Presunto boss della 'ndrangheta lascia il carcere duro

Il Tribunale di Sorveglianza di Roma, accogliendo l'istanza presentata dal legale di fiducia, ha deciso di revocare il regime di carcere duro al quale era sottoposto da anni Leone Soriano. Quarantanove anni, considerato uno dei personaggi di spicco dell'omonimo clan di Pizzinni di Filandari, era stato inchiodato dalle conversazioni intercettate con la moglie a cui, sostennero gli investigatori, impartiva precise direttive. La Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro richiese allora che il presunto boss, detenuto nella casa di reclusione di Cosenza, venisse sottoposto al 41 bis, misura che fu poi concretamente disposta da Paola Severino, all'epoca titolare del Ministero della Giustizia. Soriano, in ragione di tale decisione, fu trasferito nella casa circondariale di Viterbo. 

Condannati cinque presunti affiliati alla 'ndrangheta

Sedevano sul banco degli imputati rispondendo, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso i cinque soggetti, sospettati di essere affiliati ai clan Zappia e Cianci-Maio-Hoffman, attivi a San Martino di Taurianova, e che sono stati condannati al termine del processo celebrato con rito abbreviato celebrato davanti al Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Reggio Calabria. Diciotto anni di reclusione sono stati inflitti a Domenico Cianci, 10 a Rocco Pesce, 8 a Giuseppe Zappia. A Luigi Cutrì è stata irrogata la pena a  2 anni e 8 mesi di reclusione, ad Antonio Russo, 1 anno e 8 mesi, al quale è stata riconosciuta l'attenuante prevista per collaborano che collaborano con i magistrati. Il Gup, infine, ha disposto l'assoluzione nei confronti di Martino Sgrò. 

Sequestrati beni per oltre 2 milioni di euro a presunto affiliato alla 'ndrangheta

Un patrimonio il cui valore supera complessivamente i due milioni di euro è stato sequestrato dai Carabinieri della Compagnia di Reggio Emilia, che hanno eseguito un ordine disposto dal locale Tribunale in accoglimento di un'istanza presentata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna. I beni, secondo gli inquirenti, sono appartenenti al sessantunenne a Francesco Grande Aracri, sospettato di essere fra i soggetti al vertice dell'omonima cosca che ha interessi in Emilia Romagna. Lo stesso destinatario del provvedimento risiede a Brescello, in provincia di Reggio Emilia. La misura giudiziaria attuata stamane comprende otto autorimesse, sette appartamenti, due conti correnti e depositi bancari; due società di capitali; svariati appezzamenti di  terreno sparsi nelle province di Crotone, Mantova e Reggio Emilia. 

'Ndrangheta. Operazione "Picciotteria": 9 arresti, sequestrati oltre 400 chili di cocaina

Le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Venezia, hanno consentito di individuare un’articolata compagine criminale di matrice ’ndranghetista, operante in provincia di Venezia, con collegamenti in Lombardia ed origine nell’area jonica della provincia di Reggio Calabria dedita all’importazione di ingenti quantitativi di cocaina dal Sud America ed alla successiva commercializzazione dello stupefacente. In particolare, le investigazioni hanno tratto origine dal monitoraggio di alcuni soggetti di origine calabrese che vivevano nella provincia di Venezia, attivi nello smercio di cocaina nel capoluogo lagunare e nel trevigiano. Attraverso un’assidua attività di osservazione e pedinamento, è stato possibile evidenziare la figura di A.V., domiciliato a Marcon, in provincia di Venezia, elemento di spicco dell’organizzazione, legato alla 'ndrangheta di Africo, nel Reggino, con numerosi precedenti di polizia, tra l’altro, per tentato omicidio, associazione di tipo mafioso, estorsione e detenzione abusiva di armi. E’ stato riscontrato che A.V., avvalendosi di un’impresa operante in provincia di Venezia, avrebbe introdotto ingenti quantitativi di cocaina sul territorio nazionale, importandola direttamente dall’America centrale e meridionale. Lo stupefacente veniva occultato all’interno di container con carichi di copertura costituiti da frutta (banane, ananas, ecc.) e, una volta giunto a Venezia, distribuito a gruppi di spacciatori. Era coinvolto nel narcotraffico anche un sodalizio di origine calabrese stanziato nelle province di Milano e Monza Brianza che, in collaborazione con A.V., alimentava il mercato lombardo della cocaina, anch’essa prelevata a Venezia, dopo essere arrivata dal Sud America. I finanzieri hanno potuto documentare tre significative importazioni di cocaina con un elevato grado di purezza, per un peso di circa 410 chilogrammi. Con la collaborazione dell’Agenzia delle Dogane e di altri Reparti della Guardia di Finanza competenti per territorio, è stato possibile procedere ad una "consegna controllata" dei carichi, al fine di giungere all’individuazione dei responsabili del traffico illecito. In questo modo, è stato accertato che la cocaina era trasportata dai sodali in magazzini presi in locazione a Marghera e Meolo, nel Veneziano, dove, dopo essere stata separata dalla merce lecita tra la quale era occultata, veniva suddivisa tra i vari componenti dell’organizzazione, per essere poi smerciata sul territorio. Più nel dettaglio, le indagini hanno permesso di rilevare, in una prima fase, l’arrivo di due partite di cocaina del peso, rispettivamente, di 50 chilogrammi e 240 chilogrammi nei mesi di luglio e novembre 2015. Dopo aver individuato la rete di distribuzione dello stupefacente, nella giornata di ieri è scattato il blitz in un magazzino di Meolo, in provincia di Venezia, dove sono stati colti in flagranza di reato A.V. ed altri tre componenti dell’organizzazione mentre scaricavano da un furgone 90 casse di falsi tuberi di manioca in materiale plastico, al cui interno erano occultati panetti di cocaina, per un peso complessivo di circa 98 chilogrammi., sottoposti a sequestro. Contemporaneamente, sono state avviate oltre 20 perquisizioni in Veneto e Lombardia, nei confronti di soggetti coinvolti, a vario titolo, nel traffico di stupefacenti. Le attività delle Fiamme Gialle hanno consentito di sequestrare altri 30 chilogrammi di cocaina, un chilogrammo di marijuana, oltre ad una ingente quantitativo di denaro contante e preziosi. Ulteriori 32 chilogrammi circa di cocaina erano stati sequestrati lo scorso 20 gennaio con l’arresto di un responsabile in provincia di Milano, con la collaborazione dei baschi verdi del capoluogo lombardo. Complessivamente, sono state arrestate 9 persone, tra le quali anche due ristoratori di origine albanese che, all’interno del loro locale situato nel centro storico del capoluogo lagunare custodivano circa un chilogrammo di cocaina ed altrettanta marijuana, pronta per essere spacciata. L’attività investigativa è stata condotta dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Venezia, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Venezia – D.D.A.. Le investigazioni si sono avvalse anche del prezioso apporto della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata.

