Fondazione Campanella, Mangialavori, Tallini ed Esposito: "Un fallimento di gravi dimensioni"

"Nefasto l’epilogo sulla vicenda ‘Fondazione Campanella’ e Polo oncologico di Germaneto. Le operazioni avviate dal commissario liquidatore, il licenziamento dei dipendenti e l’assorbimento dei posti letto gestiti dalla Fondazione presso altre strutture (‘Mater Domini’ e ‘Pugliese’) sono conseguenze di una gestione politica fallimentare”. Lo affermano in una nota i consiglieri regionali Giuseppe Mangialavori, Mimmo Tallini e Sinibaldo Esposito. A loro avviso, le radici sono profonde e “le precedenti amministrazioni, anche quella del passato più recente, non sono esenti da responsabilità. Tuttavia, la precedente compagine di governo regionale mai ha messo in discussione l’esistenza della ‘Fondazione Campanella’. Di segno differente, la maggioranza che sorregge l’attuale Esecutivo regionale che ha operato senza coraggio e con un sottile velo di ambiguità. Pochi giorni addietro – precisano i 3 esponenti - il Consiglio ha approvato una mozione che impegnava l’amministrazione regionale ad ogni azione utile a salvaguardare Fondazione e Polo. Cosa rimane di quella mozione? Cosa è stato fatto per dare concretezza a tale decisione? Intanto si registra un duplice negativo risultato. Da una parte l’incoerenza di un agire amministrativo che ha proclamato tutela e rilancio della Fondazione e dei servizi da essa gestiti, senza offrire alcuno sbocco concreto. Dall’altro, il fatto che tale fallimento sia il primo ‘risultato’ ottenuto dalla compagine di Oliverio. Cosa può fare l’amministrazione regionale? Il primo atto – spiegano - sarebbe sollecitare il commissario liquidatore al differimento del licenziamento dei dipendenti della Fondazione di 30 giorni. Tale circostanza permetterebbe ai lavoratori di fruire pienamente degli ammortizzatori sociali. In secondo luogo va sottolineato che, su iniziativa dei senatori Ncd calabresi, Aiello, D’Ascola e Gentile sono in arrivo nelle casse regionali 40 milioni di fiscalità. Importi che verrebbero accreditati sul bilancio regionale e pertanto non sottoposti ai vincoli del piano di rientro. Da tale somma si potrebbero attingere i 29 milioni da stanziare alla Fondazione e necessari al prosieguo della sua attività. Circostanza – concludono Mangialavori, Tallini ed Esposito - che permetterebbe di superare ogni già prospettata criticità giuridica e operativa”.

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