Un arresto per traffico di droga

Un giovane di 25 anni è stato tratto in arresto dai Carabinieri che hanno eseguito una disposizione della Procura Generale presso la Corte d'Appello di Roma. Considerato autore del reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, F.G. è stato prelevato a Locri dai militari della Stazione di San Luca. I fatti contestatigli sarebbero stati commessi a Roma nel periodo compreso fra l'ottobre del 2009 e lo stesso mese dell'anno successivo. Il venticinquenne, che deve espiare una pena a 4 anni e 5 mesi di carcere, è stato accompagnato presso la casa di reclusione di Locri.  

Terrorismo: panico nella Capitale, falso allarme bomba allo stadio Olimpico

Il timore di un attentato è alto. Lo si legge sui volti diffidenti dei passeggeri della metropolitana, delle persone che camminano per strada e dei pochi turisti che con diffidenza si guardano intorno. Quanto l’insicurezza si sia insinuata in profondità, lo si capisce dai numerosi falsi allarmi lanciati nella Capitale. E’ bastato uno zainetto incustodito per chiedere l’intervento della polizia allo stadio Olimpico durante la partita Lazio-Palermo. Gli agenti stavano mettendo in sicuerzza l'area facendo allontanare gli spettatori, quando è arrivato il proprietario, un uomo che aveva accompagnato la figlia al bagno e aveva lasciato lo zaino come segnaposto. In mattinata, alcuni passanti hanno chiesto l'intervento degli artificieri dopo aver visto uno zaino a Villa Borghese. Fatta brillare, con una piccola carica, la borsa, al suo interno i carabinieri hanno trovato soltanto effetti personali. Disagi anche sulla linea A della metropolitana, dove la polizia è intervenuta in seguito ad una telefonata che segnalava nella stazione di Lepanto la presenza di una bomba. Il traffico è stato interrotto, ma per fortuna si è trattato solo dell’ennesimo falso allarme. Situazione analoga, sempre nel quartiere Prati, dove gli artificieri ed i gruppi cinofili sono intervenuti in seguito ad una telefonata che annunciava la presenza di un ordigno nella chiesa di Cristo Re. I controlli effettuati con l’ausilio di cani poliziotto hanno dato esito negativo. In ogni caso l’allarme ha fatto vivere momenti di panico ai fedeli che si accingevano a prendere parte alla funzione religiosa, posticipata di mezz'ora, a causa dei controlli.

Isis:" conquisteremo Roma"

"Parigi prima di Roma", questo il titolo dell'ultimo video messo on line dai miliziani dell'Isis per minacciare attacchi kamikaze e con auto bomba. Nel mirino dei terroristi, oltre alla Casa Bianca, ci sarebbe, anche, la Citta` Eterna. Nel loro farneticante messaggio, gli jihadisti parlano apertamente della prossima "conquista di Roma". Il video, della durata di sei minuti, sarebbe stato girato in Iraq, nella provincia di Dijlah, 

Fondazione CRE organizza Gala Musicale "Alcantara: la Musica Trait d’Union tra differenti Culture"

La Fondazione "Calabria Roma Europa" ha programmato per il giorno mercoledì 5 novembre  (Ore 17:30) - a Roma presso la Sala Protomoteca in Campidoglio - il Gala Musicale “Alcantara: la Musica Trait d’Union tra differenti Culture”. L’iniziativa culturale della Fondazione CRE, presieduta da Domenico Naccari, è patrocinata da Sua Altezza Reale Principessa Wijdan Al Hashemi di Giordania ed è organizzata con la partecipazione dell’Ambasciata di Giordania a Roma e dell’Ambasciata della Repubblica di San Marino, in collaborazione con l’Associazione di Amicizia tra Giordania e Repubblica di San Marino e l’Associazione Italide – Istituto Europeo di Cultura Politica. Durante il concerto voluto e promosso dalla Fondazione "Calabria Roma Europa" – la cui Direzione Scientifica è affidata a Luigi A. Dell’Aquila – si esibirà il celebre soprano giordano Zeina Barhoum, presentando la sua prima opera discografica "Alcantara" alla quale hanno collaborato i due affermati i due affermati cantanti italiani Romolo Tisano (tenore) e Simone Scatarzi Alberti (baritono) che parteciperanno anch’essi al Gala Musicale. Dirigerà il gruppo strumentale "Alcantara Ensemble" il Maestro Massimiliano Tisano. La Fondazione "Calabria Roma Europa", operativa sul territorio nazionale dal 2011, nasce per iniziativa dell’onorevole avvocato Domenico Naccari. E’ una "Fondazione di Partecipazione" e, come tale, vede il coinvolgimento diretto di tutti coloro che intendono aderire. Essa mira ad essere un punto di incontro e di collaborazione per una vasta rete di istituzioni, enti locali, imprese e cittadini attivi su tutto il territorio nazionale e si prefigge, come obiettivo privilegiato, di incrementare le Attività di approfondimento tematico, di divulgazione e di confronto, e, di elaborare proposte da offrire ai decisori sociali e politici. Rappresenta, quindi, uno strumento di riflessione aperta, per stimolare la discussione in seno all’opinione pubblica sui principali nodi dell’innovazione culturale, sociale, politica ed economica della Regione Calabria e dell’Italia al fine di ridefinire i rispettivi e fondamentali ruoli nel contesto politico ed istituzionale dell’Europa. È, infine, un’istituzione di ricerca - che si pone il fine di promuovere adeguati studi capaci di alimentare la produzione di nuove idee all'altezza delle sfide di questo nuovo secolo – ed un’Istituzione di Formazione che intende consentire l’aggregazione di professionalità e competenze animati dall’intento di condividere l’Obiettivo Strategico della Fondazione CRE di promuovere la crescita e lo sviluppo culturale, sociale, economico e territoriale della Regione Calabria, dell’Italia e dell’Europa. Tra gli altri membri, aderiscono alla Fondazione "Calabria Roma Europa" circa 140 Comuni ubicati in tutte le cinque Province della Regione Calabria.

