Patrimonio da 900mila sequestrato a imprenditore nel Reggino

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito un provvedimento emesso del Tribunale reggino, con il quale sono state disposte la sorveglianza speciale e la confisca di beni, nei confronti di un imprenditore indiziato di “appartenenza chiara ed univoca” alla ‘ndrina Vadalà di Bova Marina, sebbene l’impianto probatorio non sia stato sufficiente a fondare la responsabilità penale.

In particolare, la Compagnia di Melito Porto Salvo ha eseguito indagini ed accertamenti - anche attraverso l’analisi delle transazioni economico-finanziarie effettuate dall’imprenditore negli ultimi 20 anni - finalizzati alla raccolta di elementi idonei a dimostrarne la "pericolosità sociale"  e la sproporzione tra i redditi dichiarati e il patrimonio effettivamente posseduto.

Pertanto, nei giorni scorsi i finanzieri hanno confiscato 3 polizze assicurative del  valore di 300 mila euro, 12 fabbricati e 10 terreni - ubicati a Bova Marina e Reggio Calabria - e un'auto, beni già sottoposti a sequestro nell’agosto 2020.

Il destinatario della misura, inoltre, è stato raggiunto dalla misura della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno a Bova Marina, per la durata di tre anni.

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Beni del valore di oltre 11 milioni di euro sequestrati a imprenditore

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito un provvedimento emesso dal Tribunale reggino, con il quale è stato disposto il sequestro di beni per un valore complessivo stimato in oltre 11 milioni di euro, a carico di un imprenditore gioiese, operante nel settore della raccolta e gestione di rifiuti speciali e metallici.

La misura è stata emessa in seguito al coinvolgimento del destinatario nelle operazioni “Mala pigna” e “Rinascita scott”.

In relazione alle risultanze delle due operazioni, la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha avviato un’indagine, condotta dal Gruppo investigazione criminalità organizzata delle fiamme gialle, al fine di effettuare verifiche di carattere economico-patrimoniale a carico dell’imprenditore.

Nel corso delle attività – focalizzate sulla ricostruzione delle acquisizioni patrimoniali dirette o indirette, effettuate tra il 1997 e il 2009 – gli investigatori hanno riscontrato una presunta  sproporzione rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi.

Alla luce di tali risultanze, il Tribunale di Reggio Calabria, ha disposto il sequestro dell’intero patrimonio riconducibile all’imprenditore e al suo nucleo familiare, costituito da due società operanti nel settore della lavorazione di materiale ferroso, una ditta individuale operante nel settore della raccolta e del trasporto di rifiuti speciali, tre fabbricati, fondi obbligazionari, rapporti bancari e finanziari e relative disponibilità, per un valore complessivo stimato in oltre 11 milioni di euro.

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'Ndrangheta, sequestro di beni per un pregiudicato

Nella giornata di ieri, la guardia di finanza di Lamezia Terme (Cz), coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, ha eseguito un decreto di sequestro di beni immobili, mobili e disponibilità finanziarie, per l’ipotizzata riconducibilità ad un soggetto già, in passato, condannato, con sentenza irrevocabile, per i reati di associazione alla ‘ndrangheta, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti.

La misura ha interessato due fabbricati ubicati a Lamezia Terme, tre autovetture e disponibilità finanziarie, per il valore di circa 154 mila euro.

Il provvedimento cautelare è stato emesso dal Tribunale di Catanzaro, sulla base delle indagini patrimoniali eseguite dalle fiamme gialle, in merito alla posizione reddituale del destinatario, dei familiari e della famiglia d’origine, volte a verificare la provenienza dei beni e la sproporzione rispetto ai redditi dichiarati e alla attività lavorativa.

Il procedimento di prevenzione, volto alla verifica della sussistenza dei presupposti per la confisca dei beni, è tuttora in corso.

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Beni per 500 mila euro sequestrati a imprenditore edile

Nei giorni scorsi, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, la polizia ha sottoposto a sequestro un azienda e diversi rapporti bancari e finanziari riconducibili ad un imprenditore reggino operante nel settore edile.

Il provvedimento è stato disposto dal Tribunale reggino, su richiesta della locale Procura della Repubblica, in seguito alle indagini condotte dalla Squadra mobile della città dello Stretto.

Il destinatario della misura, negli anni scorsi era stato coinvolto in una vicenda giudiziaria in quanto ritenuto partecipe di un cartello di imprese, che attraverso un sofisticato meccanismo di offerte concordate, puntavano ad aggiudicarsi lavori pubblici, di rilevante importo, banditi da diversi enti della provincia di Reggio Calabria.

Al tempo, indagato per associazione a delinquere, turbativa d’asta, illecita concorrenza nel settore edile, falso materiale e ideologico ed altri reati, fu anche destinatario di un’ordinanza che disponeva il divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali nel settore dell’edilizia pubblica, ma è stato poi assolto per alcuni capi di imputazione e prosciolto, per intervenuta prescrizione, per altri.

L’esito del processo penale, tuttavia, non ha impedito, alla luce delle nuove indagini disposte nell’ambito del procedimento di prevenzione, di accertare, allo stato, la presunta pericolosità sociale e configurare un anomalo arricchimento proprio nel periodo in cui l’imprenditore sarebbe stato coinvolto nelle vicende giudiziarie.

L’impresa, già destinataria di un provvedimento di interdittiva antimafia emesso dalla Prefettura di Reggio Calabria, che ne precludeva la contrattazione con la pubblica amministrazione, è stata ora affidata ad un amministratore giudiziario, che ne curerà la gestione assicurando il prosieguo dell’attività.

