A Chiaravalle pronti 90 posti letto per accogliere i profughi dall'Ucraina

A Chiaravalle Centrale (Cz) reperiti i primi novanta posti letto per accogliere i profughi di guerra in fuga dall'Ucraina. Al loro arrivo, le famiglie saranno ospitate sia in strutture pubbliche che in appartamenti ed edifici privati messi a disposizione dai cittadini. Tanti, infatti, i chiaravallesi che hanno aperto le porte delle proprie case alla solidarietà. Dalle parole ai fatti, dunque.

La macchina umanitaria messa in moto, in poche ore, dall'amministrazione comunale ha già raggiunto un immediato e importante risultato. Peraltro, il sindaco Domenico Donato, che sta coordinando tutte le fasi organizzative dalla sede municipale di via Castello, è convinto che i numeri dei locali da rendere disponibili siano ancora destinati a crescere. “Riceviamo quotidianamente - ha dichiarato - telefonate e segnalazioni da parte di tantissime persone pronte ad aiutare. Una manifestazione di generosità straordinaria”. Il primo cittadino è in contatto sia con la numerosa comunità di immigrati ucraini presente nel comprensorio delle Preserre che con gli uffici della Prefettura di Catanzaro. “Siamo pronti a fare la nostra parte” il messaggio di Donato ai suoi assessori, nel corso di una riunione dell'esecutivo allargata ai consiglieri di maggioranza che è servita per fare il punto della situazione. Programmata un'accoglienza per step. Dopo una prima fase di gestione degli arrivi, successivamente si procederà allo smistamento nelle diverse strutture destinate ad ospitare i rifugiati, per poi dedicarsi ad attività di integrazione culturale e sociale con la comunità locale. A cominciare dalla scuola.

“Ai bambini dovremo garantire la continuità didattica nei nostri istituti” la considerazione espressa dal sindaco “come assoluta priorità”. Tante, inoltre, le proposte di donazioni alimentari e di sostegno finanziario che stanno arrivando da imprenditori e cittadini dell'intero comprensorio. “Una risposta commovente” ha voluto sottolineare Donato nel lanciare, nuovamente, l'ennesimo appello “alla pace, in Ucraina e nel mondo”.

Chiaravalle Centrale pronta ad accogliere donne e bambini in fuga dall'Ucraina

“Chiaravalle apre le porte alle famiglie in fuga dalla guerra”. Un atto deliberativo formale quello del sindaco della città calabrese, Domenico Donato, che in questi giorni ha già incontrato una rappresentanza dei tanti immigrati ucraini che vivono e lavorano nel comprensorio delle Preserre catanzaresi.

“Oltre a condannare l'aggressione russa, ho garantito loro - ha dichiarato Donato nell'annunciare il piano di accoglienza - piena solidarietà e massimo sostegno. In termini pratici, come amministrazione comunale metteremo in campo ogni azione utile per dare ospitalità ad anziani, donne e bambini, vittime di una tragedia immane”.

Si lavora già, nella sede municipale, per individuare le strutture destinate a diventare un rifugio sicuro per i profughi di guerra: più di cinque milioni, secondo le ultime stime. Chiaravalle farà la sua piccola parte, non solo mettendo a disposizione edifici comunali e spazi pubblici “ma anche eventuali case sfitte e appartamenti che i cittadini di Chiaravalle vorranno offrire come risposta alla grave crisi umanitaria che sta investendo l'Europa intera”.

“Oltre a ciò - ha spiegato il sindaco - siamo pronti ad aiutare le famiglie che hanno la necessità di ricongiungersi con i propri parenti già accolti in altre nazioni”. “La tragedia ucraina - ha commentato Donato - chiama tutte le istituzioni e la cittadinanza a essere parti attive in questa emergenza, e promotori di un concreto impegno umanitario”. L'accoglienza sarà, dunque, gestita dal Comune “in stretto contatto con la Prefettura di Catanzaro”.

“Intanto pensiamo ad affrontare il primo bisogno concreto - ha concluso - offrire cioè una casa, un luogo sicuro e dignitoso dove per queste persone sia possibile compiere il primo passo verso un ritorno alla normalità. E poi metteremo in campo tutte le risorse capaci di generare solidarietà, vicinanza, relazione, sulla scia di esperienze passate che hanno aperto questo territorio a percorsi esemplari di integrazione e tolleranza”.

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La guerra indigna solo quando va in tv

A quelli che trovano assurda la guerra 'perché siamo nel 2022', è bene far notare che in Siria e Libia si combatte ogni giorno, da oltre 10 anni, azeri e armeni si sono fatti a pezzi di recente, mentre nella regione etiope del Tigrè la gente muore di guerra da oltre un anno.

Il tutto nella più assoluta indifferenza delle anime pie che trovano il tempo d'indignarsi solo quando è la tv a chiederglielo.

