Aerei Usa bombardano deposito di armi chimiche in Siria, decine di morti

Ennesima strage con armi chimiche in Siria. A causare la morte di diverse decine di civili e miliziani dell’Isis sarebbe stato un raid condotto dall’aviazione degli Stati Uniti.

Secondo le informazioni divulgate da fonti sul campo, tra le 17,30 e le 17,50 di ieri, jet Usa avrebbero colpito un deposito in cui i miliziani del califfato custodivano armi chimiche.

Il massacro sarebbe avvenuto nel villaggio di Hatla, ad est di Deir Ezzor.

La notizia, qualora fosse confermata, ribalterebbe l’accusa mossa ad Assad di aver ordinato l’uso del Sarin contro i ribelli a Khan Sheikhoun il 4 aprile scorso.

Secondo i governi russo e siriano, i miliziani che operano sotto le insegne dell’Isis e di Jabhet al-Nustra, disporrebbero di armi chimiche fornite da Paesi che sostengono i terroristi. Al contrario, le truppe di Damasco non avrebbero più accesso alle sostanze venefiche. L’arsenale chimico siriano è stato, infatti, distrutto sotto la supervisione internazionale nel 2014. Portati nel porto italiano di Gioia Tauro, i gas tossici vennero trasferiti e successivamente distrutti, a bordo della nave americana "Cape Ray".

In un altro raid aereo compiuto da aeri statunitensi nel nord della Siria, sono rimasti uccisi per errore 18 combattenti appartenti alle Forze democratiche siriane impegnati nella lotta all'Isis. Secondo il Comando centrale americano, martedì scorso gli aerei Usa sarebbero stati tratti in errore dalle coordinate errate fornite loro dagli uomini delle Forze democratiche siriane (Sdf), composte prevalentemente da miliziani curdi.

Trump bombarda la Siria

Alle 4,40 della notte scorsa (3,40 in Italia), gli Stati Uniti hanno bombardato con 59 missili 'Tomahawk' la base aerea siriana di Shayrat, nella provincia di Idlib. I missili sono stati lanciati da due navi che incrociano nel Mediterraneo.

L'aggressione è stata motivata dal presidente Trump con l'uso, tutto da dimostrare, di armi chimiche da parte dell'aviazione di Damasco.

Il bombardamento avrebbe causato cinque i morti, tra cui tre soldati e due civili. Lo ha detto Talal Barazi, il governatore della provincia di Homs, aggiungendo che altre 7 persone sono rimaste ferite.

Il Comitato di Difesa della Duma di Stato (la Camera bassa) russa ha espresso preoccupazione per l'attacco missilistico che potrebbe peggiorare i rapporti tra Mosca e Washington, nonché portare a un ampliamento dei conflitti armati in Medio Oriente. 

"La Russia prima di tutto chiederà una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Questo può essere consideratocome un atto di aggressione da parte degli Stati Uniti contro uno Stato dell'Onu", ha detto ai media russi Viktor Ozerov, presidente del comitato di Difesa e sicurezza del Consiglio federale (Parlamento) russo.

L'attacco americano sulla base militare siriana "viola la legge internazionale. Washington ha compiuto un atto di aggressione contro uno Stato sovrano", ha sottolineato il presidente russo Vladimir Putin, citato dal portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, secondo i media russi. 

 

L'esercito siriano entra a Palmira

Dopo diverse settimane di violenti combattimenti, l'esercito siriano e le truppe alleate hanno liberato la Cittadella storica di Palmira dai miliziani dell'Isis.

Guidate dai soldati della 5^ Legione e dalla 18^ divisione corazzata, le truppe siriane sono riuscite a riprendere il controllo di numerosi siti ubicati ad ovest del cosiddetto Triangolo di Palmira.

Sostenute dalla copertura aerea offerta dall'aviazione russa, le forze di Damasco sono ora ad un tiro di schioppo dalla città, occupata lo scorso 16 dicembre dai miliziani del Califfato.

Con i terroristi in rotta, la definitiva riconquista dell'area urbana e del sito archeologico, da parte dei soldati siriani, potrebbe avvenire già nelle prossime ore.