'Ndrangheta, "Onorata Sanità": confiscati beni ad un ex assessore regionale

In esecuzione di un decreto emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, il Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria ha proceduto,  Sezione Misure di Prevenzione, alla confisca di 2 terreni, ubicati in località San Giuseppe, per un valore stimato in 600.000 euro nei confronti di Domenico Crea,  64 anni, di Melito Porto Salvo, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata "Onorata Sanità", condotta dai Carabinieri nel gennaio del 2008. I due terreni confiscati erano già stati oggetto di sequestro preventivo, eseguito dai Carabinieri nel novembre del 2009, unitamente ad altri beni, anch’essi già sottoposti a confisca nel maggio del 2011, tra cui la clinica "Villa Anya" ed il patrimonio mobiliare ed immobiliare di Crea. Domenico Crea è stato arrestato il 28 gennaio 2008 in in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere, disposta dal GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura Distrettuale, nell’ambito dell'operazione "Onorata Sanità". In particolare, l’attività investigativa, che originava dall’omicidio dell’onorevole Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio Regionale, perpetrato a Locri il 16 ottobre 2005, ha consentito di evidenziare l’operatività di un’associazione di tipo mafioso finalizzata al controllo elettorale (con riferimento alle elezioni regionali della Calabria del maggio 2005) ed alla gestione amministrativa del comparto della sanità pubblica e privata. Gli elementi emersi nel corso delle indagini hanno documentao le attività di alcune delle principali "locali" di 'ndrangheta della zona jonica di Reggio Calabria, in cui operava la cosca Morabito-Zavettieri, impegnate per sostenere la candidatura di Domenico Crea, poi nominato assessore e già in precedenza investito di altre cariche istituzionali. L’indagine, inoltre, ha fatto emergere condotte delittuose finalizzate alla commissione di reati di truffa, falso, abuso d’ufficio ed altro, posti in essere nella gestione della clinica privata denominata "Villa Anya", di proprietà della famiglia Crea.

 

'Ndrangheta, operazione "Apocalisse": arrestate altre 4 persone

Sono accusate a vario titolo di gestione e traffico di sostanze stupefacenti le quattro persone destinatarie di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell'ambito dell'operazione denominata "Apocalisse", condotta tre settimane addietro in provincia di Cosenza. Si tratta di soggetti che gli inquirenti ritengono siano appartenenti alla cosca Perna. Tre di loro si trovavano dietro le sbarre in seguito al coinvolgimento in altre vicende giudiziarie: il 22enne Riccardo Gaglianese, il 38enne Luca Pellicori ed il 28enne Ivano Ragusa. Il quarto arresto ha interessato il 26enne Giuseppe De Stefanis.

Il Tribunale del Riesame ha annullato l'arresto del presunto boss Giovanni Mancuso

Il Collegio Giudicante del Tribunale del Riesame di Catanzaro ha disposto l'annullamento dell'arresto, effettuato poco meno di due settimane fa, di Giovanni Mancuso. Il 74enne, considerato dagli inquirenti uno dei personaggi al vertice dell'omonimo clan di Limbadi era finito in manette con l'accusa di evasione dai domiciliari ai quali è costretto in seguito al coinvolgimento nell'operazione "Black Monkey". I Carabinieri lo avevano individuato per strada ed a loro aveva spiegato che stava raggiungendo il Tribunale per prendere parte all'udienza del processo nel quale siede sul banco degli imputati insieme ad altre ventiquattro persone. 

Infiltrazioni della 'ndrangheta: in corso verifiche al porto di Gioia Tauro

La Questura ha appena dato notizia che da stamattina, dietro preciso mandato di Claudio Sammartino, Prefetto di Reggio Calabria, si sta dando attuazione ad una serie di minuziose verifiche nell'area portuale di Gioia Tauro "al fine di verificare le eventuali ingerenze della criminalità organizzata di natura 'ndranghetista nella gestione di imprese commerciali operanti in quell'area".

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