 

 

 

 

 

Confiscati beni ad un presunto appartenente a clan vibonese

Stamattina il Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Roma ha confiscato beni per un valore di cinque milioni di euro a Saverio Razionale, calabrese di 54 anni, residente a Roma, ritenuto dagli inquirenti soggetto appartenente alla cosca di 'ndrangheta FIiarè-Razionale di Vibo Valentia. Il provvedimento è stato eseguito in collaborazione con la Sezione Operativa D.I.A. di Catanzaro, su disposizione del Tribunale Sezione Misure di Prevenzione di Vibo Valentia, a seguito del sequestro disposto dallo stesso Tribunale nel marzo 2014. La confisca accoglie una proposta del Direttore della D.I.A., elaborata sulla base di approfondite indagini di polizia giudiziaria sul reinvestimento di capitali illeciti della cosca calabrese nella Capitale. Razionale è considerato un personaggio di elevato spessore criminale e ritenuto un referente strategico per tutte le attività dell’organizzazione. Le indagini hanno permesso di acquisire gravi indizi a suo carico che, a giudizio degli investigatori, l’hanno visto negli anni gestore, per conto della 'ndrangheta, di società romane del settore edilizio, operanti nel campo degli appalti, anche pubblici, intestate fittiziamente a prestanome compiacenti in concorso con altri personaggi calabresi, ma domiciliati a Roma, tutti denunciati alle autorità giudiziarie nell’ambito dell’operazione "Talea" della D.I.A. di Roma. Il Tribunale di Vibo Valentia, nel provvedimento di confisca, rilevando l’elevata pericolosità sociale del Razionale, gli ha inflitto la misura di prevenzione personale della Sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno della durata di tre anni. Tra i beni confiscati e sequestrati figurano l’intero capitale sociale con relative organizzazioni aziendali di tre società, beni mobili ed immobili, tra cui un complesso turistico a Briatico, nel Vibonese, oltre ad autovetture e numerosi conti correnti bancari.     

 