Anche se l'agglomerato non riveste una posizione strategica, la storia e la rilevanza culturale la rendono una priorità nell'agenda militare del governo del presidente Assad.

 

Gli Stati Uniti hanno usato proiettili all'uranio impoverito in Siria

Il Pentagono ha ufficialmente confermato l’impiego di munizioni all’uranio impoverito contro obiettivi dello Stato islamico, in Siria, verso la fine del 2015.

La notizia giunge dopo una serie di smentite con le quali i vertici militari Usa avevano ripetutamente dichiarato di non aver più usato proiettili all'uranio dai tempi dell'invasione dell'Iraq, nel 2003.

Il munizionamento all'uranio impoverito, sarebbe stato impiegato nel corso di due raid compiuti il 16 ed il 22 novembre del 2015 nel deserto orientale della Siria. Durante gli attacchi, gli A-10 avrebbero esploso proiettili DU, Depleted Uranium, da 30 millimetri, distruggendo oltre 250 veicoli dello Stato islamico.

Nel marzo del 2015, il portavoce della coalizione John Moore aveva dichiarato che “Stati Uniti ed alleati non avrebbero utilizzato munizioni all’uranio impoverito durante Inherent Resolve”.

Gli A-10 schierati in Siria, quindi, non avrebbero dovuto ricevere le munizioni perforanti DU, tanto più che lo Stato islamico non dispone di forze corazzata pesanti, le uniche contro le quali è necessario impiegare proiettili all'uranio.

Gli occhi della guerra: come si viveva ad Aleppo Est prima della liberazione della città

Aleppo, 8 gennaio. Lui accetta di farsi filmare, a scanso di equivoci. Però Mahmud Fahrad non è il suo vero nome e la foto non è la sua. Ha paura di vendette, in questa Aleppo coperta di macerie e dove pochi credono che tutti i jihadisti se ne siano davvero andati a Idlib sui pullman forniti da Assad. Perché questo muratore che ha perso il suo lavoro anni fa e si è dovuto arrangiare com moglie e quattro figli, vuol raccontare come si viveva ad Aleppo Est quando c’era la repubblica dei ribelli e dei jihadisti.

 “Siamo rimasti intrappolati lì, dice Mahmud, “dal marzo 2012, quando è cominciato tutto. E sono stati quattro anni di orrore. Per esempio, ci facevano fare la fame. In questi anni non ho mai mangiato carne né frutta, quasi solo lenticchie e burghul (grano spezzato). Anche il pane scarseggiava. E intanto loro godevano di ogni ben di Dio e mangiavano tutto ciò che volevano. Avevano depositi pieni e si facevano beffe di noi: quando c’era qualche festività, macellavano pecore e vacche e poi rivendevano i pezzi di scarto, come gli stinchi o le interiora, a 10 mila lire siriane al chilo, il prezzo della carne migliore. I pezzi buoni, invece, costavano 30 mila lire, cioè dieci volte il prezzo normale. Una volta c’è stata una specie di manifestazione per protestare contro questi prezzi: hanno sparato sulla gente e ucciso quattro persone”.

 E gli ospedali? Si dice che l’esercito abbia ucciso parecchie persone, bombardandoli…

 “Ospedali bombardati? Forse. Quello che so, però, è che noi aleppini normali non potevamo certo andarci. Erano riservati a loro e alle loro famiglie. Quando qualcuno di noi si faceva male o aveva un problema di salute, lo lasciavano a morire fuori della porta. Non ho mai visto nessuno, in quattro anni, essere ricoverato in un ospedale”.

Per continuare a leggere clicca qui

Articolo pubblicato su: gliocchidellaguerra.it

Siria: autobomba al mercato di Azaz, decine di morti

I morti sono almeno sessanta, mentre i feriti sono oltre 150. Questo il bilancio, provvisorio, del drammatico attentato compiuto oggi in Siria.

La notizia è stata diffusa dalla televisione libanese degli Hezbollah Al Manar e dall'emittente panaraba satellitare Al Arabiya.

Secondo i due organi d'informazione, che hanno citato fondi vicine alle opposizioni,  la strage è stata compiuta in un affollato mercato di Azaz, città controllata da gruppi ribelli che dista una cinquantina di chilometri da Aleppo. Per seminare morte e distruzione, i terroristi si sono serviti di un'autobomba che hanno fatto esplodere all'ora di punta.

