei pacifisti, degli ecologisti, dei buonisti; scriverò un libro di mille pagine, una per anno, dal titolo I Normanni antimafia. Cosa scriverò nelle mille pagine? Niente, basta il titolo, e ci faranno un film per la RAI. Di Gioacchino? Se ne parla, chi ci sarà, il prossimo secolo.

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Dante, la Divina Commedia e la Regione Calabria

Fanno 750 anni dalla nascita di Dante, 1265 sotto il segno dei Gemelli, dunque tra maggio e giugno. Qui e lì si svolgono o si svolgeranno delle iniziative per l’evento. Mica è poco: il Sommo Poeta, e padre della lingua italiana… Sì, ricordare Dante è quanto meno doveroso. Se ci fosse in Calabria un assessore regionale alla cultura, ma non c’è e non nutriamo alcuna speranza che ci sia! Se dunque ci fosse, potrei persino suggerirgli di celebrare in Calabria l’Alighieri, e non solo per il suo valore universale, ma per qualcosa di squisitamente calabrese. No, non vado a spulciare la parola fiumara, o lumera, che forse vennero a Dante dal calabrese; o il pastor di Cosenza di Purg. III, o Catona (altra lezione, Crotona) di Par. V; sarebbero piccole cose: bensì per il legame profondo tra il pensiero teologico di Dante e la stessa ispirazione profonda della Commedia e la speculazione di Gioacchino da Fiore, che egli stesso tiene a definire “calavrese”, quasi a identificare con lui un intero popolo e la sua cultura. Lo dice “di spirito profetico dotato”, nonostante la Chiesa avesse giudicato “errate” le sue dottrine e proibito i libri. Questi tuttavia circolavano, in particolare tra i francescani, e loro tramite giunsero fino a Dante. Era ricchissimo di fascino il pensiero delle tre età: quella severa del Padre nell’Antico Testamento; quella misericordiosa del Figlio nel Nuovo; e la fine dei tempi e della storia, il “sabatizare” dello Spirito Santo. Agevole riconoscere la struttura triadica della Commedia, con le tre Cantiche, i trentatré Canti, le terzine… Altrettanto gioachimita è gran parte della simbologia dantesca, com’è dimostrato dalla scoperta del Liber figurarum. Basti questo assaggio. Insomma, la Calabria avrebbe buon diritto e stretto dovere di celebrare l’Alighieri. Lo farà? Lasciatemene molto dubitare.

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