Il Comune paga i rom perché lascino la tendopoli

Il comune paga gli ex abusivi. L’ennesima bizzarra notizia di questo nostro stravagante Paese, arriva da Cosenza dove la giunta ha deliberato la concessione di un contributo a favore un gruppo di persone che risiede in un “campo d’emergenza”. Detta così sembrerebbe una notizia come tante altre, se non fosse che gli individui che dimorano nel “campo” in questione non sono profughi o rifugiati; non sono neppure uomini e donne che scappano dalla guerra. Si tratta, per lo più, di cittadini romeni di etnia rom, trasferiti nel “campo d’emergenza” lo scorso mese di giugno, in seguito ad un’ordinanza con la quale il sindaco ha disposto lo sgombero di un accampamento realizzato abusivamente sulle rive del fiume Crati e di un’immobile di proprietà di Rete ferroviaria italiana dove, come si evince dalla deliberazione “ erano stati collocati provvisoriamente altri nuclei rom per un incendio verificatosi nell’anzidetta baraccopoli”.  Effettuato lo sgombero, il comune ha predisposto una struttura temporanea nella quale ha dato ospitalità agli “sfollati”. Un provvedimento già di per sé singolare dal momento che, in un Paese normale, chi viola la legge dovrebbe incorrere nei rigori della sanzione e non nei benefici del welfare. Nel caso in questione, la legge è abbastanza chiara. L’articolo 633 del codice penale, prescrive, infatti, che  “Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni o con la multa da euro 103 a euro 1.032.”. Qualora qualcuno, indipendentemente dalla razza, dalla religione e da qualunque altra caratteristica personale o collettiva, dovesse, putacaso, occupare un immobile che non sia di sua proprietà, dovrebbe essere tempestivamente sottoposto al rispetto della legge. A ciò si aggiunga che, nell’eventualità in cui un comune cittadino realizzi un’opera abusiva, anche, su un terreno di sua proprietà deve provvedere alla rimozione della stessa. Nel caso d’inerzia, l’amministrazione pubblica interviene direttamente ed addebita le spese al trasgressore. Questo è ciò che dovrebbe avvenire in un Paese mediamente serio, dove le leggi hanno valore erga omnes. Ma l’Italia si sa è la patria del diritto e quindi dei sotterfugi, delle eccezioni e delle interpretazioni. Così, il Comune di Cosenza, anziché pretendere la punizione dei trasgressori, ha offerto un contributo economico a quanti decideranno di lasciare il “campo d’emergenza”. Una sorta di Tfr del valore di 600 euro “per ciascun nucleo familiare”, più altri 300 euro per ogni “membro del nucleo familiare, oltre il capo famiglia”. In totale, la previsione di spesa, che supera i 136 mila euro, è finalizzata a coprire i “primi costi” che i rom dovranno sostenere per trasferirsi “dal predetto campo di emergenza ad altre località del territorio nazionale od estero, nonché alla copertura dei primi costi per la detenzione di un alloggio nel territorio locale, nazionale od estero”. Il provvedimento è stato motivato, tra le altre cose, dalla presenza di “situazioni culturali che vanno dalla differenza dei costumi antropologici a quelle ideologiche-esistenziali e situazioni sociali [che] fanno sì che questi immigrati, non essendo ancora inseriti nel nuovo contesto ed avendo abbandonato le proprie origini, vivono molto ambiguamente tra l’essere attratti dalla cultura occidentale e dai suoi simboli e continuare ad essere legati alle modalità di vita del passato nomade”. Con tutta evidenza, la giunta di Cosenza ha deciso di applicare con chi risiede nel “campo” la tecnica diseducativa di quei genitori che al bambino che ha commesso una marachella dicono: “ti compro il gelato ma non lo fare più”. Proprio come in quel caso, nessuno è in grado di offrire la garanzia che l’episodio non si ripeta. Chi può, infatti, assicurare che, una volta intascata la “buonuscita”, i beneficiari non decidano di stabilirsi in una nuova baraccopoli, magari costruita, proprio, con i soldi ricevuti dal Comune? Senza tralasciare che il provvedimento manca di equità, a meno che un contributo analogo non sia stato concesso dal Comune ai cittadini, italiani e stranieri, costretti ad emigrare pur non avendone i mezzi. L’episodio più che paradossale è assurdo, anche, per ragioni meno contingenti. In un tempo in cui la povertà dilaga e le famiglie, italiane e straniere, sono alle prese con un difficilissima congiuntura economica, lo Stato, nelle sue varie accezioni dovrebbe farsi carico delle situazioni più difficili. Ogni intervento, destinato a chi vive in stato di bisogno dovrebbe, essere riservato esclusivamente a coloro i quali s’impegnano a osservare le regole. Sottostando all’imperio della legge, il cittadino dimostra il proprio rispetto nei confronti della comunità in cui vive e dalla quale, in virtù del principio di solidarietà, riceve l’aiuto di cui necessita. Si tratta di un’elementare regola di buon senso. Ma il buonsenso, ormai, da anni non ha più diritto di cittadinanza in Italia.

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'Ndrangheta e traffico di droga: 57 arresti in un'operazione di Carabinieri e Polizia

In un'operazione congiunta effettuata stamane da Carabinieri e Polizia, sono stati eseguiti cinquantasette arresti. I reati contestati ai soggetti finiti in manette tra Reggio Calabria e Roma vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, alla detenzione abusiva di armi ed al traffico internazionale di droga e detenzione abusiva di armi, aggravati dalla transnazionalità dei crimini addebitati. I magistrati reggini avrebbero focalizzato la loro attenzione sul flusso delle sostanze stupefacenti gestito da clan operanti nell'area di Locri, i clan Aquino-Coluccio e Commisso-Crupi. I colleghi romani, invece, hanno canalizzato i loro sforzi nell'individuazione di distributori e spacciatori. Federico Cafiero De Raho, capo della Procura di Reggio Calabria, ha dichiarato  che "si tratta di un'operazione storica perché è stata colpita una 'ndrangheta elitaria. "I particolari dell'inchiesta saranno illustrati nel corso di un incontro con i giornalisti, presenti i responsabili del Servizio centrale operativo, del Raggruppamento operativo speciale e Franco Roberti, Procuratore nazionale antimafia. 

