Sanità nel Vibonese, strali di Niglia contro Scura: "Occorre ribellarsi"

"Comprendo bene che il Commissario Straordinario per l’emergenza sanitaria in Calabria, Massimo Scura, non abbia il tempo necessario per visitare tutte le strutture pubbliche che vanno da Melito Porto Salvo a Castrovillari, ma, se non si rende conto de visu, come può ipotizzare il generale stato dei bisogni della sanità calabrese tutta?  Bastano le carte e le sostanziali indicazioni dei vertici di Aziende Ospedaliere e Aziende sanitarie  per dargli una concreta idea dello stato di salute vissuto da tutta la rete?  A domandarselo è Andrea Niglia, presidente della Provincia di Vibo Valentia. "Possiamo anche capire - sostiene - che diventa impossibile soddisfare la richiesta per intervenire su  tutte le “sofferenze” esistenti, sia a livello di struttura che di servizi, non comprendiamo però perché l’Asp di Vibo Valentia continui a recitare il ruolo di fanalino di coda in questa continua battaglia tra parenti poveri. L’assunzione di 27 medici, di cui 14 all’unità operativa di Pronto Soccorso, 10 infermieri, 10 operatori socio sanitari, 2 farmacisti e 4 dirigenti, per una spesa complessiva di 2 milioni, 351 mila euro l’anno, rappresenta il grande sforzo compiuto da Massimo Scura in risposta alle gravi difficoltà in cui si dibatte la sanità vibonese, certamente la più penalizzata, la più isolata, la meno considerata rispetto al reale fabbisogno di immediati ed inderogabili interventi. Una scelta che ha tradito in pieno le legittime aspettative dei cittadini vibonesi".  "Mi chiedo - è il quesito che si pone Niglia - se è giusto  l’effetto sblocco turn over per l’Asp di Vibo Valentia?  La decisione di Massimo Scura è assurda, impietosa e volta a far morire sul nascere ogni speranza connaturata all’idea di dare risposte più concrete ad una sanità che è stata, specie negli ultimi anni, nell’occhio del ciclone per il verificarsi di gravi ed avvilenti episodi che l’hanno vista protagonista, in negativo, sul palcoscenico nazionale. Ma tutto questo, evidentemente, per Massimo Scura ed i suoi più immediati collaboratori, non è bastato. Né sono serviti a niente i continui appelli che in maniera ricorrente anche l’opinione pubblica, attraverso i media,  ha  rivolto  a chi conta per tentare di cogliere un minimo di sensibilizzazione da decide per la sanità in Calabria.  Ma è, altrettanto, evidente che sulla “punizione” nei  confronti del pianeta sanità vibonese incombe l’incapacità politica e talvolta anche l’indifferenza e l’apatia che si sono impadroniti di classe politica e dirigente. Ritengo, pertanto, che una forte presa di posizione, a riguardo, debba essere presa dalla Conferenza dei sindaci, l’organo programmatorio che ha nei suoi compiti, tra l’altro, la “denuncia” dello stato di malessere e di sofferenza dei servizi della sanità su tutto il territorio ma soprattutto la “proposta” che ogni Amministrazione Comunale dovrebbe presentare all’attenzione di chi  ha il compito di valutare il complessivo stato di difficoltà esistente sul territorio provinciale. Credo che l’esito dell’intervento di Massimo Scura sulle gravi necessità vibonesi meriti una ferma reazione di condanna di tutti i Comuni che non possono non evidenziare lo stato di disagio e di difficoltà che il territorio accusa sia per l’inadeguata rete di servizi  forniti dalle strutture ospedaliere che per le altrettante deboli risposte fornite dai servizi che insistono anche sul  perimetro esterno ai presidi ospedalieri". "Le grandi e legittime attese dei cittadini vibonesi - secondo il presidente della Provincia - si sono infrante di fronte alle inconcludenti scelte di Massimo Scura che, dopo aver ignorato le reali esigenze rappresentate da parte dei vertici dell’Asp per portare la sanità vibonese alla “normalità”, non ha lasciato alcuna speranza per consentire ai vibonesi di dare, tra l’altro, una spallata al fenomeno dell’ emigrazione dell’ammalato.  Insomma chi sperava che Massimo Scura, seppur aiutato dall’inchiesta della Tgr Calabria, a conoscere più da vicino le criticità della Calabria che soffre, si fosse convinto che la sanità vibonese,  a due passi dal crollo, presentava tutte le credenziali  per meritare più attenzione, deve continuare a ricredersi. La cultura delle “pezze a destra e sinistra” continua a rimanere, infatti, l’unico modesto ed inconcludente  strumento per elargire piccole elemosine alla sanità vibonese che muore".

 

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