Guerra, dove ha colpito la Russia

Pubblichiamo lo stralcio di un articolo apparso su Insideover, a firma di Andrea Muratore, Mauro Indelicato

 

La guerra aperta tra Russia e Ucraina è iniziata. Vladimir Putin e Volodymir Zelensky lo avevano lasciato intendere chiaramente: aveva l’aria di un non plus ultra allo Zar del Cremlino l’avvertimento del presidente ucraino sui paragoni con la crisi che ha portato alla seconda guerra mondiale, e anche il richiamo di Putin al “genocidio” nel Donbass lasciava intendere che la situazione stesse per precipitare.

L’azione russa è partita e i paragoni chiave da tenere a mente sono due: l’operazione della Nato in Jugoslavia nel 1999 ma soprattutto Desert Storm, l’attacco americano all’Iraq di Saddam Hussein che aprì la Guerra del Golfo nel 1991.

Lo scenario che Lee presenta è chiaro: c’è la compresenza tra un’offensiva a tutto campo delle forze aeree e missilistiche russe e di un attacco di terra su più direttrici. Bielorussia, Belgorod, Crimea: i varchi di ingresso delle truppe russe nel Paese limitrofo sono, per ora, questi tre, mentre anche sul confine del Donbass è partito un attacco su larga scala. Se l’obiettivo fosse quello di “demilitarizzare” e “denazificare”, ovvero russificare, il Donbass, il paragone con il Kosovo e il Kuwait dei decenni scorsi appare ancora più chiaro, e anzi forse solo il basilare punto di partenza: Mosca sta accecando le capacità di reazione ucraina. Un video di Elint News mostra un’offensiva missilistica su larga scala in atto.

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Ardore ha ricordato “I calabresi nella Prima guerra mondiale e nel fatidico 1917”

Si è svolta nei locali della biblioteca comunale di Ardore Marina, la conferenza su: “I calabresi nella Prima guerra mondiale e nel fatidico 1917”. Un pubblico numeroso e di tutte le età, ha avuto modo di ascoltare relazioni di livello che hanno fornito numerosi spunti e fatto emergere fatti e dati a tanti ancora sconosciuti.

Nel corso della sua relazione, il generale Martinello ha elencato le Brigate composte per lo più da calabresi: la “Brescia, Ferrara, Catanzaro, Udine, Jonio e Cosenza”, facendo notare l’alta percentuale di soldati che la Calabria fornì nella Grande guerra, ovvero ben 177 mila, e ricordando molte gesta eroiche tra cui spiccò quella dei “ragazzi del 99” (i giovanissimi nati nel 1899 e spediti al fronte).

Il tenente Cafarelli ha, invece, citato alcuni soldati locresi entrati nella storia per il valore dimostrato: il capitano Spagnolo di Bovalino la cui famiglia donò ben sette fratelli al fronte. Mai né prima né dopo successe che sette fratelli partirono tutti contemporaneamente per la guerra. E poi ci fu il colonnello Vadalà di Ciminà che con le sue 18 medaglie al valore rappresenta un vero record per il nostro esercito.

Il dottor Santoro ha invece relazionato raccontando la storia della Brigata Catanzaro, nata nel marzo 1915 e poi definitivamente annientata nel 1941, in Africa, nel corso della Seconda guerra mondiale.

La Brigata Catanzaro, combattendo quasi sempre in prima linea, fu probabilmente la più eroica delle Brigate e subì anche, probabilmente ingiustamente, ben due decimazioni.

 E’ stata, quindi, la volta del dal dott. Scarfò che ha tratteggiato la figura dell’ardorese Misiano, un oppositore alla guerra e del sindaco Grenci che si è soffermato sulle traversie passate degli ardoresi nel corso della guerra.

All’incontro, patrocinato dall’amministrazione comunale e dalla sezione di Ardore dell’Anmig, ha portato il saluto Gianfranco Sorbara,il quale ha evidenziato l’importanza della memoria storica e della sua trasmissione alle giovani generazioni. Il convegno è stato ideato e principalmente organizzato da Duccio Mallamaci, ardorese vissuto per lungo tempo a Torino, che con molta passione ha portato la propria testimonianza con dovizia di particolari avendo avuto il nonno tra i caduti.

 

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La strage in Siria e il silenzio dei benpensanti

Sabato Santo di sangue in Siria. L’ennesima strage compiuta dai terroristi, nell’indifferenza generale, ha provocato oltre cento morti. Le vittime, donne, anziani e bambini innocenti, questa volta, non hanno suscitato la compassione occidentale.

Nessuna cancelleria europea, nessuna suffragetta, nessun opinionista ha sentito il dovere di esprimere il proprio sdegno. Tutti quelli che avevano tirato fuori dalla tasca il fazzoletto per asciugare le lacrime per i civili uccisi dai gas la scorsa settimana, questa volta non si sono fatti sopraffare dall’emozione.