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'Ndrangheta, beni per oltre 3 milioni di euro sequestrati a imprenditore

Ammonta a oltre tre milioni di euro il patrimonio sequestrato dai finanzieri di Reggio Calabria e dagli uomini della Divisione anticrimine della Questura reggina, a un imprenditore del luogo già condannato in via definitiva a otto anni di reclusione per associazione di tipo mafioso nell’ambito dell’operazione “Il padrino” e a dieci mesi di reclusione in primo grado, per minaccia aggravata dal metodo mafioso, nell’ambito dell’operazione “Ghota”.

Il provvedimento giunge in seguito ai risultati delle indagini condotte, su delega della Direzione distrettuale antimafia reggina, dal Gico, dal Gruppo della Guardia di finanza di Reggio Calabria e dall’Ufficio misure di prevenzione della Questura, dalle quali è emerso che il valore del patrimonio accumulato dall’imprenditore era significativamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi.
Alla luce di tali risultanze, il tribunale di Reggio Calabria ha  quindi disposto il sequestro dell’intero patrimonio riconducibile all’uomo, per un valore di oltre 3 milioni di euro, tra i quali più di 600 mila euro in contanti rinvenuti dalla polizia a carico del figlio, ma ritenuti riconducibili allo stesso imprenditore. In particolare, l’ingente somma di denaro venne scoperta durante un controlla stradale, nella cabina di un mezzo adibito al trasporto di animali.

Evasione fiscale, sequestrati beni per un valore di 900 mila euro

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di somme di denaro, beni mobili e immobili per un valore di circa 900 mila euro.

Il provvedimento, emesso dalla Procura della Repubblica di Palmi, giunge in seguito a un'indagine che ha permesso di portare alla luce una presunta evasione fiscale ad opera di un’attività di autotrasporto.

La presunta evasione farebbe riferimento all'Irpef relativa agli anni compresi tra il 2016 e il 2018.

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Beni per sei milioni di euro sequestrati a imprenditore

I Finanzieri del Comando provinciale di Cosenza e del Nucleo speciale di polizia valutaria, con il coordinamento della della locale Procura Repubblica di Cosenza, hanno eseguito un provvedimento emesso dal Tribunale di Catanzaro, con il quale è stato disposto, nei confronti di un imprenditore cosentino, il sequestro dei beni nella sua disponibilità, diretta o indiretta.

Nel dettaglio, il provvedimento, si fonda sulle risultanze delle attività investigative dalle quali è emerso che il destinatario della misura avrebbe compiuto reati di natura economico-finanziari che, protratti nel tempo, gli avrebbero permesso di accumulare un patrimonio illecito di rilevanti dimensioni.

Le indagini, incrociate con altre avviate per reati di usura, truffa ed estorsione, hanno consentito di fare luce su come l'imprenditore avrebbe creato un rapporto duraturo con persone dedite alle truffe nei confronti dell’erario e alle bancarotte, tale da produrre reciproci vantaggi, sia sul territorio calabrese che in diverse zone del territorio nazionale, come Lazio e Lombardia.

In particolare, dalle indagini economico-patrimoniali sarebbe emersa la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale del destinatario del provvedimento e del suo nucleo familiare.

Dopo aver ricostruito i flussi finanziari e passato al setaccio numerose operazioni ritenute sospette sospette, il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica di Cosenza, ha disposto il sequestro finalizzato alla confisca di due alberghi nella città Bruzia, 99 immobili ubicati nelle province di Cosenza, Roma, Milano e Varese, 18 autoveicoli e 2 motoveicoli di grossa cilindrata, quote societarie, rapporti bancari e finanziari, con valore catastale di oltre 6 milioni di euro.

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Fatture false e bancarotta, beni per oltre 600 mila euro sequestrati a società di trasporto pubblico

I Finanzieri del Gruppo Cosenza hanno dato esecuzione ad un sequestro preventivo di beni, per un valore  di 615 mila euro, nei confronti di una società di trasporto pubblico locale e regionale con sede legale nel capoluogo bruzio.

Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Cosenza su richiesta della locale Procura della Repubblica, è stato disposto, in seguito ad attività investigative, nei confronti di 2 persone alle quali, nella loro qualità di amministratore di fatto e di diritto dell’impresa di trasporti, sono stati contestati i reati di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, di omesso versamento di ritenute dovute o certificate e di bancarotta concordataria.
Le indagini sono state condotte dalle fiamme gialle attraverso l’analisi della documentazione aziendale, l’esame delle movimentazioni bancarie della società e degli indagati e la ricostruzione di tutti gli asset finanziari e patrimoniali dell’impresa di trasporti.

Sotto il profilo fiscale, gli investigatori hanno accertato numerose presunte irregolarità compiute dagli indagati, i quali, al fine di evadere le imposte sui redditi e l'Iva, attraverso la stipula di un contratto simulato per l’acquisto di un fabbricato da adibire a ristorante in provincia di Varese, avrebbero utilizzato false fatturazioni e omesso il versamento delle somme trattenute sulle retribuzioni dei dipendenti aziendali per fini previdenziali ed assistenziali.
Le indagini hanno, inoltre, permesso di scoprire l’esistenza di un consistente dissesto societario che sarebbe stato realizzato dagli imprenditori attraverso una irragionevole e spregiudicata gestione societaria.

Gli indagati, infatti, avrebbero dapprima distratto dal patrimonio della società rilevanti somme di denaro, fuoriuscite dai conti bancari in assenza di giustificazioni contabili, per poi proporre al Tribunale di Cosenza istanza di ammissione alla procedura del concordato preventivo, avvenuta nel 2020.
Il provvedimento di sequestro preventivo, oltre a riguardare le disponibilità finanziarie dell’azienda e dei due imprenditori, è stato esteso ad un’abitazione di pregio ubicata nel comune di Rende, intestata ad una terza società riconducibile agli indagati.

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