Dante, la Divina Commedia e la Regione Calabria

Fanno 750 anni dalla nascita di Dante, 1265 sotto il segno dei Gemelli, dunque tra maggio e giugno. Qui e lì si svolgono o si svolgeranno delle iniziative per l’evento. Mica è poco: il Sommo Poeta, e padre della lingua italiana… Sì, ricordare Dante è quanto meno doveroso. Se ci fosse in Calabria un assessore regionale alla cultura, ma non c’è e non nutriamo alcuna speranza che ci sia! Se dunque ci fosse, potrei persino suggerirgli di celebrare in Calabria l’Alighieri, e non solo per il suo valore universale, ma per qualcosa di squisitamente calabrese. No, non vado a spulciare la parola fiumara, o lumera, che forse vennero a Dante dal calabrese; o il pastor di Cosenza di Purg. III, o Catona (altra lezione, Crotona) di Par. V; sarebbero piccole cose: bensì per il legame profondo tra il pensiero teologico di Dante e la stessa ispirazione profonda della Commedia e la speculazione di Gioacchino da Fiore, che egli stesso tiene a definire “calavrese”, quasi a identificare con lui un intero popolo e la sua cultura. Lo dice “di spirito profetico dotato”, nonostante la Chiesa avesse giudicato “errate” le sue dottrine e proibito i libri. Questi tuttavia circolavano, in particolare tra i francescani, e loro tramite giunsero fino a Dante. Era ricchissimo di fascino il pensiero delle tre età: quella severa del Padre nell’Antico Testamento; quella misericordiosa del Figlio nel Nuovo; e la fine dei tempi e della storia, il “sabatizare” dello Spirito Santo. Agevole riconoscere la struttura triadica della Commedia, con le tre Cantiche, i trentatré Canti, le terzine… Altrettanto gioachimita è gran parte della simbologia dantesca, com’è dimostrato dalla scoperta del Liber figurarum. Basti questo assaggio. Insomma, la Calabria avrebbe buon diritto e stretto dovere di celebrare l’Alighieri. Lo farà? Lasciatemene molto dubitare.

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