 

Catturato un presunto narcotrafficante della 'ndrangheta: era latitante da mesi

Nelle scorse ore, i finanzieri del Comando Provinciale di Roma, a seguito di serrati servizi di polizia giudiziaria (appostamenti e pedinamenti), hanno catturato nella Capitale, dopo circa 8 mesi di latitanza, il presunto narcotrafficante romano Andrea Rollero, 33 anni. Ritenuto dagli inquirenti uno dei principali membri di un sodalizio criminale collegato alle temutissime cosche calabresi "Pelle – Nirta – Giorgi alias Cicero" di San Luca,in provincia di Reggio Calabria, risultava essersi sottratto al provvedimento di cattura emesso lo scorso gennaio dal Tribunale di Roma, nell’ambito delle Operazioni "Buena Hora 2" e "Codice San Luca", che avevano consentito alle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria ed alla Squadra Mobile della Questura di Roma, di smantellare una cellula ‘ndranghetista operante nella Capitale. Le indagini culminavano, lo scorso 20 gennaio, con l’esecuzione di un provvedimento di cattura nei confronti di 35 soggetti, accusati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, a vario titolo, di plurime fattispecie penalmente rilevanti, aggravate dall’aver favorito la ‘ndrangheta, cui riuscivano a sottrarsi Andrea Rollero ed il più blasonato zio Marco Torello Rollero, da tempo dimorante in Marocco. Nel corso delle attività investigative, secondo quanto sostenuto dagli inquirenti sono state accertate numerose condotte di narcotraffico poste in essere dai Rollero, in grado di inviare settimanalmente, dal Marocco all’Italia, circa 1000 chilogrammi di stupefacente. La droga, cocaina dal Sudamerica e hashish dall’Africa, veniva importata anche per conto di soggetti contigui alle succitate cosche di ‘ndrangheta. Andrea Rollero, inizialmente noto agli inquirenti per essere il nipote del più famoso Marco Torello Rolleo, 60 anni - anche questi poi arrestato lo scorso aprile in Marocco, dopo numerosi anni di latitanza -, nonostante la giovane età, all’esito delle indagini, si è qualificato, sostengono gli investigatori, come un affidabile fornitore/intermediario per l’acquisto di ingenti partite di droga, attivo sull’intero territorio nazionale, in grado di accreditarsi con esponenti di spicco della malavita romana, grazie alle ottime credenziali fornitegli dallo zio. Proprio muovendosi sulle orme di Marco Torello, quindi, il giovane Andrea, nella ricostruzione fornita dalla Guardia di Finanza, è divenuto il principale referente in Italia dell’organizzazione indagata, rendendosi protagonista, nel periodo investigato, dell’introduzione sul territorio nazionale di oltre 600 chilogrammi di sostanza stupefacente.  Fin dall’inizio della sua latitanza, le Fiamme Gialle del G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma hanno avviato una costante e mirata attività info-investigativa, finalizzata alla cattura del giovane sospettato di essere un narcotrafficante, di cui si sapeva avesse trovato rifugio nel locale quartiere di Primavalle. Tale incessante monitoraggio è culminato con l’individuazione del latitante presso la stazione "Battistini" della metropolitana, mentre era intento a colloquiare con un altro pluripregiudicato romano ( il 50enne M.M.). Predisposta un’adeguata cornice di sicurezza, è stato dato il via all’operazione di cattura. All’atto del fermo,  Andrea Rollero ha esibito documenti di identità falsi, rilasciati a nome di un ignaro e stimato impiegato di banca romano, del tutto estraneo alla vicenda, che gli hanno consentito di vivere in totale clandestinità durante tutti i mesi della latitanza. L’operazione di servizio evidenzia, ancora una volta, come l’attenzione della Guardia di Finanza di Roma, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia, nel contrasto alle pericolose organizzazioni malavitose presenti in città, sia sempre massima. Al momento, sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi, finalizzati a ricostruire la rete di connivenze e protezione di cui  Andrea Rollero ha potuto godere durante i mesi passati in clandestinità, nonché specifici accertamenti sui documenti falsi esibiti dal latitante. 

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