Altro sangue è stato versato, inoltre, nella provincia di Raqqa dove 11 civili, di cui cinque minori appartenenti alla stessa famiglia, sono stati uccisi nei bombardamenti aerei compiuti dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti. Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), i cinque minori sono morti insieme  due donne della famiglia in un raid portato sul villaggio di Al Swidiyyeh.

Per l'Ondus, nel corso del 2016, la coalizione a guida americana avrebbe provocato 467 vittime civili, 108 delle quali sarebbero minori.

Siria, Aleppo: fosse comuni e cadaveri mutilati, i massacri dei terroristi che non indignano l'occidente

Diverse fosse comuni sono state trovate nei quartieri orientali di Aleppo da militari russi e siriani. Secondo il ministero della Difesa di Mosca, sui cadaveri sono stati trovati evidenti segni di tortura e mutilazioni.

Intanto la guerra va avanti e miete nuove vittime. Secondo quanto riferito da fonti turche, ad Al Bab, città controllata dagli jihadisti, nel distretto est di Aleppo, trenta persone sono rimaste uccise in un attentato compiuto dall'Isis.

Da alcuni giorni, la città è assediata dall'esercito di Ankara che è entrato in profondità in territorio siriano per portare a termine l'operazione "Scudo dell'Eufrate". Durante gli scontri con i militanti islamici asserragliati ad Al Bab, avrebbero perso la vita 16 soldati turchi. Da quanto riportato dal giornale Al-Masdar News, per alleggerire la pressione, la notte scorsa, sarebbero entrati in azione, anche, alcuni bombardieri russi che per la prima volta avrebbero dato copertura aerea alle operazioni condotte dagli uomini di Erdgonan,

Ad Aleppo, invece, giovedì sera si è conclusa l'evacuazione dei terroristi e delle loro famiglie.

L'operazione è stata portata avanti parallelamente a quella condotta nelle città, assediate dai terroristi, di Foua e Kefraya nei pressi di Idlib, dove più di 1.200 persone, in maggioranza donne, bambini e anziani, sono state trasferite nella città di Aleppo.

  Sul campo continua l'afflusso di militari russi. Per mantenere l'ordine nei quartieri orientali, appena liberati, è arrivato, ad Aleppo, un battaglione della polizia militare di Mosca composto da 3-400 uomini.

Nella giornata di ieri, la comunità cristiana, che prima dell'inizio del conflitto rappresentava il 10 per cento della popolazione, ha festeggiato il Natale nelle zone controllate dal legittimo governo.

Per ricordare la ricorrenza, il presidente Bashar  el Assad e la moglie Asma hanno visitato un orfanotrofio cristiano nel sobborgo di Sednya, nei pressi della capitale Damasco.

 

Tutti morti i passeggeri dell'aereo russo precipitato nel mar Nero

 

Sono tutti morti i 92 passeggeri del Tu-154, l'aereo militare russo precipitato alle 5,40 di oggi nelle acque del mar Nero. Il trimotore era partito da Sochi per portare in Siria i componenti della celebre banda militare Alexandrov, meglio nota con il nome di Coro dell'Armata Rossa. Oltre ai 75 musicisti, sul velivolo erano presenti nove giornalisti e otto componenti dell'equipaggio.

Il viaggio era stato organizzato dal ministero della Difesa per far svolgere un concerto a beneficio delle truppe russe impegnate in Siria. 

Da Mosca hanno fatto sapere che non ci sono sopravvissuti e che, allo stato, sono stati ripescati dieci cadaveri. Tremila persone sono, invece, a lavoro per cercare di recuperare i corpi ed i resti dell'aereo.

 Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che domani, 26 dicembre, sarà celebrata una giornata di lutto nazionale. Nonostante sia stata esclusa l'ipotesi dell'attentato, attraverso i media russi Putin ha fatto sapere che "Ci sarà un'inchiesta approfondita sulle ragioni della catastrofe" e sarà fatto "di tutto per fornire sostegno alle famiglie delle vittime".

Subscribe to this RSS feed