Del resto, a frenare l’emozione ci hanno pensato i resoconti giornalistici con il loro profilo, più che basso, rasoterra.

La carneficina di ieri è stata liquidata con poche righe, pubblicate in quindicesima pagina.

Il modo in cui è stata trattata la notizia ha confermato l’attitudine alla disinformazione della stampa italica.

Un’attitudine distillata nell’ estratto tratto da un pezzo pubblicato da un’ agenzia.

“Una carneficina è stata compiuta nel nord della Siria dove un’autobomba ha ucciso, secondo alcune fonti mediche locali, più di 100 persone tra cui donne e minori nei pressi di Aleppo, dove sostavano migliaia di persone evacuate da località assediate da anni”.

Nessun riferimento alle vittime, tantomeno ai carnefici.

Difficile pensare ad una distrazione o ad una dimenticanza.

Spiegare chiaramente chi erano i morti e chi i responsabili, avrebbe, infatti, ribaltato lo schema propalato in Occidente, che vuole Assad responsabile di ogni misfatto.

I morti di ieri scappavano da Fua e Kafraya, enclave governative della provincia di Idlib, controllata dai terroristi. Facevano parte di un convoglio di 75 autobus che stava trasferendo 5 mila persone in aree governative.

Scrivendolo si sarebbe riconosciuto che in Siria (per continuare la lettura clicca qui)

Articolo pubblicato su mirkotassone.it

Aerei Usa bombardano deposito di armi chimiche in Siria, decine di morti

Ennesima strage con armi chimiche in Siria. A causare la morte di diverse decine di civili e miliziani dell’Isis sarebbe stato un raid condotto dall’aviazione degli Stati Uniti.

Secondo le informazioni divulgate da fonti sul campo, tra le 17,30 e le 17,50 di ieri, jet Usa avrebbero colpito un deposito in cui i miliziani del califfato custodivano armi chimiche.

Il massacro sarebbe avvenuto nel villaggio di Hatla, ad est di Deir Ezzor.

La notizia, qualora fosse confermata, ribalterebbe l’accusa mossa ad Assad di aver ordinato l’uso del Sarin contro i ribelli a Khan Sheikhoun il 4 aprile scorso.

Secondo i governi russo e siriano, i miliziani che operano sotto le insegne dell’Isis e di Jabhet al-Nustra, disporrebbero di armi chimiche fornite da Paesi che sostengono i terroristi. Al contrario, le truppe di Damasco non avrebbero più accesso alle sostanze venefiche. L’arsenale chimico siriano è stato, infatti, distrutto sotto la supervisione internazionale nel 2014. Portati nel porto italiano di Gioia Tauro, i gas tossici vennero trasferiti e successivamente distrutti, a bordo della nave americana "Cape Ray".

In un altro raid aereo compiuto da aeri statunitensi nel nord della Siria, sono rimasti uccisi per errore 18 combattenti appartenti alle Forze democratiche siriane impegnati nella lotta all'Isis. Secondo il Comando centrale americano, martedì scorso gli aerei Usa sarebbero stati tratti in errore dalle coordinate errate fornite loro dagli uomini delle Forze democratiche siriane (Sdf), composte prevalentemente da miliziani curdi.

Trump bombarda la Siria

Alle 4,40 della notte scorsa (3,40 in Italia), gli Stati Uniti hanno bombardato con 59 missili 'Tomahawk' la base aerea siriana di Shayrat, nella provincia di Idlib. I missili sono stati lanciati da due navi che incrociano nel Mediterraneo.

L'aggressione è stata motivata dal presidente Trump con l'uso, tutto da dimostrare, di armi chimiche da parte dell'aviazione di Damasco.

Il bombardamento avrebbe causato cinque i morti, tra cui tre soldati e due civili. Lo ha detto Talal Barazi, il governatore della provincia di Homs, aggiungendo che altre 7 persone sono rimaste ferite.

Il Comitato di Difesa della Duma di Stato (la Camera bassa) russa ha espresso preoccupazione per l'attacco missilistico che potrebbe peggiorare i rapporti tra Mosca e Washington, nonché portare a un ampliamento dei conflitti armati in Medio Oriente. 

"La Russia prima di tutto chiederà una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Questo può essere consideratocome un atto di aggressione da parte degli Stati Uniti contro uno Stato dell'Onu", ha detto ai media russi Viktor Ozerov, presidente del comitato di Difesa e sicurezza del Consiglio federale (Parlamento) russo.

L'attacco americano sulla base militare siriana "viola la legge internazionale. Washington ha compiuto un atto di aggressione contro uno Stato sovrano", ha sottolineato il presidente russo Vladimir Putin, citato dal portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, secondo i media russi. 

 

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