Guccione punta l'indice contro Oliverio: "Cacciato dalla Giunta senza giustificazioni"

Amarezza e delusione, politica ed umana: sono stati questi i sentimenti che Carlo Guccione non è riuscito a nascondere durante la conferenza stampa convocata a Cosenza all'indomani della sua defenestrazione, di fatto, dalla Giunta regionale di cui era assessore al Lavoro, Formazione Attività produttive e Politiche sociali. Un'esclusione, seguita al suo coinvolgimento nell'inchiesta "Erga omnes" che ha portato all'azzeramento dell'Esecutivo guidato da Mario Oliverio. "Nessuno ha chiesto le mie dimissioni e ad oggi - ha rimarcato con palese insoddisfazione per il comportamento adottato nei suoi confronti - non ho avuto modo di parlare nè con il presidente della Regione Mario Oliverio, nè con il segretario del mio partito. Porterò a termine il mandato popolare perché sono il primo eletto. Ho lavorato bene non ho nessun rimpianto e continuerò a lavorare h24 perché il mandato elettorale è il vincolo della democrazia e continuerò a farlo da consigliere regionale, senza cedimenti. Preciso che "rimborsopoli" era già annunciata, e ribadisco che tutte le mie spese sono confacenti alla legge. Ho chiesto il riesame e sono convinto di dare ampia e documentata giustificazione su quello che mi viene contestato. La notizia di oggi è che ho appreso la nascita della nuova Giunta dalla stampa, tant'è che fino al 22 sono ancora in carica. Perché nessuna telefonata? Perché c'è forse imbarazzo". "La verità - è l'accusa mossa dal consigliere regionale del PD - è che a nessuno è permesso di usare "rimborsopoli" come scusa per coprire gli errori politici di questi mesi, il primo di non essersi battuti per far uscire la Calabria dal commissariamento della sanità. Nonostante tutto stimo Oliverio e capisco il suo imbarazzo politico, ma non lo giustifico, nel metodo e nemmeno nello stile. Dietro questi assessori, credo, non ci sia nessun politico, poi di certo ci sono le storie personali. Nell’interesse della Calabria dobbiamo cercare di non fare terze ripartenze e quindi siamo chiamati tutti a fare il nostro dovere".

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